Sono conclusi i lavori di recupero del padiglione Lombroso, uno degli edifici maggiormente simbolici all’interno del complesso del San Lazzaro, che si appresta a divenire sede del Museo nazionale della Psichiatria. La cittadinanza potrà apprezzare gli spazi recuperati in occasione di Fotografia Europea 2011, dedicata quest’anno a “Verde, bianco e rosso, una fotografia dell’Italia”.
In particolare al padiglione Lombroso verranno allestite due mostre site specific: Il padiglione dei furiosi sul restauro del Lombroso nel complesso del San Lazzaro, a cura di Giorgia Lombardini, Francesca Saccani, Elisa Bonoretti, Fuse*architecture, e Hipstamatic for San Lazzaro – 5 fotografi + 1 filosofo, fotografie di Fabrizio Cicconi, Marco Manfredini, Marcello Grassi, Fabrizio Orsi, Kai-Uwe Schulte–Bunert (testi in catalogo di Riccardo Panattoni).
Le mostre apriranno già sabato 7 maggio ma verranno inaugurate domenica 8 maggio alle 18, quando il Lombroso e il San Lazzaro ospiteranno la quinta edizione di “Quartieri illuminati”, con musica, ristoro e spettacoli, per culminare alle ore 20.30 con lo spettacolo di Aterballetto Suite da Certe Notti, una produzione della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, con la direzione artistica di Cristina Bozzolini, coreografie di Mauro Bigonzetti, luci di Carlo Cerri, canzoni e poesie di Luciano Ligabue. Lo spettacolo è gratuito e senza obbligo di prenotazione, fino ad esaurimento di posti. Sul luogo si potrà giungere, oltre che con le ciclabili, con corse speciali dei treni regionali, predisposte da Fer e con partenza dalla Stazione centrale di Reggio Emilia. Le mostre resteranno aperte fino al 12 giugno.
LA PRESENTAZIONE. Questa mattina sono stati presentati alla stampa sia i restauri ultimati, sia il programma di Fotografia Europea 2011 nel padiglione restaurato, lasciando intatti i segni del tempo e con la ricostruzione in grata di corten, quindi trasparente, del muro abbattuto.
“Con Fotografia Europea andiamo alla riscoperta di una bellezza nascosta della città – afferma il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio – così come con i Chiostri di San Pietro e come abbiamo fatto negli anni passati con i quartieri. In questo caso presentiamo un edificio simbolico, di grande valenza culturale e storica, luogo di sofferenza e di internamento, ma anche di ricerca e di liberazione, molto presente nell’identità di Reggio Emilia. Questo luogo, come la Rosta Nuova, è stato per la città un luogo di innovazione. Sarà restituito alla vita e alla cultura e quindi lo mettiamo al centro di una grande festa, a cui collaborano tanti, tra cui i fotografi che partecipano con le loro opere e la Fondazione della Danza – Aterballetto che ci accompagna sempre con la sua danza urbana in queste riconquiste di pezzi di città”.
Il direttore generale dell’Asl Fausto Nicolini ha ricordato come il Lombroso, uno dei 26 padiglioni dell’ex manicomio San Lazzaro, fosse quello in cui venivano contenute le storie più pesanti e criminali. “Questa città ha scritto una pagina importante della storia della psichiatria italiana” ha affermato il direttore Asl, “con l’allestimento del Museo della Psichiatria e con gli eventi di questi giorni e del Campus ci sarà modo di unire qui sanità e cultura”.
