Dal governatore un ringraziamento al Presidente della Repubblica: “Grazie a lui, gli italiani oggi si sentono uniti”. Il Sindaco di Reggio Emilia: “Oggi tanti popoli cercano la libertà. Abbiamo bisogno di più Europa”. La Presidente della Provincia: “Il nostro paese ha bisogno, ancora oggi, di riscatto, di dignità, di resistere”. Sul palco, insieme ai partigiani un veterano americano che ha partecipato alla Liberazione e uno studente reduce dai viaggi della memoria a Berlino
La Resistenza è stata fatta da tutti gli italiani e da tante culture. Oltre ai partigiani e alle partigiane, tutti coloro che in tanti modi si opponevano al fascismo o ne proteggevano le vittime, donne, contadini, preti, insegnanti, i soldati che scelsero la deportazione alla Rsi. “Questa è la storia di tutti, non di qualche vessillo ideologico: sulla Resistenza sventola il Tricolore. Questo è il senso della storia e nessuno può permettersi di riscriverla” ha affermato il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani questa mattina a Reggio Emilia intervenendo alle celebrazioni del 25 Aprile.
Il governatore è intervenuto in chiusura delle celebrazioni aperte, dopo l’inno di Mameli, dal Sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, che ha annunciato la presenza sul palco del veterano americano di 89 anni che ha partecipato alla Liberazione Roque “Rocky” Riojas, che è tornato in Italia a vistare i luoghi dove ha combattuto, da Montecassino a Brescia passando da Reggio Emilia. Vicino a lui i partigiani Giglio Mazzi e Iride Silvi, nome di battaglia Bruna, che il 25 aprile 1945 parteciparono alla liberazione della città.
“Abbiamo scelto dieci parole per declinare la parola Unità, per rappresentare la storia di Reggio Emilia nell’Unità d’Italia – ha ricordato il Sindaco Delrio – Tra queste, Liberta’ è il nome della festa di oggi del 25 aprile, Lavoro è il nome della festa del 1° maggio, Democrazia è il nome della festa della Repubblica, il 2 giugno. Le nostre feste civili ci parlano di conquiste importanti e di cui sempre temiamo la fragilità. Sono conquiste che abbiamo raggiunto quando abbiamo scritto, all’articolo 1 della nostra Costituzione, che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Vogliamo che rimanga scritto così, ci piace scritto così! E ancora una volta ringraziamo il nostro presidente Giorgio Napolitano per il suo impegno quotidiano nel difendere la Costituzione”.
“La memoria condivisa – ha continuato Delrio – richiede che si dica la verità, che non si dicano menzogne: tutti i morti sono da rispettare, ma le battaglie erano diverse e c’era una battaglia giusta e una sbagliata. Ha vinto la battaglia giusta, e oggi da Reggio Emilia diciamo che non vogliamo che sia depenalizzata la ricostituzione del partito fascista”.
Ricordando il sacrificio di tanti martiri, da don Pasquino Borghi ai Fratelli Cervi, di tante persone che hanno perso la vita, il sindaco ha richiamato come anche oggi da molti paesi del mondo sorga la richiesta di libertà, dalla Siria, dalla Libia, dalla Tunisia: “Quando un popolo chiede libertà, non lo fa in nome della ricchezza individuale, o del successo personale. E non lo fa per poter fuggire dal proprio paese. Lo fa in nome di tutti i propri fratelli e sorelle, per restare nel proprio paese e camparci con dignità. Ma quale libertà è quella che ti costringe a lasciare il tuo paese, ad annegare per toccare la terra di un paese straniero? Per questo dobbiamo essere vicini a questi popoli abbiamo bisogno di più Europa e non solo di ricordarci dell’Europa quando non siamo capaci di risolvere i problemi. La Liberazione è quando ci si può dire davvero cittadini, quando si vive con fiducia in una comunità in cui si ha la certezza del diritto, del rispetto reciproco, delle pari opportunità”.
Il Sindaco ha inoltre parlato della necessità di liberarsi dalla crisi economica, obiettivo per cui stanno lavorando insieme enti locali e associazioni di categoria: “Un uomo che perde il lavoro è un uomo che perde la dignità”, e ha ribadito l’impegno trasversale per la legalità e contro le infiltrazioni mafiose, ricordando come a Reggio Emilia “i giovani della Locride e di Libera siano stati dichiarati i nuovi partigiani della legalità”.
