I Comuni reggiani, coordinati dalla Provincia, sono in queste ore febbrilmente impegnati ad individuare e predisporre le strutture per accogliere i profughi e i migranti che il Governo ha chiesto di accogliere attraverso l’accordo stato-regioni. I nostri enti locali – lontani da stili di bertolasiana memoria – cercano di soddisfare criteri di qualità, creare situazioni di vita accettabili per tutti, coinvolgendo l’associazionismo ed il volontariato.
Su tutto questo si abbatte il consigliere del Pdl Eboli che virgoletta, sui giornali: “Il profugo, diversamente dal clandestino, non può essere trattenuto forzatamente in un luogo. Come si potranno evitare fughe sul territorio?”.
Ebbene, caro Eboli, questo lo chieda al suo Governo. Forse non sa che i profughi e i migranti non sono “internati”, né prigionieri, né carcerati e il loro status è definito dal Ministero dell’Interno.
Se sono quindi pienamente comprensibili le richieste di alcuni residenti di Cella – che domandano l’attenzione e la sorveglianza delle forze dell’ordine, ma anche numeri accettabili – lo è decisamente meno cercare di capeggiare queste preoccupazioni da parte di chi come lei ha corresponsabilità politica in questa situazione.
Con la gestione ipermediatica della situazione a Lampedusa, il governo di centro destra ha deliberatamente diffuso allarme tra gli italiani: “Esodo biblico”, “catastrofe umanitaria”, sono due delle espressioni più usate. Di certo, in questo frangente, il nostro Paese ha visto certificata la sua ininfluenza a livello internazionale e in sede comunitaria. La gestione dei permessi “umanitari” è stata frettolosa e mirata alla strategia – per altro fallita – del rapido espatrio.
Adesso Reggio, come tanti altri territori chiamati alla solidarietà, si mette a disposizione per risolvere questi disastri ed Eboli che fa? D’improvviso si chiama fuori da questi fallimenti e chiede ai nostri enti locali di andare oltre i decreti firmati dal “suo” presidente del Consiglio.
(Roberto Ferrari, Segretario provinciale Partito Democratico)