L’assessore ai Progetti Speciali Mimmo Spadoni ha illustrato la filosofia dei “Quartieri illuminati” di Fotografia Europea al Lombroso con cinque fotografi professionisti e un filosofo: Fabrizio Cicconi, Marco Manfredini, Marcello Grassi, Fabrizio Orsi, Kai-Uwe Schulte–Bunert con Riccardo Panattoni. I protagonisti hanno accettato di cimentarsi con la sfida di una tecnologia modernissima, l’applicazione Hipstamatic dell’Ihpone, per ritrarre il luogo restaurato e i contenuti che ospiterà: “Abbiamo messo insieme il massimo della contemporaneità con il massimo della stratificazione del tempo – ha spiegato Spadoni – e abbiamo dato campo ai fotografi per fare di uno strumento quotidiano come il telefonino uno strumento con cui trasmettere uno sguardo diverso”.
L’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Gandolfi commentando i lavori ha affermato: “Questi restauri sono straordinari, perché hanno rispettato i segni lasciati dalla storia e dalla memoria, cosa che di solito invece si tende a cancellare. Assolutamente ordinario per il Comune di Reggio Emilia è stato invece il rispetto dei tempi e delle risorse. Va dato merito a tutte le maestranze. I lavori sono stati seguiti egregiamente da giovani professionisti della nostra struttura e compiuti dall’impresa affidataria, molto preparata sul restauro ed efficiente, la Co.ge.di di Afragola, Napoli”.
Il filosofo Riccardo Panattoni, direttore del Centro di documentazione di storia della psichiatria, ha sottolineato come i cinque fotografi abbiano lavorato proprio sul tema del passato del Lombroso, che trapela dai suoi muri restaurati, quasi affidando alla “memoria quello spazio visionario di cui ha bisogno il Paese e hanno bisogno le città”.
Giovanni Ottolini, direttore della Fondazione nazionale della danza – Aterballetto, ha ricordato come Aterballetto sia presente domenica 8 maggio alla quinta edizione dei Quartieri illuminati di Fotografia Europea, adattando questa volta una suite da “Certe notti”. Ha sottolineato la “duttilità della Compagnia, passata dal debutto con la Sagra della primavera a Baden Baden allo spettacolo che terrà a Reggio Emilia”. Una consonanza con la città nel sottolineare i suoi luoghi chiave: l’architettura alla Rosta, la psichiatria al San Lazzaro.
Al Campus San Lazzaro, domenica 8 maggio si potrà arrivare sia in bicicletta, lungo il percorso in sicurezza della ciclabile, sia in treno, con le corse speciali predisposte da Fer dalla stazione centrale. Lo ha ricordato Elisabetta Farioli, direttrice dei Musei civici e responsabile delle mostre di Fotografia Europea, che ha aggiunto come queste visite aperte al pubblico saranno durante Fe 2011, sono un’anticipazione rispetto all’inaugurazione ufficiale degli spazi del Museo della Psichiatria, che avverrà a settembre durante la Settimana della Psichiatria.
IL RESTAURO DEL PADIGLIONE LOMBROSO. L’intervento di recupero del padiglione Lombroso, avviato nel 2009 per restituire alla collettività un patrimonio storico e culturale di grande valore, è stato realizzato dal Comune di Reggio Emilia sulla base di un accordo con l’Ausl, proprietaria dell’immobile, ed è stato finanziato per un investimento di 3,1 milioni di euro di cui circa 2 finanziati dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. l progetto di riqualificazione del padiglione Lombroso è stato redatto e diretto dall’architetto Giorgia Lombardini con la collaborazione dell’architetto Francesca Saccani e dell’ingegnere Elisa Bonoretti dell’Area Ingegneria e Infrastrutture del Comune di Reggio Emilia, mentre la progettazione strutturale e impiantistica sono della Cooperativa architetti e ingegneri di Reggio Emilia e il progetto dell’allestimento è di Studio fuse* architecture.
