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Terremoto, imprese a rischio delocalizzazione. LEGA e FDS: “contributi solo a quelle che restano”

È una corsa contro il tempo quella per garantire la ripresa delle attività produttive nelle aree colpite dal terremoto, perché salvaguardare il mondo del lavoro rappresenta la vera emergenza già da adesso, scongiurando la fuga delle aziende e la perdita di occupazione.

A porre la questione in Assemblea legislativa sono due diverse interrogazioni a risposta immediata presentate da Manes Bernardini, assieme ai collegi della Lega nord, e Roberto Sconciaforni (Fds), che hanno chiesto oggi in Aula chiarimenti sulle azioni messe in atto dalla Giunta regionale per salvaguardare il comparto produttivo gravemente danneggiato dal sisma in Emilia e per contrastare il rischio della fuga delle imprese in altri Paesi e territori.

In particolare, Bernardini ha posto l’accento sull’importanza di evitare la delocalizzazione e ha suggerito di prevedere lo spostamento delle attività in sedi non danneggiate nelle aree adiacenti. L’esponente del Carroccio ha anche raccomandato attenzione ai casi sospetti di realtà produttive con danni non attribuibili al sisma che approfitterebbero della situazione per ottenere finanziamenti non dovuti. “Bisogna che i soldi – ha detto – siano finalizzati a chi ha veramente bisogno”.

Sconciaforni ha posto l’accento sul pericolo di fuga di alcune aziende che starebbero approfittando delle tragiche circostanze del sisma per portare le loro attività altrove, come stava già per accadere in alcuni casi in cui solo il pronto intervento dei lavoratori ha impedito che venissero portati via i macchinari per la produzione.

“Assicuriamo il forte impegno a fare bene e a fare presto”, ha affermato l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli. “Il tempo – ha detto – fa la differenza, soprattutto per imprese e lavoro che rappresentano la priorità per ripartire”. L’economia dell’area colpita dal sisma, con filiere produttive di valore internazionale come il biomediacale, la meccanica, l’agroalimentare e il tessile-abbigliamento, “produce circa l’1,8% del Pil nazionale”.

“L’interruzione temporanea e parziale delle attività ha riflessi pesanti sull’occupazione e sul reddito,sia sul piano locale sia su quello nazionale. Interruzioni prolungate e ritardi nella ricostruzione delle condizioni di vita e di lavoro potrebbero aprire la strada a delocalizzazioni produttive”, conferma il pericolo Muzzarelli.

Di qui la strategia di rilancio elaborata dalla Giunta regionale, d’intesa con il tavolo per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva che, ha spiegato l’assessore, si basa sui seguenti punti: cassa integrazione guadagni per tutti i lavoratori coinvolti nell’interruzione delle attività; sospensione dei pagamenti tributari e fiscali e contributivi fino al 30 settembre (poi si farà il punto della situazione); moratoria delle rate di mutui e finanziamenti; pagamento immediato delle pubbliche amministrazioni verso imprese e professionisti operanti nell’area (si tratterebbe di 500 milioni a livello nazionale, “una cifra enorme”); semplificazione delle procedure per la messa in sicurezza degli stabilimenti, la ricostruzione, i trasferimenti, le nuove edificazioni; misure straordinarie per sostegno al credito con tasso agevolato per gli investimenti; contributi a fondo perduto per la copertura dei danni causati dal sisma; fondo nazionale per la ricerca e l’innovazione da destinare specificamente ai distretti produttivi del territorio; notifica della esclusione delle imprese del territorio dai vincoli Ue per gli aiuti di Stato; esclusione del patto di stabilità interno delle spese degli enti locali per la ricostruzione; massima attenzione alla legalità nella fase di ricostruzione.

Queste misure – ha precisato Muzzarelli –, accompagnate da altre specifici punti di interesse per le imprese e le famiglie, dovranno essere tradotte innanzitutto in un decreto legge del Consiglio dei Ministri. La Regione ha in particolare chiesto che si ricomprenda nella casistica dei contributi alle imprese anche la concessione di aiuti per la localizzazione temporanea di strutture gravemente danneggiate. L’individuazione di aree o sedi idonee è stata invece affidata agli enti locali e alle associazioni di categoria, che si sono già attivati. Per quanto riguarda le multinazionali, “le più esposte a rischio delocalizzazione”, l’assessore ha poi ha riferito che “sono stati attivati tutti i canali di contatto diretto e indiretto per scongiurare decisioni affrettate e immotivate, incontrando finora disponibilità e comprensione delle difficoltà drammatiche del momento”. Altra rassicurazione: “tutti i contributi, nazionali, regionali e locali – ha concluso Muzzarelli – saranno concessi esclusivamente alle imprese che confermeranno la loro permanenza sul territorio”.

Bernardini, che ha tra l’altro assicurato l’impegno della Lega nord nel controllare che tutto avvenga nel rispetto dei principi di trasparenza, celerità e delle esigenze dei territori, ha lanciato la proposta di ragionare sul sistema territoriale, con aiuti non solo alle singole aziende, ma a sostegno di tutta l’area, per una complessiva strategia di rilancio del comparto, calibrato su un periodo di una decina d’anni.

Per Sconciaforni le parole dell’assessore dimostrano lo sforzo lodevole della Regione. Ciò che non può essere accettabile – ha ribadito – è che chi fino a ieri ha beneficiato del valore aggiunto di questa Regione, adesso nel momento del bisogno decida di fuggire coi soldi della cassa.

















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