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Confartigianato: l’economia in Emilia Romagna 2010-2013

Il quadro economico dell’Emilia Romagna che emerge dall’analisi dei dati Prometeia, fatta dal Centro Studi Sintesi per conto di Confartigianato Emilia Romagna, è quello di una regione che nel 2010 ha visto ripartire l’economia, con un Pil che si è attestato sui 135.765 milioni di euro, con un miglioramento rispetto all’anno precedente dell’1,4%. La crisi economica sembra dunque aver allentato la sua morsa e l’economia dell’Emilia Romagna dopo un paio di anni all’insegna della flessione (-1% nel 2008; -5% nel 2009) sembra finalmente tornato il sereno, ma rispetto alle previsioni di ottobre (+1,5%) la crescita è stata inferiore alle attese.

«Le tendenze dell’Emilia Romagna vanno inquadrate nella congiuntura nazionale ed internazionale – spiega il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – la regione è in linea con le dinamiche nazionali e del Nord Est che manifestano simili segnali di ripresa. Il 2009 è stato un anno devastante e la presenza di primi segnali positivi deve essere accolta nel migliore dei modi. In questo momento servono misure di stimolo, ci aspettiamo che Governo centrale e amministrazioni periferiche mantengano un’attenzione costante sul fronte del credito in cui, anche in una regione virtuosa come l’Emilia Romagna, molto altro resta da fare. Servono anche sostegni al reddito delle famiglie e dell’occupazione, per far ripartire la domanda interna, ferma al palo da oltre due anni».

Se ci proiettiamo nel futuro, nonostante un netto ridimensionamento delle previsioni di crescita, l’Emilia Romagna (+1,2%) appare nel triennio 2010-2014 la quinta forza del Paese per crescita della ricchezza prodotta, preceduta solo da Lombardia (+1,6%), Friuli Venezia Giulia (+1,4%), Trentino Alto Adige e Veneto (+1,3%). I consumi interni delle famiglie, a quota 81.506 milioni di euro, rappresentano circa il 39% dei consumi totali del Nord Est e l’8,7% dei consumi nazionali. L’andamento pluriennale mostra nel 2010 un miglioramento dell’1,5% rispetto al 2009, dopo il periodo di rallentamento registrato negli anni precedenti (-1,2% nel 2009 e -1,0% l’anno prima), la crisi, almeno da queste indicazioni, sembra finalmente alle spalle. Una dinamica decisamente più positiva quella degli investimenti, aumentati del 3,5% nel 2010, dopo le flessioni del 12% e del 4,2% nei due anni precedenti. Le previsioni per i prossimi tre anni si presentano favorevoli, con aumenti, seppure modesti per tutto il periodo sia per quanto riguarda i consumi che gli investimenti.

In termini globali nel 2010 il valore aggiunto prodotto in Emilia Romagna è aumentato in misura leggermente superiore al pil, per un valore pari al 1,5%, praticamente come il NordEst e l’Italia. Il rinnovato miglioramento è da imputare quasi totalmente ai segni positivi fatti registrare dall’industria (+4,7%) e dai servizi (+1,1%), solo parzialmente limitati dal perdurare della crisi delle costruzioni (-3,8%), con quest’ultime che continuano a perdere più che nel Nordest e nel resto dell’Italia. Anche l’agricoltura torna in ambito positivo (+1,1%). I segnali di ripresa per l’industria dovrebbero continuare anche nel 2011 (+1,4%), mentre per i servizi la dinamica di crescita appare meno ampia (+1,0%) anche se dovrebbe rimanere piuttosto costante. Ancora male per il prossimo anno invece le costruzioni (-0,8%), mentre dal 2012 dovrebbe partire anche per loro una timida ripresa (+0,5%). Il volume di importazioni di beni dall’Estero da parte dell’Emilia Romagna ammonta nel 2010 a 26.454 milioni di Euro; in netta crescita le esportazioni di beni che si sono fermate a 42.336 milioni di euro. Nel 2010 le esportazioni sono cresciute del 10,7% e le importazioni del 11,9%; l’aumento della capacità di esportazione dell’Emilia Romagna segna l’inizio di una inversione di tendenza negativa che negli ultimi anni si era andata consolidando (-22% nel 2009 e -7% nel 2008). Se i dati saranno confermati il triennio 2011-2013 sarà un periodo di nuova espansione, in particolare per l’export e sicuramente anche per l’Emilia Romagna.

In regione, nel 2010, risultano occupate 1.935.564 unità, per un tasso di occupazione pari al 44,4% se calcolato sulla popolazione presente, pari invece al 67,4% sulla base della popolazione dai 15 ai 64 anni. L’Emilia Romagna mostra tassi in peggioramento rispetto al 2009 (rispettivamente, 45,3% e 68,5%) ma superiori ai valori di riferimento del Nordest. Il tasso di disoccupazione, dopo le flessioni costanti che durano da oltre un decennio, risente pesantemente della congiuntura negativa: si passa infatti dal 4,8% del 2009 al 5,7% del 2010. Il tasso di attività, dopo un assestamento negli ultimi anni, subisce una leggera riduzione, passando dal 47,6% del 2009 al 47,1% del 2010 se calcolato sulla popolazione presente, dal 72,0% al 71,6% utilizzando come riferimento la popolazione da 15 a 64 anni. Nel prossimo triennio il tasso di attività è destinato a rimanere sostanzialmente immutato, così come il tasso di occupazione. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, invece, l’onda lunga della crisi economica avrà le sue ripercussioni, nonostante la ripresa, sulla difficoltà nel mantenimento dei posti di lavoro attuali: per Emilia Romagna e Nordest si prevede una crescita fino al 6% per il 2012, poi inizierà un lieve calo.

