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Fusione Comuni Valsamoggia. Commissione licenza progetto di legge: la parola passa all’aula. Verso il referendum

La commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Marco Lombardi, ha licenziato il progetto di legge d’iniziativa della Giunta regionale che prevede l’istituzione del nuovo comune che nascerà dalla fusione di cinque comuni della Val Samoggia -Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno- su un territorio, ricompreso nella provincia di Bologna con una superficie di 178 chilometri quadrati e circa 30 mila abitanti. Il testo, come è prassi in commissione, è stato votato articolo per articolo: favorevoli a tutti gli articoli Pd e Idv, contrari Pdl e Udc, astenuti Lega nord e Mov5stelle. Approvati a maggioranza anche 9 emendamenti (ne erano stati presentati una trentina), di cui 7 proposti da Galeazzo Bignami (Pdl e relatore di minoranza), uno da Silvia Noè (Udc) e uno da Sandro Mandini (Idv). Adesso la parola passa all’Aula: nella seduta di martedì prossimo, 18 settembre, l’Assemblea legislativa avvierà la discussione sulla proposta legislativa uscita dalla commissione e – ha precisato il presidente Lombardi – se riterrà che ci siano i presupposti per indire il referendum consultivo con il quale tutti i residenti dei cinque comuni interessati potranno dire sì o no alla fusione e scegliere il nome del nuovo comune (tra una rosa di quattro proposte), allora l’esame in Aula del provvedimento verrà sospeso per essere ripreso dopo l’esito referendario.

La seduta della commissione si è aperta con l’esame della richiesta di indire un’udienza conoscitiva avanzata da Silvia Noè (Udc). Richiesta che è stata respinta a maggioranza. La consigliera dell’Udc, considerato che si tratta di un processo irreversibile e che è il primo per l’Emilia-Romagna di questo tipo, ha contestato l’eccessiva fretta nelle procedure di adozione del provvedimento senza che siano state date occasioni di approfondire quali motivazioni hanno portato i consigli comunali a deliberare a maggioranza sulla fusione e i contenuti dello studio di fattibilità alla base del processo avviato. A sostegno della richiesta anche Defranceschi (M5S) che ha condiviso le perplessità sulla mancanza di confronto e ha parlato di fallimento dell’iter procedurale del progetto di legge. Contrari alla proposta il relatore, Antonio Mumolo (Pd): “Il nostro compito – ha ribadito – una volta che i comuni ci hanno chiesto di fare la fusione è quello di andare avanti fino a quando i cittadini potranno pronunciarsi”.

Bocciata dalla commissione anche la richiesta di Galeazzo Bignami (Pdl) di sospendere l’esame del testo per attendere l’abbinamento di una petizione popolare firmata da 115 cittadini di Savigno, che chiede tra l altro il potenziamento dell’Unione della Val Samoggia e dei servizi al cittadino, pervenuta in Assemblea legislativa il 12 settembre: toccherà all’Ufficio di presidenza decidere sulla sua ammissibilità.

IL DIBATTITO

Il dibattito di merito sul progetto di legge ha registrato la netta contrarietà del Pdl. Se la fusione avesse interessato solo tre dei cinque comuni, ovvero realtà tra loro omogenee come Bazzano, Crespellano e Monteveglio – ha detto Alberto Vecchi (Pdl) – il parere sarebbe stato consenziente. Tuttavia, a suo avviso, il problema a questo punto è di stabilire le regole e chiarire cosa succederà se dall’esito del referendum anche solo uno dei comuni dovesse bocciare la fusione. Si tratta di capire se verrà rispettata la loro volontà. Sulla stessa lunghezza d’onda Bignami, favorevole all’istituto della fusione ma contrario al progetto in questione che non solo comprende tra i cinque, due comuni avulsi dal contesto territoriale degli altri tre, ma presenta anche diversi livelli di difficoltà di coordinamento con le norme nazionali. In proposito, il consigliere ha chiarito che gli emendamenti da lui presentati non “implicano complicità” ma servono “ad alzare l’asticella della qualità”. Anche DeFranceschi (M5S) ha invocato maggiore chiarezza, perchè i cittadini devono sapere se quello che viene loro chiesto sia vincolante o meno e resta il quesito su come saranno utilizzati gli esiti referendari. Per Silvia Noè (Udc), il progetto di legge a questo punto “è prematuro e inopportuno”. In vista della revisione dell’architettura istituzionale che verrà disegnata dal riordino delle Province e dall’istituzione delle aree metropolitane si sarebbe dovuto aspettare (suo un emendamento respinto che rimandava al primo gennaio 2016 la nascita del nuovo comune). Dubbi anche sulla sostenibilità economica del progetto: sempre secondo Noè andrebbe valutata al netto dei circa 20 milioni di contributi, tra regionali e statali, di cui beneficerà. Infine, anche a suo avviso rimane in sospeso la domanda su cosa succederà dopo il referendum nel caso un comune bocci la fusione.

Sul quesito sollevato dai colleghi dell’opposizione anche Mauro Manfredini (Lega nord) ha insistito: si tratta di un fatto di democrazia – ha detto – deve essere chiaro che se un comune dice di no non deve essere messo nel calderone. Serve un chiarimento che deve essere espresso anche considerato il fatto che quello in discussione è il primo procedimento di fusione in Emilia-Romagna.

