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Consumi alimentari, Cia Reggio: minore quantità e meno qualità

La flessione drastica della spesa per gli alimentari – documentata dall’Istat – diventa ancora più evidente se si mettono a confronto le cifre annue: se nel 2008 il budget riservato alla tavola era pari complessivamente a 5.700 euro per famiglia -spiega la Cia- nel 2009 scende a 5.532 euro, per poi toccare quota 5.364 euro a fine 2010. Significa che oggi ben 7,7 milioni di famiglie riempiono di meno le buste della spesa e non soltanto di prodotti superflui, ma di quelli che da sempre sono ritenuti beni di prima necessità.

Oltre alla quantità, i consumatori sono costretti spesso a rinunciare anche alla qualità. Complice la perdita di potere d’acquisto e la ripresa dell’inflazione -sottolinea l’indagine della Cia- il 34% delle famiglie del Belpaese (7,4 milioni) dichiara di optare per prodotti di qualità inferiore e il 30% (6,6 milioni) di rivolgersi ormai quasi esclusivamente alle promozioni commerciali. Sono risultati che possono spiegare in parte il successo di prodotti confezionati come le insalate in busta o il pane in cassetta, che non sono appannaggio solo delle grandi marche e su cui la Grande distribuzione applica di frequente sconti, 3×2 e promozioni tramite carte fedeltà.

Ecco quindi che nel 2010, in netta controtendenza rispetto ai cibi base del paniere alimentare, i prodotti di IV gamma hanno registrato un aumento dell’8% in quantità, così come i sostituti del pane (più 4,3%) e gli ortaggi e legumi surgelati e in barattolo (più 0,4%). Ma la crescita di questi prodotti -aggiunge la Cia- dipende anche dal fatto che hanno una scadenza più dilatata nel tempo rispetto ai “freschi” e soprattutto c’è la possibilità di trovarli anche in veste “low-cost”. D’altronde, proprio la scelta del basso costo oggi sta facendo la fortuna dei discount e delle catene più economiche. E purtroppo anche il 2011 non promette grandi cambiamenti sul fronte alimentare. Il rialzo dell’inflazione, spinto su dal “caro-energia” e dal boom delle commodities, i redditi bassi e le vendite al palo, non sembrano poter spingere in avanti i consumi a tavola.

















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