Un’economia che ha ripreso a crescere ma con prospettive incerte; dati dell’occupazione ancora negativi, anche se continua il progressivo rallentamento della perdita di posti di lavoro già cominciato nel 2009; un mercato del lavoro che sta premiando la flessibilità, privilegiando le forme contrattuali meno vincolanti con il calo dei rapporti a tempo indeterminato e l’aumento dei contratti a tempo determinato e di quelli in somministrazione. È questa la fotografia dell’occupazione modenese nel 2010 come risulta dai dati del Rapporto dell’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro presentato dalla Provincia di Modena ai rappresentanti degli enti locali, dei sindacati e delle associazioni di categoria venerdì 15 aprile.
La ripresa dell’economia modenese nel 2010 viene confermata, soprattutto nell’ultimo trimestre, dal segno positivo rispetto allo stesso periodo del 2009 di produzione, fatturato, ordini ed export. Le prospettive restano però dominate da un’incertezza di fondo e l’occupazione continua a segnare un risultato negativo sul quale incide anche la cessazione di procedure di cassa integrazione straordinaria. Complessivamente il mercato del lavoro segna una perdita pari allo 0,9 per cento di addetti, segnando quindi un rallentamento rispetto alla riduzione dell’1,8 per cento del 2009. È l’industria, in particolare i comparti della meccanica e della ceramica, il settore dove si registra il calo maggiore con una diminuzione dei posti di lavoro del 3 per cento. Negativo anche il comparto del tessile abbigliamento con un calo dell’1,4 per cento, mentre mostrano segnali di tenuta i settori dell’industria alimentare, dell’elettronica e delle apparecchiature elettriche, tra le quali il biomedicale. I servizi hanno mostrato invece una buona reattività rispetto alla ripresa economica.
Il modo in cui le imprese modenesi hanno affrontato la crisi, cercando di rafforzare la competitività attraverso l’incremento di efficienza dei processi, il controllo dei costi, il rinnovamento della produzione, come spiega il rapporto dell’Osservatorio, spinge verso la ricerca di flessibilità. È favorita quindi l’attivazione di contratti a tempo determinato, che presentano un saldo positivo, tra assunzioni e cessazioni, di 6.200 contratti nel 2010, e i contratti di somministrazione, aumentati del 30 per cento. Vengono invece colpiti i rapporti di lavoro a tempo indeterminato con una riduzione stimata di circa tremila posizioni sul territorio provinciale. Accelerano anche le attivazioni dei contratti di apprendistato e quelli di lavoro a chiamata, questi ultimi legati in particolare ai pubblici esercizi.
A fine 2010, le persone in cerca di lavoro iscritte ai centri per l’impiego della provincia erano 12 mila, alle quali si sommano i 9 mila iscritti nelle liste di mobilità. Complessivamente l’area della disoccupazione raggruppava quindi 21 mila persone, tremila in più del 2009 (ma tra il 2008 e il 2009 la differenza, in negativo, era stata di circa settemila). Il progressivo arrivo a termine degli ammortizzatori sociali si riflette anche sul primo trimestre del 2011, nel quale i lavoratori disponibili al lavoro presso i centri per l’impiego toccano le 22.700 unità.
Nel 2010 sono diminuite di circa il 30 per cento le ore di cassa integrazione ordinaria ma sono cresciute, triplicando le ore di cassa integrazione straordinaria e in deroga.