Omogeneità territoriale, socio-economica e culturale: sono questi i punti essenziali della proposta avanzata dai gruppi consiliari Pd, Pdl, Udc e Misto, per la creazione della nuova provincia comprendente Modena e Reggio Emilia, garantendo l’ottimizzazione della programmazione e gestione delle funzioni di area vasta. Ma sul riordino è necessario, secondo il capogruppo Pd in consiglio provinciale Gozzoli, l’avvio un processo di “imitazione” anche da parte degli uffici decentrati dello Stato, prefetture, uffici entrate, forze dell’ordine e camere di commercio.
Senza cancellare alcuna identità locale, ma esprimendo una diversa organizzazione territoriale dello Stato, in risposta alle esigenze di modernizzazione efficienza della pubblica amministrazione, la Provincia e il Comune di Reggio Emilia «concorrano, insieme a noi, a sostenere presso la Regione la nascita di un ambito territoriale frutto della fusione delle nostre due province». E’ l’invito che il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini e il sindaco di Modena Giorgio Pighi hanno rivolto a Sonia Masini e Graziano Delrio, in vista della decisione che la Conferenza Autonomie Locali dovrà prendere sul riordino degli enti locali. «Modena potrebbe stare sola – ha puntualizzato il capogruppo Pd in Consiglio provinciale Luca Gozzoli –, ma dobbiamo avere come obiettivo strategico un orizzonte più vasto, che non escluda processi a più tappe per aprire a Ferrara. Sarebbe sbagliato, infatti – ha aggiunto Gozzoli – proporre una miniregione di 2 milioni di abitanti, poiché, considerate le competenze attribuite alle province su quella dimensione, il governo del territorio, della formazione e la viabilità sarebbero impossibili. Modena e Reggio Emilia condividono lo stesso percorso e le stesse esperienze in termini di storia dall’Unità d’Italia ad oggi, e dal dopoguerra il processo di crescita sociale e di condivisione dei servizi è uno dei più avanzati al mondo: sono queste le basi per il rilancio. Tuttavia – ha rimarcato e concluso il capogruppo Pd in consiglio provinciale – il riordino ha senso se il processo sarà “imitato” anche dagli uffici decentrati dello Stato, prefetture, uffici entrate, forze dell’ordine, camere di commercio etc. ll processo di “superamento” delle attuali province, infatti, ha subito una forte accelerazione. Monti ha teso ad individuare nel riordino le fonti di risparmio, e i fatti di cronaca recenti sono la lampante testimonianza che, se il bisogno è il taglio della spesa pubblica,ci si può attivare da subito senza avviare delicati processi che potrebbero chiamare in causa la revisione della carta costituzionale».