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Modena festeggia Sant’Omobono con messa e concerto

Modena lo ricorda per il “miracolo” che pose fine all’epidemia di peste del 1630. Il 13 novembre, ricorrenza di Sant’Omobono, fu il primo giorno di quel tragico anno in cui non si registrò nessun morto in città. Da allora il Santo, protettore dei sarti e dei mercanti, è compatrono di Modena assieme al più noto San Geminiano, e anche quest’anno la città lo commemora con una messa alla mattina e un concerto nel pomeriggio di domenica 13 novembre.

L’appuntamento è alle 11.30 alla chiesa del Voto in via Emilia centro per la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Nardo Masetti, canonico della Cattedrale di Modena, e concelebrata dall’assistente degli artisti don Eligio Venturelli. La liturgia sarà accompagnata da canti e musica sacra eseguiti dalla corale Puccini di Sassuolo, diretta dal maestro Francesco Saguatti con l’organista Simone Guaitoli. La cerimonia si svolgerà alla presenza delle autorità cittadine e il Comune sarà ufficialmente rappresentato dal Gonfalone.

Nel pomeriggio, il Comitato modenese Messa degli artisti organizza alle 16.30, sempre alla chiesa del Voto, il Concerto di Sant’Omobono con il Coro folk San Lazzaro, fondato nel 1980 nell’omonima parrocchia e composto da una cinquantina di elementi. Dirige il coro don Ezio Nicioli, all’organo Simone Guaitoli, al sax Giorgio Mattei. Le presentazioni sono a cura di Franca Lovino. In programma musiche di Rossini, Bach, Mozart, Gounod, Shostakovich e Gershwin, canti popolari dall’Italia e dal mondo e canzoni dialettali come “El Campan ed Modna” e “Ghirlandeina”.

La devozione a Sant’Omobono si rafforza in città dal 1630: ogni giorno, il Consiglio discuteva del morbo della peste, mentre processioni e funzioni solenni cercavano di esorcizzare il contagio. Poi, su suggerimento del duca, gli Amministratori ritennero indispensabile dar segno di grande devozione facendo un voto alla Beata Vergine del Rosario. Con l’arrivo dell’autunno i decessi cominciarono a diminuire e in novembre la peste cessò. Poiché il 13 novembre, ricorrenza di Sant’Omobono, fu il primo giorno in cui non si registrarono morti, l’Arte dei Sarti avanzò la richiesta di solennizzare la festa e trasformare il Santo in compatrono della città. “I Conservatori d’essa città – si legge in un documento del 1631 – hanno deliberatamente risolto che il popolo habbi questo così memorando giorno… per festivo non solo per devozione ma perché ne rimanga anco il raccordo a posteri della gracia ricevuta”.

Nato a Cremona in un anno imprecisato del XII secolo, Omobono esercitò l’arte della sartoria e della mercatura di stoffe, procurandosi discreta agiatezza e investendo nella carità verso gli indigenti. Le cronache narrano che spirò nella sua chiesa parrocchiale, Sant’Egidio, il 13 novembre, durante la celebrazione della messa, con le braccia aperte come in croce. Erano trascorsi solo due anni dalla morte, quando il papa Innocenzo III gli decretò l’onore degli altari, con Bolla pontificia del 12 giugno 1199.

















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