“Abbiamo bisogno di sentire più vicino il nostro paese – ha concluso il sindaco – la nostra patria. La patria è il sentirsi a casa; sentirsi a casa anche quando c’è un altro che non conosci. La patria è nelle persone che incontriamo tutti i giorni, nelle nostre piazze. Non ci sarà patria senza la memoria di ciò che eravamo e senza la memoria di quanti ci hanno permesso di diventare ciò che siamo ora. Dobbiamo essere più degni delle persone che ci hanno regalato con il loro sangue questa nostra amata patria, che ci hanno permesso di essere e sentirci orgogliosamente italiani. Dobbiamo essere più degni della nostra bandiera e della nostra Costituzione”.
La Presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini ha ricordato come questo 25 aprile sia “ancora più di festa, nell’anno che celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia” invitando a riflettere “sul filo rosso che lega il Risorgimento alla Resistenza, non a caso definita secondo Risorgimento. Un filo rosso intessuto – oltre che di azioni concrete e gesta eroiche – di valori, tensioni e ideali”.
“L’asse Risorgimento, Resistenza e Costituzione – ha detto – rappresenta la spina dorsale dell’unita’ d’Italia, un’unità raggiunta attraverso il riscatto e la dignità. Per questo non possiamo accettare i tentativi di riscrivere tanto la storia del Risorgimento e della Resistenza, quanto la nostra Carta costituzionale. Perché farlo, significa mettere a repentaglio la coesione del Paese e la sua stessa identità”.
“Questo Paese ha bisogno, ancora oggi, di riscatto e dignità: ha bisogno di resistere e di risorgere! Resistere al declino verso il quale una classe politica sta cercando di trascinare il Paese anteponendo l’interesse personale al bene comune. Resistere ai molti – come ci ha ricordato l’arcivescovo di Milano – “che agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni”. Resistere a questa sciagurata propensione a ricercare continuamente motivi per alzare barricate e dividerci a ogni costo, a questo scetticismo indolente verso ogni valore collettivo, a questa crescente indifferenza, se non insofferenza, verso tutto ciò che è pubblico, che è “nostro” e non solamente “mio”. Resistere a queste patetiche dimostrazioni di disprezzo verso la nostra storia, la nostra identità nazionale, il nostro comune sentire. A chi, pur essendo chiamato a governare questa provincia o questo Paese, si rifiuta di ascoltare il nostro Inno. A chi, addirittura, propone di abrogare la XII disposizione transitoria della nostra Costituzione, quella che vieta la “ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, sostenendo di voler abolire un reato d’opinione, dimenticando che il fascismo non è un’opinione, ma un fatto che ancora oggi disgusta un Paese che si è formato proprio sui valori dell’antifascismo, inteso come ripudio della violenza politica, della privazione delle libertà, del razzismo”.
“Resistere, infine, ai tentativi di infiltrazione che le mafie stanno operando anche qui al Nord, qui in Emilia Romagna. Anche qui a Reggio Emilia, dove però ancora una volta la nostra comunità e le nostre istituzioni hanno dimostrato di essere uniti e di saper condividere valori comuni: su tutti la voglia libertà e di giustizia sociale, la ferma opposizione a qualsivoglia forma di prevaricazione. Attraverso la passione delle migliaia di giovani accorsi per ascoltare Roberto Saviano; attraverso il quotidiano e faticoso lavoro di forze dell’ordine e magistratura; attraverso l’impegno di tutte le nostre istituzioni – dal sindaco del più piccolo dei nostri Comuni fino al prefetto – anche in queste ultime settimane il messaggio che questa terra è stato in grado di lanciare è stato forte e chiaro: Reggio Emilia è una terra libera! E’ una terra nata dalla Resistenza che ancora oggi è in grado di resistere!”.
Il presidente dell’Anpi provinciale Giacomo Notari ha ricordato i tantissimi che hanno combattuto per la Resistenza e hanno resistito: dai 620 partigiani ricordati nel memoriale di piazza Martiri del 7 Luglio, ai soldati americani morti nello sbarco in Normandia, ai volontari polacchi di Montecassino, all’armata rossa della battaglia di Stalingrado, ai 600mila soldati italiani di cui 8mila reggiani che dopo l’8 settembre scelsero l’Internamento piuttosto che arruolarsi nella Rsi. “Oggi, davanti alla proposta di legge di ridare cittadinanza al partito fascista, molti di noi si chiedono se valesse la pena morire” e si è augurato un sussulto di orgoglio democratico: “Cosa dobbiamo aspettare per dire basta? Noi non abbiamo paura, abbiamo tanti giovani con noi, se staremo uniti, come è stato unito il Comitato di liberazione nazionale, queste cose non potranno passare”.
