venerdì, 2 Maggio 2025
16.1 C
Comune di Sassuolo
HomeNazionaleCgil: 46 forme contrattuali di lavoro in vigore, possibile ridurle a 5...





Cgil: 46 forme contrattuali di lavoro in vigore, possibile ridurle a 5

(Labitalia) – Attualmente sono 46 le modalità contrattuali che permettono l’accesso al mondo del lavoro: dal lavoro subordinato ai para subordinati, dai rapporti speciali a quelli autonomi. Una flessibilità che non ha pari in altri ordinamenti e che potrebbe invece ridursi a sole 5 tipologie contrattuali differenti. E’ uno studio della Cgil a fare così il punto sulla ‘giungla’ contrattuale in vigore in Italia. Un universo intricato e complicato, quasi delle ‘scatole cinesi’ che raddoppiano i numeri e moltiplicano gli accessi al mercato ma che relegano all’angolo i rapporti di lavoro stabili. ”Su 100 assunzioni soltanto 18 sono a tempo indeterminato”, spiega Claudio Treves, responsabile del dipartimento Mercato del lavoro di Corso d’Italia e curatore dello studio. Scorrendo infatti le 46 forme di contratto, 26 per i rapporti di lavoro subordinato, 4 per i parasubordinati, 5 per i rapporti di lavoro autonomo e 11 per i rapporti speciali, si individuano ad esempio ben 6 rapporti part time. Una tipologia di lavoro, questa, “legittima e ragionevole” ma che funzionerebbe “se volontaria” e dopo un’accurata “razionalizzazione e manutenzione dopo i peggioramenti introdotti dal governo di centro destra”.

Per non parlare delle due “fonti di precarietà strutturale”, come le chiama il sindacato: il lavoro a chiamata, lo staff leasing, e l’impalpabile job sharing, “materia per studiosi piu’ che per le persone in carne ed ossa”. Precarietà, quella del mondo parasubordinato, che spesso fa rima, denuncia ancora la Cgil, con elusione. ”In larghissima misura le collaborazioni a progetto, quelle occasionali, le partite Iva, sono trucchi per pagare meno e per avere più flessibilità”, spiega, puntando il dito contro ‘gli associati in partecipazione, apparentemente lavoratori autonomi, ma in realtà, il più delle volte, veri e propri lavoratori subordinati “costretti spesso a pagare le perdite, come accade nel commercio dove se ne sta facendo largo uso”. Per la Cgil, dunque, le tipologie potrebbero essere ridotte drasticamente a non più di cinque: il lavoro a tempo indeterminato, il contratto di inserimento (o di re-inserimento), un tipo di rapporto a termine e il part time. E, quale canale di ingresso sul mercato del lavoro, l’apprendistato che per il sindacato rappresenta la soluzione delle soluzioni in tema di unificazione del lavoro da presentare anche in alternativa a quel contratto prevalente verso cui sembra guardare il governo. “E’ l’apprendistato il vero contratto di ingresso al lavoro. Al suo interno c’è uno scambio: costa di meno alle imprese, sia dal punto di vista contributivo che salariale, giustificato dal fatto che il lavoratore sta imparando un mestiere mentre la collettività si fa carico della sua formazione”, conclude Treves.

















Ultime notizie