Il Lombroso costituisce per la città un importante luogo di memoria e della storia della psichiatria. Per recuperare questa preziosa memoria, l’edificio e l’area cortiliva che lo circonda – oggi di proprietà dell’Ausl ma cedute in comodato d’uso gratuito al Comune per una durata rinnovabile di 29 anni – sono state oggetto negli ultimi mesi non solo di opere di consolidamento e ripristino delle strutture, ma di una vera e propria opera di “archeologia della contemporaneità” che ha visto progettisti, restauratori e operai impegnati, con grande meticolosità, nel restauro dei suoi spazi. Si ritiene infatti che il padiglione Lombroso non debba essere intesto come un mero “contenitore” di nuove attività, bensì il contenuto principale del futuro museo, essendo museo esso stesso.
Obiettivo delle operazioni di restauro, supervisionate dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali, è stato quello di permettere l’evocazione della particolare atmosfera dei luoghi, nel rispetto della conformazione originaria dei suoi spazi, materiali e cromatismi, senza per questo cancellare le tracce del degrado e dell’usura che ne hanno segnato l’esistenza. Particolare attenzione è stata riservata alla conservazione dei graffiti eseguiti dai pazienti anche all’interno delle celle, realizzati nei modi più diversi, addirittura con le suole delle scarpe. I lavori di recupero del padiglione Lombroso si svolgono nell’ambito del Programma di riqualificazione urbana (Pru) del complesso del San Lazzaro, in vista della realizzazione del Campus universitario, indicato dal Piano strutturale comunale fra i sette Poli d’eccellenza della città.
SCHEDA DI RESTAURO. Il responsabile del Procedimento è stato l’ingegner Carlo Chiesa. Progetto architettonico e Direzione Lavori, arch. Giorgia Bombardini. Progetto e direzione operativa strutture e impianti, ing. Carlo Rossi – Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Collaborazione alla progettazione, arch. Francesca Saccani, ing. Elisa Bonoretti. Impresa esecutrice dei lavori, Co.Ge.Di. srl. Durata dei lavori: 730 giorni (da febbraio 2009 a febbraio 2011). Importo complessivo dell’intervento: 3.100.000 euro di cui: contributo del Ministero per i Beni Culturali, 2.065.827,60 euro e stanziamento del Comune di Reggio Emilia: 1.034.172,40 euro.
IL MUSEO DI STORIA DELLA PSICHIATRIA. Il progetto di allestimento museale all’interno del Padiglione Lombroso nasce dall’esigenza di valorizzare lo straordinario patrimonio che fa di Reggio Emilia il luogo privilegiato di raccolta di materiali della storia della psichiatria italiana. Oltre al patrimonio bibliografico della Biblioteca Scientifica Carlo Livi (unico nel suo genere e fra i più ricchi d’Italia) sono infatti conservati presso l’Istituto San Lazzaro esempi importanti, talvolta unici, di strumenti di contenzione e terapia, una significativa campionatura di strumenti scientifici, oltre 1.700 foto che ricostruiscono, a partire dal 1880, la vita e la storia dell’Istituto, decine e decine di migliaia di cartelle cliniche in corso di studio e pubblicazione, un interessante collezione di video sulla malattia mentale, quasi diecimila opere figurative prodotti dai ricoverati nel corso di oltre cento anni. Caratterizzerà l’allestimento, oltre alla esplicita salvaguardia e valorizzazione della “memoria” del luogo (il Padiglione Lombroso costituisce di per sé un monumento che funge, contemporaneamente, da documento esemplare della storia della psichiatria) l’ampio ricorso a sistemi e dispositivi multimediali utilizzati non solo per le possibilità didascaliche e informative ma anche per stimolare nel pubblico un più profondo coinvolgimento. Il progetto allestivo sarà curato dallo Studio fuse* architecture.