Uno studente, Nicolò Menozzi del liceo Moro, che ha partecipato ai viaggi della Memoria, organizzati ogni anno dall’Istituto storico della Resistenza e della storia contemporanea di Reggio Emilia, ha preso parola: “Non parlo a nome di nessuno, di nessun giovane. Ognuno deve fare la sua parte”. E si è speso per una scuola che sia più sostenuta e affiancata e che metta i giovani in condizione di conoscere. L’iniziativa di Istoreco va in questo senso, per trasmettere di generazione in generazione e fuori da ogni retorica cosa sia stata la storia, cosa sia stata la guerra mondiale, cosa siano stati i campi di concentramento.
L’intervento del Governatore della Regione Vasco Errani si è aperto con un ringraziamento al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “L’anno del 150° è iniziato a Reggio Emilia con il presidente Napolitano a cui vogliamo mandare un grazie di cuore. Grazie per quello che sta facendo per il popolo italiano, la Repubblica, il futuro dei nostri figli. Grazie perché è riuscito a riportare quello spirito di unità nazionale che si stava disperdendo in questo paese. Molti in questi mesi sono rimasti colpiti, sorpresi. Qualcosa di importante è successo. Gli Italiani vogliono essere italiani e si vogliono riconoscere nella loro storia”.
Gli Italiani non vogliono tornare indietro, ha detto il presidente Errani, anzi “vogliono rafforzare la consapevolezza delle proprie radici”.
Da qui al passaggio sulla Resistenza come valore e storia condivisa di tutti gli italiani. “La storia non si può riscrivere, non può essere riletta secondo gli interessi di questa o quella parte. La storia ha un senso di marcia che non si può cancellare. Pietà per tutti i caduti di tutte le guerre, ma – come è stato detto – ci fu chi combatté dalla parte giusta e chi combatté dalla parte sbagliata. E i partigiani e le partigiane erano dalla parte giusta. La Repubblica di Salò non fu una passeggiata, fu la faccia più spietata del fascismo contro la libertà. Questa è la storia di tutti, non di qualche vessillo ideologico. Non sventola la bandiera rossa sulla Resistenza. Sulla Resistenza sventola la bandiera Tricolore. Tante bandiere di tanti colori si misero insieme per dare un futuro al nostro paese. Questo è il senso della storia”. La “Resistenza non è un fatto di parte, fu un fatto di popolo, di tante culture”. Oltre ai partigiani e alle partigiane, ha spiegato Errani, un popolo si è impegnato, in tante vie e in forme diverse: senza le donne che sostenevano le famiglie, i parroci che nascondevano gli ebrei, i soldati che decisero di ribellarsi e di non accettare la Rsi, senza i maestri e le maestre che non si piegavano alla legge dittatoriale del fascismo, non ci sarebbe stata la Resistenza. Questa è la Resistenza che ha prodotto, da tante vie diverse, la Costituzione.
E ai partigiani e alle partigiane in piazza: “Non pensate mai di avere sbagliato, anche quando sentite cose che non vorreste sentire. Dovete sapere che non siete e non sarete mai soli, siamo qui con voi a onorarvi e a onorare la storia. Nessun improvvisato riformatore cambierà i principi della Costituzione”.
Importante, inoltre, il ruolo di Reggio Emilia: “Reggio Emilia è sempre stata all’incrocio della storia”. Sempre presente nei momenti cruciali: dalla nascita della bandiera, agli scioperi alle Reggiane del ’43, alla Resistenza, alla partecipazione della cultura cattolica, ai Costituenti Dossetti, Iotti e Ruini.
Dopo un passaggio sull’importanza della lotta per legalità, “combattiamo contro le infiltrazioni tramite la partecipazione, la libertà, la solidarietà, con le istituzioni in prima linea”, il governatore ha chiuso con un passaggio sulla scuola e la cultura. “Nessuno in questo paese deve poter dire che con la cultura non si mangia – ha detto Errani – nel paese del Rinascimento, di una cultura nota nel mondo, noi diciamo, che crediamo in una economia della conoscenza, che dia futuro ai nostri figli e diciamo che con la cultura si mangia e che vogliamo una scuola libera e democratica come la volevano i ragazzi che hanno fatto la Resistenza”.
La giornata è stata aperta con la messa alla Basilica della Ghiara, organizzata da Comune e Provincia di Reggio Emilia, Ufficio scolastico provinciale, Cgil, Cisl, Uil, associazioni combattentistiche e d’Arma, Comitato democratico costituzionale, istituto Alcide Cervi, Istoreco. La banda filarmonica del Tricolore ha accompagnato le celebrazioni.