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Se l’emergenza è il terremoto, il rischio prossimo si chiama acqua

“Dovesse piovere una settimana, le zone terremotate dell’Emilia Romagna sarebbero allagate”: è la drammatica consapevolezza dei tecnici dei consorzi di bonifica a fronte dei gravi danni causati dal sisma anche alla rete idraulica del territorio. Sono infatti inagibili, le grandi centrali idrovore di Pilastresi e Ca’Bianca (capaci di “sollevare” 70.000 metri cubi d’acqua al secondo) nel comune ferrarese di Bondeno, dove è critica anche la situazione dell’impianto idrovoro Acque Basse; dalla loro azione dipende la sicurezza idraulica di comuni, oggi purtroppo agli onori delle cronache, quali Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Fellonica, Poggio Rusco, Sermide oltre naturalmente a Bondeno. Pericolante è anche la centrale idrovora di Mondine, nel comune mantovano di Moglia, uno degli impianti idrovori più importanti d’Italia, dove confluiscono le acque di scolo di una superficie di 50.000 ettari, che da Reggio Emilia si estende fino a Correggio e Carpi, lambendo l’abitato di Modena. Fermi sono anche altri impianti idrovori minori.

A ciò vanno aggiunte le gravissime lesioni, che si registrano lungo centinaia di metri di argini, che contengono le acque di canali “pensili”, che scorrono anche 7 metri sopra il piano campagna; a rischio di allagamento sono comunità già provate dal fenomeno tellurico quali quelle di Cavezzo, Medolla, Concordia, …

E’ una “corsa contro il tempo” anche per cercare di riattivare quanto resta della rete d’irrigazione, evitando di pregiudicare i raccolti in una delle aree più pregiate dell’agricoltura italiana. Sono inagibili l’impianto irriguo modenese di Concordia (a servizio di 2.500 ettari a frutteto) e quello di Sabbioncello nel comune mantovano di Quingentole (a servizio di 18.000 ettari vocati all’ortofrutta); a forte rischio di chiusura, per inagibilità, è anche l’impianto Ubertosa, nel comune di Poggio Rusco (irriga 10.000 ettari tra seminativi, frutteti e coltivazioni ortofrutticole). E’ invece già sospesa l’irrigazione su un’area di 26.000 ettari nel modenese (da Novi di Modena a Carpi e Campogalliano) dove, oltre alla frutticoltura ed alla produzione di Parmigiano Reggiano, sono presenti alcune risaie.

“E’ indispensabile che il Governo assuma concreta consapevolezza del grande rischio idraulico, che grava sulla zona – afferma Massimo Gargano, Presidente Anbi. – Per questo, martedì prossimo, effettueremo, assieme al Sottosegretario all’Agricoltura, Franco Braga, un sopralluogo agli impianti idraulici dell’area. Sono necessari interventi urgenti, affinchè ad una tragedia non ne seguano altre di diversa natura”.

 

















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