QUARTIERI ILLUMINATI: DOMENICA 8 MAGGIO 2011 CON FOTOGRAFIA EUROPEA. Ogni anno Fotografia Europea accende, con l’iniziativa Quartieri Illuminati, i riflettori su alcuni luoghi inattesi e inesplorati di Reggio Emilia. Quest’anno il cuore dell’iniziativa sarà il padiglione Lombroso che verrà presentato in anteprima alla città ed ospiterà all’interno dei sui locali due mostre, dal 7 maggio al 12 giugno e una serie di eventi che culmineranno nella performance di Aterballetto, una produzione site specific della Fondazione Nazionale della Danza prevista per domenica 8 maggio 2011, nell’ambito delle giornate inaugurali di Fotografia Europea 2011. L’iniziativa è promossa dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con Ausl Reggio Emilia – Dipartimento di salute mentale, Fer-Ferrovie Emilia Romagna, Fondazione nazionale della Danza/ Aterballetto, Centro di Documentazione di storia della psichiatria “San Lazzaro” e Circoscrizione Nordest.
Domenica 8 maggio sarà una intera giornata di festa per il Complesso del San Lazzaro dove svolgerà un ricco programma con iniziative rivolte ad un pubblico di ogni età grazie ad eventi espositivi, spettacoli e momenti ricreativi e ludici.
Dalle ore 17.30 treni in partenza da binario FER della Stazione Centrale di Reggio Emilia condurranno i visitatori fino al Complesso del San Lazzaro (orari di andata da binario FER della Stazione Centrale di Reggio Emilia: 17.30, 18.30, 20.00 – orari di ritorno da Complesso San Lazzaro: 18.00, 19.30, 21.40): durante il primo viaggio (ore 17.30) la Banda di Quartiere accompagnerà i partecipanti e si esibirà con un concerto itinerante sul treno lungo il percorso fino al Padiglione Lombroso.
Alle ore 18.00 avrà luogo la presentazione ufficiale delle mostre (già visitabili dalle ore 10.00 di sabato 7 maggio) Il padiglione dei furiosi – Il restauro del Lombroso nel complesso del San Lazzaro, a cura di Giorgia Lombardini, Francesca Saccani, Elisa Bonoretti, Fuse*architecture, e Hipstamatic for San Lazzaro – 5 fotografi + 1 filosofo, fotografie di Fabrizio Cicconi, Marco Manfredini, Marcello Grassi, Fabrizio Orsi, Kai-Uwe Schulte–Bunert (testi in catalogo di Riccardo Panattoni).
La mostra Il padiglione dei furiosi – Il restauro del Lombroso nel complesso del San Lazzaro, allestita all’interno dei locali del Padiglione Lombroso, si articolerà in due percorsi fra loro strettamente collegati: da un lato i lavori di restauro appena conclusi attraverso immagini fotografiche scattate durante il cantiere a stretto contatto con le maestranze che li hanno eseguiti; dall’altro si anticiperanno i contenuti e le forme che assumerà l’allestimento museale destinato a vedere la luce nei prossimi mesi all’interno degli stessi spazi. Si porrà in particolare l’accento sull’impiego della fotografia nella cura psichiatrica, che rese il San Lazzaro un ospedale all’avanguardia in Europa.
Per la mostra Hipstamatic for San Lazzaro – 5 fotografi + 1 filosofo, invece, cinque fotografi – Fabrizio Cicconi, Marcello Grassi, Marco Manfredini, Fabrizio Orsi e Kai-Uwe Schulthe-Bunert – sono stati invitati ad entrare nel padiglione Lombroso, memoria viva di ciò che non è più, muniti di iPhone, e, utilizzandone la sola funzione Hipstamatic, ne hanno colto segni fuggevoli, ma a loro modo indelebili. Le immagini prese al volo da un cellulare sembrano attraversare, con stupore, dei cristalli di tempo.
Dalle ore 18.00 alle ore 20.00 anche i più giovani potranno divertirsi con le animazioni per ragazzi a cura di Musei Civici e Circoscrizione Nord Est.
Spazio anche alla musica con due concerti che si succederanno dalle ore 18.30: alle ore 18.30 si terrà il Concerto Jazzy Dogs (componenti: Mark Borgazzi – Voce, Federico Bigonzetti – Drum, Antonio Cavicchioni – Chitarra, Marco Ariani – Violoncello, Ivano Borgazzi – Piano) ed alle ore 19.30 il concerto Atlas (Genere: Afro/Electro/Dub; componenti: Ikopi Emmanuel Katumbi – Voce, Simone Copellini – Tromba, Mauro De Pietri – Macchine, Michele Morari – Batteria).
