“La manovra correttiva approvata in via definitiva dal Parlamento ignora completamente il settore agricolo. Il governo anche in questa occasione si è mostrato totalmente insensibile verso i gravi problemi che assillano le imprese”. E’ questo il giudizio di Cristiano Fini, presidente della Cia di Modena, sul recente provvedimento di governo che rende più difficile la vita agli agricoltori”. “E’ una manovra dannosa, confusa, priva di interventi per la crescita del sistema economico del nostro Paese. Il governo – aggiunge Fini – ha ignorato le proposte lanciate nelle scorse settimane dalle forze sociali che nel documento unitario riaffermano come la solidità dei conti pubblici vada accompagnata e rafforzata con misure per la crescita dell’economia”. Una sollecitazione che fa perno su sei priorità (pareggio di bilancio nel 2014, costi della politica, liberalizzazioni e privatizzazioni, sblocco degli investimenti, semplificazioni e Pubblica amministrazione, mercato del lavoro) che le rappresentanze del mondo imprenditoriale, sindacale e bancario ritengono fondamentali per aprire una fase nuova.
“Allo stesso modo il governo non ha finora tenuto conto delle richieste unitarie del mondo agricolo che chiede l’apertura di uno specifico Tavolo per l’agricoltura- sottolinea il presidente Cia – in particolare per attuare politiche incisive volte alla promozione e alla difesa del ‘made in Italy’ di qualità, come leva competitiva del paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano”. L’unica risposta, giudicata dalla Cia “assurda” da parte del governo è stata la riduzione parziale delle agevolazioni fiscali riservate alle cooperative.
“Una misura che avrà effetti devastanti per l’intero settore – precisa Fini – soprattutto in campo agricolo, dove operano migliaia di imprese cooperative che svolgono un ruolo di grande rilevanza economica e sociale. Altrettanto penalizzante per il settore l’aumento dell’aliquota Iva al 21%. Infatti per la maggior parte delle imprese agricole – ricorda Fini – l’Iva pagata ai fornitori non è detraibile, pertanto l’incremento dell’aliquota determina un imprevisto aggravio dei costi aziendali. Ma non solo – conclude il presidente Cia – temiamo una contrazione dei consumi condizionato dall’incremento dei prezzi dei prodotti e dovuto all’imposta maggiorata di un punto percentuale”.