La decisione di lasciare la giunta guidata del sindaco Raul Daoli per fondare un gruppo di opposizione, come già annunciato da alcuni quotidiani, non è stata una decisione improvvisata dall’ormai ex assessore Stefano Mazzi, ma una meditata volontà di esprimere un doveroso dissenso da una linea politica non più condivisibile.
Quando nel 2009 decidemmo di costituire questa piccola formazione locale che si richiamava, pur senza esserne organica, a Sinistra e Verdi, la nostra intenzione era quella di appoggiare la candidatura di Daoli insieme a PD, Rifondazione Comunista e IdV, consapevoli della necessità di una alleanza che non perdesse di vista i temi del lavoro, dello stato sociale, dei beni comuni e dei diritti della persona.
Purtroppo già 20 giorni dopo le elezioni e a soli due giorni dal consiglio comunale di insediamento, il rieletto sindaco decise unilateralmente di ignorare gli accordi presi prima della campagna elettorale e di rivedere lo schema delle deleghe. In quella occasione, comunque convinti che le questioni riguardanti gli organigrammi dovessero venir dopo i programmi e gli obbiettivi politici, senza sollevare polemiche che potevano risultare dannose per la coalizione, accettammo quanto di nuovo ci veniva proposto e rimanemmo nella coalizione.
Da allora sono passati tre anni durante i quali non sono comunque mancate le occasioni di confronto e di discussione all’interno di una giunta che, nonostante quanto traspariva all’esterno, rappresentava diverse anime, diverse sensibilità e diverse opinioni.
A partire dall’approvazione del POC, primo caso di notevoli contrasti a causa della gestione, a nostro parere poco trasparente, che ne è stata fatta; continuando con la grande contraddizione di richiamarsi a parole al movimento delle Città Slow e poi, per ben tre anni consecutivi, dirottare i miseri fondi previsti per il progetto della mobilità sostenibile a coprire altri capitoli di spesa; passando poi per il tentativo, bloccato per ora, di costituire una fondazione culturale alla quale conferire la biblioteca, il teatro, il museo, l’archivio, i relativi dipendenti e tutto il patrimonio storico culturale del comune; finendo quindi con il bilancio preventivo 2012, discusso insieme al gruppo di maggioranza in colpevole ritardo (e contenente la proposta di consistenti aumenti di tasse) senza aver avuto la possibilità di concordare una concreta e fattiva attività di riduzione delle spese correnti, soprattutto quelle superflue o meno opportune.
Oggi i tempi sono cambiati e il comune deve dimostrare di essere anche disposto a fare sacrifici e rinunce, soprattutto relativamente a quanto non indispensabile. Dal momento però che non ci sembra di avere notato una grande propensione e volontà di procedere in questa direzione, sentiamo il bisogno di distinguerci da un modo di fare politica completamente avulso dal periodo storico che stiamo vivendo. Sono troppe ormai le divergenze di opinione che ci separano da una linea che insiste nel voler imporre iniziative elitarie e personalistiche, dimostrando un inopportuno e supponente distacco dai problemi veri della nostra comunità.
Abbiamo allora ritenuto che, una volta rivelatasi impossibile una mediazione che tenesse conto delle nostre istanze, a nostro parere tanto più importanti in un momento di grave crisi economica e sociale come quella che stiamo vivendo, fosse necessario togliere il nostro appoggio alla giunta, ormai persuasi che, non più nella sintesi interna che troppo spesso nasconde e soffoca, ma nel confronto aperto, franco e leale possa, in questo momento, essere più facile garantire e perseguire quegli scopi che nel 2009, alla nostra nascita, ci eravamo prefissati.
(Sinistra per Novellara)