Alle ore 20.30 l’evento culminante della manifestazione: lo spettacolo di Aterballetto Suite da Certe Notti, una produzione della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, con la direzione artistica di Cristina Bozzolini, coreografie di Mauro Bigonzetti, luci di Carlo Cerri, canzoni e poesie di Luciano Ligabue. Ispirato alla notte sì, ma anche alla vita e al luogo in cui i tre artisti vivono, quindi storie di pianura padana e odori e rumori di queste zone. Lo spettacolo è gratuito, senza obbligo di prenotazione, fino ad esaurimento dei posti.
Dalle ore 17.30 alle ore 22.00 sarà aperto “Il cortile di zucchero”, il bar gestito dalla Coop Sociale Dolce-Mente, e grazie all’impegno della Circoscrizione Nord Est, sono in programma degustazioni gastronomiche.
MOSTRE, ORARI DI APERTURA
Complesso S. Lazzaro – Padiglione Lombroso – Via Amendola 2
Sabato 7 maggio – ore 10 – 13 e 16 – 21 (inaugurazione domenica 8 maggio alle 18)
Il padiglione dei furiosi – Il restauro del Lombroso nel complesso del San Lazzaro a cura di: Giorgia Lombardini, Francesca Saccani, Elisa Bonoretti, Fuse*architecture.
Hipstamatic for San Lazzaro – 5 fotografi + 1 filosofo, fotografie di Fabrizio Cicconi, Marco Manfredini, Marcello Grassi, Fabrizio Orsi, Kai-Uwe Schulthe-Bunert.
Dal 9 maggio al 12 giugno – sabato, domenica e festivi ore 10.00 –13.00 e 16.00 –19.00
Il padiglione dei furiosi – Il restauro del Lombroso nel complesso del San Lazzaro a cura di: Giorgia Lombardini, Francesca Saccani, Elisa Bonoretti, Fuse*architecture
Hipstamatic for San Lazzaro – 5 fotografi + 1 filosofo, fotografie di Fabrizio Cicconi, Marco Manfredini, Marcello Grassi, Fabrizio Orsi, Kai-Uwe Schulthe-Bunert.
COME ARRIVARE
In auto: parcheggio Asl da via Amendola, 2 fino ad esaurimento e parcheggio scambiatore Funakoshi
In bici: ciclopedonale via Emilia con ingresso da tutti gli accessi ciclopedonali al Parco Storico del S. Lazzaro da via Amendola
In treno: andata – da Stazione Centrale Reggio Emilia binario FER: 17.30, 18.30, 20.00 ritorno – da fermata San Lazzaro: 18.00, 19.30, 21.40
INFO 0522 456477, 456816, 456249, www.musei.re.it, www.fotografiaeuropea.it
I FOTOGRAFI DI “HIPSTAMATIC FOR SAN LAZZARO”
Sono cinque i fotografi professionisti che si sono cimentati con il Lombroso, il suo passato di manicomio e il suo futuro come Museo della Psichiatria e luogo di cultura, utilizzando l’applicazione Hipstamatic dell’Iphone per Fotografia Europea 2011.
FABRIZIO CICCONI. Nasce a Reggio Emilia nel 1964. Intraprende la professione di fotografo a partire dal 1987. La sua ricerca verte, fin dall’inizio del suo lavoro, sull’immagine dell’uomo, come testimonia la sua prima personale, Padani, tenutasi nel 1991 a Palazzo Ruini a Reggio Emilia. Il suo lavoro, incentrato sul tema del ritratto, gli ha consentito di iniziare collaborazioni con istituti culturali e gruppi musicali; lavora inoltre per riviste ed agenzie dove realizza campagne pubblicitarie a livello nazionale.
