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Filippi (PDL): “i tecnici non sono in grado di firmare le certificazioni di agibilità sismica”

L’ordinanza dello scorso 2 giugno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, firmata dal Prefetto Gabrielli, prevede, relativamente ai comuni interessati dai fenomeni sismici (nel reggiano rientrano nell’elenco della delibera Campagnola Emilia, Correggio, Fabbrico, Novellara, Reggiolo, Rio Saliceto e Rolo), l’obbligo per i titolari delle attività produttive di acquisire la certificazione di agibilità sismica (da depositare nel Comune territoriale competente), rilasciata da un professionista abilitato a seguito di una verifica di sicurezza.

Questa è la condizione imprescindibile per riattivare l’attività lavorativa, anche per quelle aziende attualmente ferme ma che apparentemente non hanno subito danni.

Evidentemente, tutte quelle strutture realizzate da oltre dieci anni, prima del 2003, non possono rispettare i vincoli imposti dall’attuale normativa sulla sismica, le regole sono cambiate dopo tale data. Certamente ci sono i margini per renderle più sicure, con miglioramenti antisimici, non è comunque possibile rispettare totalmente la normativa sismica attualmente in vigore nella nostra regione. Le dimensioni delle strutture portanti, il quantitativo di ferro d’armatura impiegato nei pilastri e nelle travi, negli anni, sono notevolmente variati, quindi, per garantire una stabilità sismica alla struttura, come prevede l’attuale normativa, occorrerebbe demolire i fabbricati esistenti e ricostruirli ex novo.

Gli imprenditori non potranno quindi riattivare le proprie aziende, proprio perché i tecnici, se deontologicamente corretti, non possono prendersi la responsabilità di firmare documenti che attestino, in strutture realizzate venti, trenta o quarant’anni fa, il rispetto dell’attuale legge sismica.

In questo modo l’economia emiliana, compreso il Pil nazionale, rischia di subire un’ulteriore contraccolpo, analogo a quello del terremoto, gli imprenditori e gli operai, attivi nelle aziende, che non hanno subito danni, chiedono di ripartire. Certamente le politiche regionali sulla sismica vanno riviste, è però impensabile fermare le tante imprese, aziende agricole, attività in generale che non hanno subito danni. In particolare in ambito agricolo, penso agli allevatori, è impossibile prevedere blocchi, anche di un solo giorno.

Fabio Filippi

















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