Gli andamenti delle province

In termini assoluti, nel 2010, solo alcune province hanno registrato una flessione del Valore Aggiunto, nella maggior parte dei casi domina il segno positivo. La provincia che presenta il segno di variazione peggiore è Rimini (-1,7%), mentre sono andate decisamente bene Bologna (+3,0%) e Reggio Emilia (+3,4%). Di poco superiore al riferimento medio regionale è una pattuglia di cinque province: Modena (+2,1%), Ferrara (+2,2%) e Parma (+2,7%). Peggio della media regionale hanno fatto invece Forlì-Cesena (-1,2%), Piacenza (-0,7%) e Ravenna (1,2%) oltre ovviamente a Rimini. Le previsioni per il prossimo triennio, 2011-2013, vedono molte province crescere ad una media annua superiore all’1%, in particolare Bologna (+1,8%) e Reggio Emilia (+1,9%), mentre solo Rimini si mostra ancora in difficoltà (-0,2%). In termini relativi, il Valore Aggiunto procapite risulta più elevato a Bologna (30.720 Euro), mentre il più basso si registra a Ferrara (24.007 Euro). Per il futuro si prevedono crescite abbastanza variegate, più intense a Bologna (+1,3%) e Ferrara (+1,5%), più modeste per le altre. Uniche eccezioni, che presentano un segno negativo sulle proiezioni al 2013 sono Piacenza (-0,3%), Forlì-Cesena (-0,3%) e Rimini (-1,1%).

In fase espansiva nel 2010 nella regione anche il reddito disponibile delle famiglie (+1,4%), con una distribuzione che si ripartisce in maniera non del tutto omogenea tra le province. Bene sono andate Ferrara (+2,0%) e Bologna (+1,7%), mentre Reggio Emilia ha subito una contrazione. Il reddito più alto si riscontra nella provincia di Bologna (22.395 mln. di Euro) seguita da quella di Modena (15.093 mln. Di Euro), all’ultimo posto troviamo invece la realtà di Piacenza (5.981 mln. di Euro). Risulta più uniforme la distribuzione della spesa per consumi delle famiglie per abitante presente in ogni provincia. La spesa maggiore nel 2010 è a Forlì-Cesena (22.054 Euro), la più bassa a Reggio Emilia (14.801 Euro); nella provincia di Ferrara si registra invece la variazione positiva più ampia rispetto al 2009 (+2,7%), mentre i consumi pro capite sono aumentati di meno a Rimini, Reggio Emilia e Forlì-Cesena (+1,5% circa). Dinamiche superiori alla media regionale e nell’intorno dei due punti percentuali per Bologna, Modena e Piacenza. Per il futuro si prevede un aumento, seppur lieve, dei consumi compreso tra l’1,9% di Reggio Emilia ed il 3,3% medio all’anno di Ferrara.

Migliorano i rapporti commerciali con l’Estero a livello regionale (+10,7% l’export, +11,9% l’import), e sono coinvolte tutte le province. Il volume di esportazioni maggiore lo raggiunge Bologna, per un valore complessivo di 9.721 milioni di Euro, mentre in termini dinamici la migliore è Ferrara (+29,1%). La flessione più pesante dell’export a Piacenza (-9,2%), mentre a Reggio Emilia e Modena si registra una dinamica debole. In futuro, minore vivacità, anche se la dinamica dell’export rimane positiva: più lente Ravenna e Parma, mentre Modena e Ferrara continuano a crescere. Considerando le importazioni, Bologna rimane con 6.184 milioni di Euro la maggiore importatrice dell’Emilia Romagna; Ravenna, Rimini e Ferrara sono le aree in cui le importazioni sono aumentate di più rispetto al 2009. Nel futuro le importazioni dovrebbero crescere ancora, con Parma e Ferrara a trascinare l’import emilianoromagnolo. Le diminuzioni nel prossimo futuro colpiranno solo Piacenza (-6,5%).

Per quanto riguarda gli andamenti del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione ovunque ricomincia a crescere. Il dato regionale (+0,9%) non è rispecchiato soprattutto da Parma e Rimini (entrambe +0,2%), mentre risulta più grave a Bologna e Modena (entrambe +1,6%). Rimini si conferma la provincia con tasso di disoccupazione più elevato (7,8%), mentre in coda resta Piacenza (2,9%). Per il futuro ci si attendono ulteriori incrementi del tasso di disoccupazione, con picchi che potrebbero superare nel 2013 l’8% (Rimini e Ferrara). Il tasso di occupazione che nel 2010 si è contratto in tutte le province (tranne Forlì-Cesena), dovrebbe continuare in questo suo trend discendente perdendo in alcuni casi fino a 2 punti percentuali.

















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