Nell’ Aprile 1995 collabora con i registi Davide Ferrario e Guido Chiesa per la produzione di un libro sul 50° Anniversario della fine della seconda guerra mondiale, documentando l’operazione culturale “Materiale Resistente”, organizzata dal comune di Correggio in collaborazione con i C.S.I.
Tra il 2003 e il 2004 realizza un lavoro di documentazione sul trasposto pubblico per ACT a cura di Sarah Grugnetti e con la collaborazione di Stefano Giovannelli dell’ ag. “Foletti &Petrillo design“, che si conclude con una mostra personale dal titolo “Una città in Movimento“ a Palazzo Magnani di Reggio Emilia.
Nel 2005 realizza la documentazione di un Kolkhoz in Uzbekistan in collaborazione con lo scrittore Giorgio Messori. Il lavoro è stato inserito nel circuito della rassegna internazionale di fotografia di Roma, curata da Marco Delogu, con una mostra dal titolo “Politotdel“ a cura di Raffaella Guidobono nella galleria A.K.A.
Tra il 2006 e il 2007 realizza un progetto insieme al suo collega tedesco Kai-Uwe Schulte-Bunert, su due città divise in Italia Gorizia-Nova Gorica e in Germania Görlitz-Zgorzelec.
Il progetto dal nome “2_ luoghi divisi” ha vari finanziatori e Patrocini e viene esposto in varie sedi europee tra cui anche Berlino nel 2008, in occasione del mese della fotografia.
Nel 2010 inizia una ricerca sulla luce della luna fotografando principalmente la natura illuminata dalla luna piena. Con questo lavoro inizia una collaborazione con un atelier di fiori con cui collabora per realizzazione di mostre stagionali.
Oltre ad alcune mostre personali, ha al suo attivo la partecipazione a diverse esposizioni collettive, tra le quali Portfolio, immagini in movimento, nell’ambito di Modena per la fotografia (1995); AEmilia, tenutasi all’Antico Foro Boario di Reggio Emilia (1996) a cura di L. Gasparini e R. Valtorta; In tempo reale, curata da Franco Vaccari (1996); Sguardi personali, organizzata tra 2001e 2002 a Castelvetro (Mo). (http://www.fabriziocicconi.it – info@fabriziocicconi.it).
FABRIZIO ORSI. Nasce nel 1961 a Reggio Emilia, dove vive e lavora. Frequenta studi artistici prima a Reggio Emilia e poi a Urbino dove si diploma nel 1986 presso l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche presentando come tesi una monografia fotografica sull’opera dello scultore Pino Castagna (alcune immagini sono oggi conservate presso i Musei d’Arte Moderna di Wiesbaden e di Tokio). Nel 1982 viene selezionato e ospitato dalla Fondazione Mariano Fortuny di Venezia per partecipare a un workshop con Oliviero Toscani.
Nel 1991 diventa fotografo professionista specializzato in ritratto, glamour e moda. L’incarico di fotografo ufficiale che riceve da parte del Comune di Quattro Castella per la documentazione dell’annuale Simposio Internazionale di Scultura darà luogo nel 1995 alla sua prima mostra personale.
MARCELLO GRASSI. Nasce a Reggio Emilia nel 1960. Nel 1985, dopo aver visitato alcune esposizioni programmate per l’Anno degli Etruschi, progetta e realizza un lavoro di “scavo visivo” nei luoghi, città e necropoli della civiltà etrusca (in Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Umbria); nel 1999, in occasione dell’esposizione delle sue fotografie al Musée Reattu di Arles, Federico Motta Editore pubblica il volume ‘Etruria’.
