“Abbiamo un giacimento culturale di grande valore costituito dalla nostra università e dai centri per l’innovazione”. Sono queste le espressioni usate ieri dal Presidente Confindustria Modena Pietro Ferrari nel forte richiamo che ha rivolto alle Istituzioni modenesi durante l’annuale assemblea di questa associazione. E riferendosi alle carte che Modena ha in mano per rilanciare l’economia locale ha citato ancora università e ricerca. Riconoscimenti tanto lusinghieri al valore rappresentato dalla istituzione che rappresento non li avevo uditi da tempo, soprattutto non sono mai giunti da chi prima di altri dovrebbe avvertire l’interesse a far crescere e sviluppare quel polo scientifico-culturale che è oggi l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia. Nelle parole di Pietro Ferrari, contrariamente a toni e commenti letti in questi giorni sulla stampa, leggiamo la consapevolezza e l’apprezzamento di quanto l’Università è stata in grado in questi anni di fare per aprirsi alle esigenze del territorio, per adoperarsi in favore del trasferimento tecnologico e dell’innovazione, per essere laboratorio di idee, grazie anche al positivo ruolo giocato in questa partita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, e anche da altre fondazioni come Carpi, Vignola, Mirandola e Manodori a Reggio Emilia, che con sensibilità e prontezza hanno raccolto l’allarme per lo stato in cui versa la ricerca nel nostro Paese. Se l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia è riuscita in questi anni ad accrescere il suo prestigio nazionale ed internazionale lo si deve, oltre che al valore dei suoi docenti e ricercatori, e dei suoi giovani, anche agli sforzi fatti da queste Istituzioni per assecondare le loro iniziative e progetti, ma anche alla sempre più intensa collaborazione che abbiamo potuto stringere con le imprese e le loro associazioni. Un Paese, un territorio, che non scommette sui suoi giovani più capaci, sui suoi ricercatori più brillanti e promettenti è inevitabilmente destinato a vedere compromessi i suoi risultati e scivolare verso quell’incertezza che da tempo angustia le nostre prospettive. Riconosco nell’intervento pronunciato dal Presidente Pietro Ferrari un messaggio positivo, che sa guardare al futuro, che può e deve segnare il consolidamento di intese sempre più ampie con quella parte della società modenese che non si rassegna alla mera difesa delle posizioni, ma vuole operare in concreto per imprimere una svolta dinamica alla uscita dalla crisi, al superamento delle nostre difficoltà. Come Ateneo abbiamo compiuto importanti passi in questa direzione, migliorando le nostre performance, assegnando contenuti sempre più professionalizzanti ai nostri corsi di laurea per cedere alla società figure professionali altamente motivate e preparate. C’è però ancora molta strada da percorrere perché fuori dall’Università, e anche durante gli studi, questi giovani, i nostri laureati, abbiano le opportunità di esprimere i loro talenti. Grazie comunque al Presidente di Confindustria Modena di aver compreso l’azione strategica che l’Università può assolvere a sostegno del territorio modenese.
Il Rettore, Prof. Aldo Tomasi