Giovedì 5 maggio nell’oratorio di Salvaterra di Casalgrande, si è svolto l’incontro sul tema:“150 Buone ragioni per vivere la comunità”, organizzato dalla Parrocchia di Salvaterra e il Circolo ACLI di Salvaterra, in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Nella stessa mattina Vincenzo Linarello, Presidente del Consorzio Sociale “Goel” di Gioiosa Ionica (RC) nonché portavoce dell’Alleanza per la Locride, ha incontrato i ragazzi delle scuole medie di Casalgrande, per parlare di: “Legalità… il significato di una parola scomoda”.
Tante le domande poste dai ragazzi al giovane attivista antimafia, tra le quali:
“Come si arriva a fare i mafiosi?”
Linarello: “Nelle organizzazioni criminali entra la povera gente, con l’illusione di guadagnare rispetto e prestigio: questo è un imbroglio poiché l’unica certezza nel fare il criminale è che prima o poi si incontra il carcere, si avranno pochi soldi, e si avrà una morte violenta, poiché l’80% degli ‘ndranghetisti muore ammazzato.
“La sua vita è in pericolo?”
Linarello: Sì, ma non più dei commercianti minacciati quotidianamente, oggi non più perché ci siamo messi insieme e la ‘ndrangheta ha paura di avere tanta pubblicità, i riflettori puntati addosso. Loro tendono a lasciarci perdere, e più li mettiamo in difficoltà più ci evitano.
“Cosa accade quando si entra nel circuito delle ‘ndrine?”
Linarello: Si entra come “servo”, in seguito più commetti cose orribili e più vieni riconosciuto e sei potente; al tempo stesso aumentano anche però le possibilità di essere ucciso da altri ‘ndranghetisti.
“Cosa è più efficace per mondo politico?”
Linarello:Sono d’accordo con il giudice Gratteri: la certezza della pena è importantissima, e occorre avere la possibilità di seguire i soldi, utilizzando il “metodo Falcone”, poiché dai flussi di denaro è facile risalire a schemi mafiosi, per un giro di affari che conta 60 miliardi di euro.
“Qual è stato il governo che si è dato più da fare?”
Linarello: I governi non si sono particolarmente interessati se non dopo i tragici fatti di Palermo; ora si lasciano più liberi i magistrati di agire ma non sono supportati da regole adeguate e che purtroppo a volte sono cambiate in peggio. Chi ha a che fare con imprese mafiose non è meno colpevole di chi preme il grilletto perché con i suoi soldi lui è con chi uccide. I comportamenti legali per i ragazzi sono il rispetto delle regole; trattare tutti allo stesso modo; non cedere ai ricatti; rispettare il compagno allo stesso modo; infine l’omertà è un atteggiamento mafioso per paura o per convinzione ed è sbagliato in entrambi i casi”.
Per l’assessore Marco Cassinadri: “Nel ringraziare la preside Fiorella Magnani e la vice preside Paola Incerti per aver accettato la nostra proposta di incontro con Vincenzo Linarello, voglio ricordare che abbiamo pensato infatti che il creare con continuità momenti come questo sia un modo per riflettere su problemi solo apparentemente lontani da noi.Dobbiamo quindi lavorare continuamente con tutti i mezzi per sostenere anche moralmente chi opera, vive e lavora in terra di ‘ndrangheta. Quest’anno festeggiamo i 150 anni di unità della nostra Italia quindi anche problemi apparentemente lontani devono diventare i nostri problemi: problemi di tutti gli italiani onesti”.