Nel 1992 riceve l’incarico di fotografare i reperti della collezione archeologica conservati nel Cortile e nella Galleria dei Marmi dei Musei Civici di Reggio Emilia. Da questa prima serie di immagini commissionate prende l’avvio una lunga ricerca sull’Anatomia del Tempo, condotta in musei e siti archeologici in Italia e in Europa (Arles, Berlino, Bologna, Brescia, Grosseto, Nizza, Parma, Roma, Torino). Nel 1995 inizia una serie di foto – Il Giardino di Borges – sul tema del rapporto tra reale e irreale, avente come soggetto le collezioni conservate nelle sale delle raccolte zoologiche di musei italiani.
Dal 1994 al 1996 fotografa la città francese di Arles. Nel 1997, su incarico del Musée Archéologique di Nice-Cimiez, realizza un servizio sul sito locale. Nel 1998 la provincia di Reggio Emilia, nell’ambito degli scambi culturali previsti nel programma di gemellaggio con quella dell’Enzkreis in Germania, lo invita a fotografare il monastero cistercense di Maulbronn. Nel 1999 inizia una campagna per immagini sul Palazzo Ducale di Sassuolo che termina nel 2002, anno in cui inizia a lavorare con Fabrizio Orsi a un progetto su Luzzara a cinquant’anni esatti dalla pubblicazione del libro Un Paese di Cesare Zavattini e Paul Strand. Alla fine del 2004 viene presentato il volume ‘Luzzara. Cinquant’anni e più…’ edito da Skira Editore con un testo di Luciano Ligabue. Ha partecipato all’edizione 2007 di Fotografia Europea con il lavoro ‘Identità tra le città d’Europa_Berlino’, anche questo con Fabrizio Orsi, con un testo di accompagnamento dello scrittore berlinese Thomas Brussig.
Ha esposto in personali e collettive in varie città d’Europa (Arles, Berlino, Chalon-Sur-Saône, Charleroi, Cortona, Lisbona, Liegi, Londra, Milano, Modena, Nizza, Parigi, Saint Paul de Vence) dove sue fotografie sono conservate presso musei e istituzioni.
KAI-UWE SCHULTE-BUNERT. Kai-Uwe Schulte-Bunert vive e lavora tra la Germania e l’Italia. Attraverso il video e la fotografia l’artista indaga il rapporto tra l’uomo e il paesaggio. In particolare analizza da molti anno gli spazi marginali, luoghi abbandonati e territori di confine. Le sue ricerche confluiscono in una serie di pubblicazioni e di mostre personali: Specie di spazio (Reggio Emilia, 2004-2005), Passaggi (Reggio Emilia, 2006), Due: luoghi divisi (Gorizia, Görlitz, 2007-2008), 10 Sekunden Nacht (Berlino, Svignano sul Rubicne, 2007), Wohlverdient (Berlino, 2009), Fondo vivo (Reggio Emilia, 2009), übersehen (Monaco, 2009). Ha inoltre partecipato a numerose collettive in Germania e in Italia tra cui Il volto della Follia. Cento anni di immagini del dolore (Reggio Emilia, 2005), Movement III (Berlini, 2007), Fotografia Europea – La città/Europa (Reggio Emilia, 2007), Confini/Frontiere (Pordenone, 2008), Mois de la Photo (Parigi, 2008), Monat der Fotografie (Berlino, 2008), Sopravvivere al quotidiano (Piacenza, 2009).
MARCO MANFREDINI. Nato a Milano nel 1974, inizia a fotografare nel 1994 precisando, dal 1997, una sua linea di réportage sociale. In quell’anno realizza una serie di fotografie nel meridione dell’india, che espone, nel1999, a Novellara. Nello stesso anno realizza un réportage in un campo profughi Sahrawi in Algeria per conto di una associazione umanitaria. Nel 2004 un viaggio nel cuore dell’Amazzonia brasiliana permette all’autore di fare una serie di immagini che descrivono la vita di un villaggio isolato tra foresta ed acqua.
