Negli ultimi dieci anni le aziende agricole modenesi sono diminuite del 26 per cento e oggi sono poco più di 10 mila; mediamente più grandi rispetto al 2000, ancora in gran parte a gestione individuale ma con una presenza sempre maggiore di società di capitali. Però, in circa la metà dei casi, chi guida le aziende è intorno ai 65 anni.
Questa fotografia dell’agricoltura modenese esce da un’analisi dei primi dati del sesto censimento generale curato dall’Istat e coordinato a livello locale dalla Provincia in accordo con la Regione. In ottobre l’analisi sarà completata integrando i dati con l’andamento dell’annata agraria.
Nel decennio è diminuita anche la superficie agricola utilizzata passando da 137 mila ettari a 127.600 (quella agricola totale è diminuita addirittura del 10 per cento), mentre nel calo delle aziende il fenomeno più rilevante è la diminuzione di quelle con allevamenti che oggi sono 2.114, rispetto alle 6.699 del 2000, con la conseguenza che sono calati anche i capi di bestiame allevati.
«Sono dati che confermano tendenze che conoscevamo – commenta Giandomenico Tomei, assessore all’Agricoltura della Provincia di Modena – e che sono al centro delle scelte strategiche che abbiamo individuato con il Programma rurale integrato provinciale (Prip) per sostenere, appunto, la riqualificazione del settore investendo nella formazione professionale, nell’insediamento di giovani imprenditori agricoli, nella diversificazione produttiva, nell’ammodernamento delle imprese. Il Piano è iniziato nel 2007, lo scorso anno siamo intervenuti per ridefinire alcune priorità ed entro il 2013 – ricorda Tomei – saranno 88 i milioni di euro di contributi investiti a sostegno dell’agricoltura modenese».
Nel decennio trascorso hanno chiuso, in particolare, le aziende di piccole dimensioni inferiori all’ettaro che sono dimezzate, mentre sono cresciute le grandi imprese con oltre 30 ettari di superficie agricola in un processo di forte aggregazione che ha contribuito a fare aumentare la superficie media aziendale (da 9,66 a 12,27 ettari), le dimensioni medie degli allevamenti bovini (da 51 a 73 capi allevati per azienda) e delle porcilaie (da 1.015 a 1.950 capi per azienda) pur nel quadro di una diminuzione dei capi complessivamente allevati: i bovini passano da 109 mila a poco meno di 95 mila, i suini da quasi 500 mila a 351 mila.
«E’ un’agricoltura che arretra in termini di quantità di terreno e di occupazione – sottolinea Tomei – ma nello stesso tempo chi ha deciso di rimanere sui campi, così come i giovani che sono entrati negli ultimi anni, si è attrezzato per realizzare economie di scala ampliando le maglie poderali, le dimensioni degli allevamenti assumendo sì manodopera ma lavorando lui stesso nell’impresa agricola per ridurre i costi».
LE COLTIVAZIONI: REGGE LA VITE, CRESCONO I CEREALI
Tre quarti della superficie agricola utilizzata nel modenese sono destinati a seminativi con percentuali in linea con quelle regionali e, quindi, ai vertici nazionali. L’11 per cento sono prati permanenti e pascoli, mentre i frutteti, che rappresentano l’8 per cento, segnalano nel decennio un calo del 13,49 per cento. Sostanzialmente stabile, invece, la vite che è al 6 per cento: erano 8.106 ettari nel 2000 e sono scesi a 7.928.
Dai primi dati del sesto censimento generale dell’agricoltura emerge che a crescere nel decennio sono state le superfici a cereali passate da 39.401 a 44.560 ettari: oggi rappresentano il 37 per cento della superficie agricola utilizzata. Crescono anche le superfici orticole (da 1.519 a 1.830 ettari) e, in misura minore, le foraggere (più 5 per cento) che comunque sono un terzo della superficie complessiva. Vale poco in valore assoluto, ma è significata la crescita dell’olivo che nel 2010 ha raggiunto i 30 ettari.
Tra le colture in calo spicca il caso della barbabietola che, a causa della riforma dell’Ocm zucchero, le politiche comunitarie del settore che hanno portato alla chiusura di diversi zuccherifici, a visto scendere la superficie coltivata da 9.156 agli attuali 2.621 ettari. Dimezzate anche le superfici delle piante industriali come soia, colza, girasole.