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70 minori scomparsi in Emilia Romagna. Progetto di Legge IDV per un aiuto concreto alle famiglie

La ricerca di un minore scomparso, ancor più che quella di un adulto, ha bisogno della diffusione rapida e capillare della notizia e dei dati dello scomparso, di un coordinamento delle operazioni d’indagine, del sostegno ai familiari: a tutti questi obiettivi, oltre che alla prevenzione, tende il progetto di legge per contrastare il fenomeno della scomparsa dei minori e i reati a essa connessi, firmato dalla capogruppo dell’Idv all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Liana Barbati, presentato oggi alla stampa e già in calendario per la discussione in commissione.

Secondo i dati della polizia di Stato aggiornati al 30 giugno scorso, quest’anno in Italia si cercano 779 minori (204 italiani – 575 stranieri): 484 risultavano già scomparsi nel 2010. Nella nostra regione i bambini e gli adolescenti che mancano dalle loro case sono 70 (14 italiani – 56 stranieri), ma l’anno scorso erano 27 (9 italiani – 18 stranieri).

Alla presentazione del progetto di legge ha partecipato anche l’onorevole Elisa Pozza Tasca, presidente dell’Associazione nazionale Penelope Italia, che da tempo si occupa delle persone scomparse e dei loro familiari, e collabora con il Commissario straordinario istituito dal Governo per questa materia. “Una legislazione ad hoc, la prima in sede regionale che nel suo iter ha raggiunto uno stadio così avanzato- spiega Elisa Pozza Tasca- è opportuna per varie ragioni: in primo luogo perché fa i conti con le differenze tra adulti e minori scomparsi. Un minore può ‘scomparire’ per le ragioni più diverse, dal rapimento vero e proprio alla sottrazione attuata da un familiare, alla fuga volontaria, ed è anche molto più esposto a episodi criminogeni correlati alla scomparsa. La stessa sparizione può essere la conseguenza diretta di un reato: dal rapimento familiare, fino alle fattispecie più odiose del sequestro per estorsione, per sfruttamento o abuso sessuale, per produzione e commercializzazione di materiale pedo-pornografico, per commercio di organi. Quando scompare un minore- aggiunge Pozza Tasca- c’è poi sempre una famiglia in grande disagio psicologico e frequentemente economico. Il progetto di legge, prevedendo un supporto di carattere specialistico e un Fondo di solidarietà (a cui possono accedere i residenti nel territorio regionale che hanno sostenuto spese per ricerche e indagini), interviene concretamente a sostegno delle famiglie, dimenticate purtroppo dal progetto di legge nazionale che si occupa di persone scomparse, approvato nel luglio scorso in commissione al Senato”.

Un altro aspetto positivo del provvedimento, segnalato dalla presidente di Penelope Italia, è la diffusione in tempo reale dell’informazione sulla avvenuta scomparsa: nell’home page del sito della Regione verrà attivato un link a un numero verde, attivo ventiquattro ore su ventiquattro, per raccogliere tutte le notizie utili provenienti dal territorio, e a una banca dati online e costantemente aggiornata, con le fotografie dei minori scomparsi e tutte le indicazioni necessarie a favorirne il ritrovamento.

Altrettanto importante è la rapidità nella partenza e il coordinamento delle ricerche: su questi aspetti, precisa la presidente di Penelope, già stanno lavorando le Prefetture, con i Piani di coordinamento, cui potranno utilmente affiancarsi gli interventi previsti dal progetto di legge. “Non c’è bisogno di spendere molte parole per spiegare quanto questi elementi siano importanti per risolvere un caso di scomparsa di minore- puntualizza Pozza Tasca- basta ricordare le vicende delle adolescenti Elisa Claps , Sara Scazzi, Yara Gambirasio e delle piccole gemelle Alessia e Livia. Quello che ci auguriamo quindi è che molte altre Regioni seguano l’esempio dell’Emilia-Romagna”.

“La nostra la proposta- aggiunge Liana Barbati- intende costruire, per gli scomparsi e le loro famiglie, una rete di sostegno collettivo a maglie sempre più fitte, ma si propone anche di prevenire il fenomeno. A questo mira la norma, che mette in capo alla Regione la stipula di accordi con le Università, le scuole, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale che operano nei settori della tutela dei minori, per iniziative formative. Ci auguriamo infatti che questo fenomeno in crescita, possa essere contenuto, se non sconfitto, anche attraverso la formazione ai minori, alle loro famiglie, al personale delle scuole, in modo che ciascuna categoria sia informata sulle strategie più opportune per evitarlo e, nel peggiore dei casi , per attivarsi tempestivamente ed efficacemente”.
















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