L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi ha ricevuto oggi, in Sala Tricolore, una delegazione delle bambine e dei bambini che in questi giorni hanno partecipato al Progetto di accoglienza bambini Sahrawi promosso da “Jaima Sahrawi”, l’associazione reggiana che dal 1999 organizza l’accoglienza estiva di bambini provenienti dai campi profughi nel sud-ovest dell’Algeria.
Anche quest’anno, 44 piccoli ambasciatori di pace del popolo Sahrawi accompagnati da quattro adulti sono arrivati a Reggio Emilia all’inizio di luglio e ritorneranno a casa domani, venerdì 19 agosto.
All’incontro hanno partecipato la senatrice Leana Pignedoli, che da tempo segue e sostiene il progetto, il presidente della Circoscrizione Ovest Fausto Castagnetti e alcune delle numerose famiglie e parrocchie di Reggio Emilia e provincia coinvolte nel progetto. In precedenza, i bimbi Sahrawi erano stati ricevuti nelle sedi della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Reggio Emilia.
“Il progetto di accoglienza dei bimbi sahrawi a Reggio Emilia che sosteniamo anche quest’anno – ha detto Sassi – mette al centro dell’attenzione ancora una volta la vicinanza a una comunità che chiede diritti elementari, il primo dei quali è il riconoscimento ufficiale di un proprio Stato sovrano.
Il valore centrale sul quale dobbiamo fare leva per uscire dalla crisi in atto – ha proseguito Sassi – è quello della solidarietà che rimette al centro le persone e che si deve concretizzare anche per le comunità più lontane da noi. Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie internazionali, perché la battaglia in favore dei diritti delle persone è una battaglia anche per le nuove generazioni.”
All’incontro hanno partecipato anche il rappresentante del ‘Fronte Polisario’ in Italia Omar Mih e Federica Cani, presidente dell’associazione Jaima Sahrawi. Mih ha tra l’altro ricordato con orgoglio che il popolo sahrawi è stato tra i primi a dare vita alla cosiddetta “Primavera araba” durante la quale le popolazioni del Magrebh e del Medioriente si sono ribellate ai regimi dispotici che governano i loro Stati e ha ricordato le condizioni precarie nelle quali sono costretti a vivere i bambini sahrawi, che nascono e vivono nei campi per rifugiati.
Al termine dell’incontro, Sassi ha ricevuto da Mih la bandiera della ‘Repubblica Sahrawi araba democratica’ e ha donato a sua volta ai bambini, che hanno salutato Reggio Emilia intonando canti tradizionali, un kit dell’associazione ‘Reggio Children’ contenente materiale scolastico e una maglietta ricordo.
L’ACCOGLIENZA DI REGGIO EMILIA AI BAMBINI SAHRAWI
I bambini, suddivisi in cinque gruppi, hanno trascorso le prime settimane in Italia nelle famiglie dei Comuni di Albinea, Castellarano, Castelnovo Monti, Fabbrico, Gualtieri, Luzzara, Reggio Emilia e Scandiano. In questo periodo hanno frequentato campi estivi organizzati dai Comuni e hanno incontrato e socializzato con i bambini del luogo, hanno proseguito il soggiorno al mare e in montagna e sono stati accolti nelle comunità parrocchiali di San Bartolomeo, che collabora dall’inizio a questo progetto, Pieve Modolena e Sesso.
Nel corso della permanenza a Reggio Emilia, oltre ad allontanarsi per alcune settimane dal clima torrido del deserto algerino, i piccoli sahrawi hanno avuto la possibilità di essere sottoposti ad accertamenti e cure mediche, conoscere lingua e tradizioni locali, nutrirsi con alimenti freschi e variati, promuovere la conoscenza presso i reggiani di cultura, tradizioni e storia del popolo sahrawi.
Il Comune di Reggio Emilia è stato apripista di questa iniziativa sottoscrivendo con la Provincia (‘Wilaya’) di Smara, nel novembre 2000, il primo patto di amicizia tra un ente locale reggiano e una tendopoli sahrawi.
Sino ad oggi, hanno sottoscritto patti di amicizia 13 enti locali reggiani che aderiscono al coordinamento con il popolo Sahrawi insieme ad altri enti che si stanno interessando alla causa.
Scopo del progetto è favorire la conoscenza tra bambini Sahrawi e Italiani, coinvolgendo gli adulti, nel rispetto delle diversità culturali.
L’associazione reggiana di solidarietà con il popolo Sahrawi, ha da sempre importato l’accoglienza su un percorso misto, perché questa modalità presenta il vantaggio permette ai bambini di instaurare un rapporto privilegiato con alcune famiglie, senza rinunciare all’opportunità di condividere con i propri amici un’esperienza di gruppo.
“Jaima Sahrawi” considera questo modo di operare, pur impegnativo, un investimento sicuramente proficuo che ha consentito, tra l’altro, di moltiplicare le opportunità di relazioni significative tra volontari italiani.