La vice presidente della Giunta, Simonetta Saliera, ha fatto appello al senso di responsabilità nell’affrontare le riforme sulle quali, ha detto, “siamo tutti convinti, ma poi al momento del fare c’è sempre un cavillo. Se condividiamo le leggi nazionali e regionali che incentivano i cambiamenti, quando i consigli comunali con maggioranza qualificata chiedono si sentire la popolazione perché sono pronti per affrontare quel processo dobbiamo chiederci se siamo per l’attuazione delle riforme o per trovare problemi ad attuarle”. Il testo di legge a suo avviso rappresenta un giusto equilibrio tra competenze della Regione, competenze dello Stato e autonomie locali.

Marco Monari (Pd) ha respinto l’ipotesi di una “cambiale politica in anticipo”. La richiesta di fusione è giunta alla Regione dai rappresentanti eletti nelle istituzioni locali di quei territori. Considerando che “il titolare del provvedimento è l’Aula – ha chiarito – si è condiviso di attendere l’esito referendario. Aspettiamo con fiducia, non possiamo prendere impegno adesso, valutiamo l’esito anche dal punto di vista della dimensione della partecipazione e faremo una valutazione”.

L’intervento di Monari ha suscitato la dure reazioni di Silvia Noè, già critica sull’assenza di quorum nel referendum, inserita con un emendamento “all’ultimo minuto” nella scorsa legge finanziaria regionale. “Da quando in qua si interpreta l’esito referendario?”, ha poi commentato, mentre Manfredini ha sostenuto che “togliere il quorum è togliere la democrazia”. Anche per Bignani la Regione “ha già preso un bivio togliendo il quorum” e ha avanzato l’ipotesi di arrivare a un atto di indirizzo politico per fare chiarezza sul dopo referendum. Luciano Vecchi (Pd) ha precisato a sua volta che si tratta di esito consultivo, la questione dell’assenza di quorum “non c’entra con la mancanza di democrazia” ha sottolineato, ricordando che anche il referendum sulle modifiche costituzionali è di tipo consultivo. Anche Stefano Bonaccini (Pd) ha sottolineato che si tratta di un refendum consultivo, in quei territori gli amministratori locali che hanno deciso sono stati eletti dalla maggioranza dei cittadini. Quello che invece è importante discutere è sull’importanza di favorire esperienze tanto decantate che implicano riduzione dei costi, non solo della politica, e semplificazione amministrativa.

La fusione – ha aggiunto Sandro Mandini (Idv)- era in programma da tempo. Con l’indizione del referendum si accoglie la richiesta dei consigli comunali eletti. “Aspettiamo di vedere gli esiti – ha detto – perché capiremo se le istanze delle istituzioni locali sono in sintonia con il volere dei cittadini”.

COSA PREVEDE IL PROGETTO DI LEGGE

Il progetto di legge in 7 articoli istituisce il nuovo comune in provincia di Bologna che nascerà tramite la fusione dei cinque comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno. Il nuovo comune decorrerà dal primo gennaio 2014. Tale data consente – ha precisato il relatore Antonio Mumolo – di semplificare l’adozione di una serie di atti, ad esempio quelli relativi ai bilanci, e di programmare le prime elezioni del nuovo comune in coincidenza con la tornata elettorale generale delle amministrative del 2014, riducendo al massimo la reggenza del nuovo ente da parte di un commissario straordinario. Con la proposta di legge si prevede che alle comunità di origine o ad alcune di esse siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi. “Lo Statuto del nuovo Comune – si legge – può prevedere l’istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine o di alcune di esse, prevedendo anche organi eletti a suffragio universale diretto”. Il comune di nuova istituzione subentra nella titolarità delle posizioni dei rapporti giuridici finanziari e patrimoniali. Il personale dei preesistenti comuni è trasferito al comune di nuova istituzione. Previste anche norme di salvaguardia in modo tale che l’istituzione del nuovo comune non privi i territori montani dei benefici e degli interventi speciali per la montagna stabiliti dall’Unione europea o da norme statali. La proposta di legge assegna contributi regionali stabiliti in 705.000 euro per i primi dieci anni successivi alla fusione e in 210.000 euro per gli ultimi cinque anni. Previsto anche un contributo straordinario in conto capitale, a titolo di compartecipazione alle spese iniziali, della durata di tre anni e pari a 300.000 euro all’anno. Viene poi conferma per il nuovo comune, per i dieci anni successivi alla sua costituzione, priorità assoluta nei programmi e nei provvedimenti regionali di settore che prevedono contributi a favore degli enti locali. Inoltre, la Regione, ove compatibile con le norme in vigore, sarà impegnata a supportare il nuovo comune anche mediante cessione di quota del patto di stabilità territoriale (L.r. 12/2010). E inoltre previsto un organismo consultivo composto dai sindaci dei preesistenti Comuni di origine, con il compito di collaborare nella fase istitutiva del nuovo Comune con il Commissario governativo nominato a partire dalla data di istituzione del nuovo comune per tutti gli adempimenti e fino alle elezioni. Per legge viene anche istituito un Osservatorio regionale del processo di fusione dei Comuni, composto da funzionari del nuovo Comune e da funzionari regionali, allo scopo di monitorare gli effetti che scaturiscono dal processo di fusione in tutti i settori amministrativi di competenza regionale, ed il concreto impatto del processo di fusione sui cittadini, sugli enti pubblici e sulle imprese.

















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