Nel campo di Bergen Belsen – su un muro – c’è un graffito, e ci sono delle parole, lasciate da un deportato. “Io sono qui e nessuno racconterà la mia storia”. La disperazione che questa frase porta con sé sintetizza, con una forza che ancora ferisce, la tragedia che fu la Shoah. La vergogna che furono i campi di sterminio. E dà ragione del motivo per cui noi, oggi, abbiamo il dovere di ricordare. E farci testimoni, trasmettere memoria e conoscenza, mettere in relazione il passato con il presente, l’esperienza di chi quell’orrore l’ha vissuto, con l’esperienza degli adulti con quella dei giovani, con il futuro.
E’ per costruire il futuro che ha sentito il dovere della memoria anche chi avrebbe avuto, in realtà, mille motivi per dimenticare, per scordare il dolore, le sofferenze, l’orrore provato.
E’ guardando indietro a tutto questo che diciamo “Noi ricordiamo” dichiara Ciro Alessio Pecoraro.
Perché osservare, riflettere, ascoltare, mantenere viva la memoria sono gli strumenti più efficaci per prevenire nuove sopraffazioni, per sconfiggere l’esclusione, l’intolleranza, ogni tipo di discriminazione che può presentarsi, oggi, sotto altri aspetti, facendo leva su suggestioni e argomenti differenti.
E’ in giornate come queste che non devono mai diventare solamente routine o “compitino istituzionale” – continua Pecoraro – che dovrebbe essere messo da parte l’odio che troppo spesso anima il dibattito politico e sentirsi tutti parte di una grande comunità che diventa progetto.
Ecco perché non dobbiamo dimenticare, ecco perché dobbiamo sentire forte il senso di appartenenza alle nostre radici ma essere in prima linea per combattere ogni forma di intolleranza, ogni forma di oppressione ed esclusione, anche sociale.
La Shoah è una tragica esperienza carica di insegnamenti e di valori, noi non dimentichiamo.
(Ciro Alessio Pecoraro, coord, regionale Emilia-Romagna API Giovani)