Stipulare accordi, definire indirizzi di lavoro e concordare programmi di attività per l’attuazione di politiche sul territorio a favore di tutta la collettività. Sono solo alcune proposte contenute nella ‘Carta di Matera’, un documento elaborato dalla Confederazione italiana agricoltori e così chiamato in quanto elaborato dalla Cia nel settembre 2010 nella città dei Sassi, in occasione della Festa nazionale dell’agricoltura. Il documento è stato condiviso ieri dal presidente della Cia di Modena, Cristiano Fini, e i Comuni del Distretto 7 –Castelfranco Emilia.
Il contenuto della ‘carta’ prevede che agricoltori e amministrazioni locali, ciascuno nel proprio ambito, possano contribuire allo sviluppo e al benessere del Paese, partendo da un utilizzo razionale del territorio agricolo, sempre più oggetto di ‘aggressioni’ o utilizzi smodati, con conseguenze nefaste sull’ambiente e sulle popolazioni che risiedono nelle aree urbane e rurali. L’attività agricola, in questi anni, si svolge in un contesto particolarmente difficile, che si presenta con peculiare complessità nel nostro Paese.
“L’erosione della superficie agricola utilizzata è costante ed irreversibile e non può non suscitare allarme e preoccupazione – spiega Fini–. Occorre quindi porre un freno ad un uso dissennato e confuso del suolo agrario soprattutto determinato dalle azioni non programmate delle opere di urbanizzazione, in particolare per centri commerciali e capannoni industriali. E’ necessario arrestare questo fenomeno con una gestione accorta degli insediamenti, recuperando una enorme cubatura abitativa, industriale e per servizi da tempo inutilizzata. Si tratta – continua Fini – di dare dimensione stabile, condivisa ed universale ad una gestione programmata del territorio compatibile con le esigenze delle aziende agricole anche per quanto riguarda gli investimenti per le energie rinnovabili”.
La ‘Carta’, inoltre, descrive come preservare l’agricoltura, il peculiare ed inconfondibile paesaggio agrario, oggi più che mai sia identificabile con il bene ambientale di tutto il Paese.
“Poi occorre porre attenzione alla capacità di gestione dei terreni demaniali, a vario titolo in possesso degli Enti locali, ma anche quelli a proprietà collettiva o gestiti in uso collettivo – aggiunge il presidente Cia – affinché con ciò si contribuisca ad una più adeguata gestione del territorio dello spazio rurale ed al miglioramento del reddito delle imprese agricole: l’agricoltura è, per definizione, settore produttivo diffuso nello spazio rurale e questa peculiarità obbliga ad una attenzione particolare per la erogazione di servizi alle persone ed alle imprese”.
Le imprese agricole sono dotate di attrezzature e macchinari e dispongono di professionalità che bene possono essere impiegate dalle Amministrazioni in attività e servizi che possono essere messi a disposizione: manutenzione del verde pubblico, manutenzione e gestione di aree a demanio forestale, attività di emergenza nel verde ed in generale sul territorio comunale. “In questo contesto rientrano anche quelle iniziative che riconoscono nell’agricoltura una funzione sociale di accoglienza, tutela della persona e didattica ambientale – conclude Fini – come le fattorie sociali, gli ‘agriasili’, le fattorie didattiche ed altre forme di accoglienza”.