Nel 2007 si reca in Bangladesh dopo il passaggio dell’uragano SIDR realizzando una serie di fotografie che evidenziano lo stato di abbandono e disperazione in cui versa la popolazione. Le sue fotografie sono conservate presso il Musée de la Photographie di Charleroi (Belgio), Musée d’Art et Archeologie di Aurillac (Francia), La fototeca della Biblioteca A. Panizzi di Reggio Emilia.
IL PADIGLIONE DEI FURIOSI, STORIA DELL’EDIFICIO
Nel luglio del 1891 viene affidato all’Ing. Angelo Spallanzani l’incarico per la progettazione di un padiglione all’interno dell’ospedale San Lazzaro nel quale ospitare i malati cronici tranquilli, originariamente chiamato Casino Galloni in onore del primo medico direttore del San Lazzaro. La costruzione dell’edificio avviene nel 1892 in forme differenti da quelle odierne, corrispondenti di fatto all’avancorpo dell’edificio attuale. I lavori durarono un solo anno, dall’ottobre 1891 al novembre 1892. “ E’ un vasto fabbricato a due piani, di m. 36 x 12, della cubatura complessiva di 4.300 metri cubi….consta di un atrio, preceduto da un lungo porticato, a cui fanno seguito quattro vasti ambienti, due per parte, destinati a refettori e locali di soggiorno. Una larga scala conduce al piano superiore, dove sono 4 ampi dormitori, un atrio coi lavabo, e delle stanze per infermieri. La semplicità delle linee di costruzione e della disposizione degli ambienti, e la loro ampiezza, la ricca ventilazione per molte ed ampie finestre, i pavimenti lucidati, gli stucchi lucidi, la nitidezza e gaiezza che spirano ovunque, l’ampiezza del giardino circostante…. non ha costato che L. 48,000.”
Già dal principio il Casino Galloni era circondato da mura, probabilmente perché nelle vicinanze sorgeva il “Villino Livi”, già “Villino Pompeiano”, riservato a pensionati ricchi.
Con l’introduzione della legge n. 34 “Disposizioni sui manicomi e gli alienati” del 14 Febbraio 1904, e del successivo regolamento del 1909, che rendeva obbligatoria l’istituzione presso i manicomi di una speciale “sezione” d’isolamento per “pazzi criminali dimessi” e “detenuti alienati”, il “Casino Galloni” verrà trasformato, nel 1910, nella “Sezione Lombroso”. Con questa intestazione si intendeva celebrare Cesare Lombroso, famoso studioso di antropologia criminale che morì nel 1909 e che collaborò anche alla Rivista di Sperimentale di Freniatria di Reggio Emilia fin dalla sua nascita, nel 1875. Risale al luglio del 1907 il “Progetto di adeguamento del Casino Galloni a reparto speciale di sorveglianza per prosciolti e pazzi morali e pericolosi”, firmato dall’ing. Domenico Spallanzani, figlio dell’ing. Angelo Spallanzani. I lavori si concluderanno nel dicembre 1911.
L’edificio arriverà ad ospitare una settantina di reclusi e, a partire dal 1923, accoglierà anche i malati condannati a pene di breve durata.
Proprio per la natura carceraria dell’edificio, furono costruiti due muri per dividere il cortile in due spazi, adibendone uno ai malati “pericolosi”. All’ingresso del muro di cinta furono realizzate due guardiole, una per il portiere, mentre l’altra era riservata ai colloqui tra ricoverati e familiari.
Nel corso dei decenni i ricoverati ricoprirono completamente questo muro con dipinti e graffiti, raffiguranti case ed edifici, nel probabile tentativo di evadere dal loro mondo di isolamento.
Solo nel 1972, dopo aver ospitato anche malati diversi dai criminali – dal 2 marzo 1945 al 6 dicembre 1948 ospitò anche Antonio Ligabue – l’edificio fu definitivamente abbandonato e considerato inutilizzabile, mentre il suo muro di cinta veniva abbattuto.