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Province, il riordino fa discutere. Saliera: “nessun ricorso nè richiesta di deroghe”

Sono ancora molti i punti da chiarire sul riordino delle Province, in attesa del prossimo Decreto della Presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm) che dovrà essere “chiarificatore” in tema di funzioni delegate. Intanto la Regione, oltre a seguire con attenzione il confronto avviato dalla Conferenza delle autonomie locali (Cal) dell’Emilia-Romagna con gli enti interessati alla ridefinizione territoriale, sta provvedendo all’analisi delle funzioni esercitate in questi anni dalle Province stesse per valutare se l’operato sia stato idoneo o meriti una revisione, anche alla luce del processo di semplificazione avviato.

Questo, in sintesi, quanto detto dalla vice presidente della Giunta, Simonetta Saliera, intervenuta in commissione Bilancio, affari generali e istituzionali per una prima informazione sullo stato dell’arte della normativa che riguarda il riordino delle Province. I tempi sono ormai vicini. “Entro il 3 ottobre il Cal deve formulare un’ipotesi di riordino geografico e trasferirla alla Regione che ha tempo fino al 24 ottobre per valutarla e trasmetterla a sua volta al Governo che provvederà poi a istituire i nuovi enti con una legge. Nel caso la Regione non proceda entro tale data, sarà il Governo stesso ad avanzare una proposta in Conferenza unificata”. E dopo? “Ad oggi – ha precisato Saliera – non sappiamo se la data del 31 dicembre 2012 sarà un termine perentorio perchè la norma sulla spending rewiew ha cambitato alcune cose. Dobbiamo capire”.

Di fatto il profilo delle nuove Province si ricava dalla lettura incrociata dei due recenti provvedimenti nazionali che stabiliscono il riordino di questi enti (la Legge 214/2011, cosiddetta ‘Salva Italia’, e la 135/2012, la ‘Spending rewiew’). Non si tratta quindi solo di ridefinizione in base a nuovi requisiti di superficie (2.500 Km quadrati) e di popolazione residente (350 mila abitanti), ma di una riforma che investirà tutte le province esistenti, enti destinati a diventare di secondo grado (i cui organi cioè non saranno più eletti direttamente dai cittadini) e con nuove funzioni.

Nell’ambito della riforma – ha sottolineato il presidente della commissione, Marco Lombardi, – l’Assemblea legislativa sarà chiamata in campo in due distinti momenti: quando, a breve, verrà presentata dal Cal la proposta con il piano di riordino territoriale e, in una fase successiva, quando si definiranno le funzioni delegate.

“Abbiamo la grandissima responsabilità – ha fatto eco Saliera – di rendere più coerente possibile le norme dello Stato, non appesantire processi decisionali e rivedere il sistema delle funzioni individuando qual è l’ambito più consono per esercitarle”.

Di pari passo con la riforma delle Province, viene avanti anche la nascita della città metropolitana di Bologna, una delle 10 previste in tutt’Italia accanto a Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Dal punto di vista strettamente formale, ha chiarito la vicepresidente, la Regione su questo tema è chiamata in causa solo nel caso il comune capoluogo proponga uno scorporo del suo territorio in più comuni. La Regione deve esprimere un parere, successivamente viene indetto un referendum tra tutti i cittadini della Città metropolitana. La consultazione sarà senza quorum di validità se il parere della Regione sarà favorevole, mentre in caso di parere regionale negativo il quorum di validità sarà pari del 30% degli aventi diritto che dovranno aver partecipato al voto.

Molti i dubbi e le richieste di chiarimento sollevati dai consiglieri. Andrea Pollastri (Pdl) ha ricordato di aver presentato una risoluzione per chiedere alla Regione di ricorrere alla Corte Costituzionale per presunta incostituzionalità delle norme che riguardano le Province e su questo ha chiesto alla vicepresidente se intenda procedere in tal senso. Pollastri, riferendo che a Piacenza un quotidiano locale ha lanciato un referendum su quella che è “la prima delle Province dell’Emilia-Romagna (Piacenza, ndr) ad aver aderito allo Stato unitario”, ha poi chiesto se anche la Regione intenda chiedere la deroga dei requisiti minimi. Alcuni Cal, ad esempio quello della Lombardia e del Molise – ha detto – sembrerebbero intenzionati a trasmettere alle Regioni una “idea di proposta” che deroghi ai parametri fissati dalla norma statale.

Sul punto Saliera è stata chiarissima: “Pur essendo personalmente convinta che la riforma doveva partire da presupposti diversi, non da requisiti, ma avviando un ragionamento forte sul ruolo delle Province, non intendo chiedere modifiche, né proporrò alcun ricorso alla Corte Costituzionale. È nostra intenzione discutere assieme alle altre Regioni in termini di proposte da fare al ministro entro la settimana, cercando di farle accogliere”.

Sulla presunta incostituzionalità nelle norme statali è intervenuto anche Galeazzo Bignami (Pdl): l’attribuzione della pianificazione territoriale alla città metropolitana prevista nella norma come funzione fondamentale, a suo giudizio sarebbe in conflitto con quanto stabilito dallo Statuto regionale, va quindi posto un freno all’invasività della legislazione statale. Mauro Manfredini (Lega nord) ha chiesto se nella ripartizione delle nuove Province verranno anche tenuti in considerazione il numero dei Comuni e il livello complessivo di Pil dei nuovi enti per evitare grandi differenze tra l’uno e l’altro. Andrea de Franceschi (M5S) ha sollecitato chiarimenti riguardo al numero minimo delle Province sul territorio rispetto ai requisiti richiesti dalla norma e sulle funzioni che possono essere delegate. Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), a favore “di un superamento totale delle Province”, ha rimarcato il fato che, suo avviso, lo Stato nel ridefinire le Province ha pensato a difendere il presidio delle Prefetture. Silvia Noè (Udc) ha invece evidenziato il rischio che la nuova architettura regionale si trovi a rappresentare territori con funzioni diverse. Bisogna quindi chiedere al tavolo della discussione uniformità di funzioni rispetto all’obiettivo principale. Il rischio diversificazione nelle diverse regioni è stato evidenziato anche da Liana Barbati (Idv) che ha ricordato come l’Italia dei valori ha raccolto le firme per abolirle le Province. “Il tema del riordino – ha detto – mi dà l’idea che diventi una cosa di difficile comprensione e realizzazione”.

















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