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150° Unità d’Italia: Consiglio provinciale a Fiorano

Si è aperto onorando la memoria di Ciro Menotti, con la deposizione di una corona sulla sua tomba nella chiesa di Spezzano, e idealmente di tutti i martiri e gli eroi che hanno dato la vita per il raggiungimento dell’Italia unita, il Consiglio provinciale straordinario dedicato al 150° dell’Unità che si è svolto a Fiorano mercoledì 16 marzo.

La seduta consiliare è iniziata con l’inno nazionale e un minuto di silenzio per le vittime del terremoto in Giappone. Il sindaco di Fiorano Claudio Pistoni ha poi ricordato le parole di Ciro Menotti, “il tuo primo pensiero sia d’unire”, per sottolineare che «se gli eroi risorgimenti fioranesi hanno contribuito a fare l’Italia, oggi riconosciamo che gli italiani hanno contribuito a fare Fiorano, perché nel nostro comune convivono cittadini provenienti da 104 delle 108 province del Paese».

Il presidente della Provincia Emilio Sabattini, invece, ha sottolineato che «un Paese che dimentica il passato non ha futuro. Abbiamo accumulato, in questi 150 anni, un grande patrimonio di persone, uomini e donne. Le loro opere, il loro impegno possono essere di stimolo, di lezione e di esempio per costruire il nostro futuro». Pensiero ribadito dal presidente del Consiglio provinciale Demos Malavasi, per il quale «come cittadini e istituzioni dobbiamo ritrovare le ragioni di una nuova unità d’Italia: per affrontare con rinnovata fiducia le difficili sfide che abbiamo di fronte, per rafforzare la democrazia, per promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale, per costruire un futuro migliore per i giovani».

Dopo la lezione di Giuliano Muzzioli, ordinario di Storia economica all’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore del comitato modenese per il 150°, incentrata sul ruolo delle forze sociali e degli enti locali nella costruzione del processo unitario e fino a oggi, sono intervenuti i gruppi consiliari. Il gruppo della Lega è entrato in aula solo dopo l’Inno di Mameli e il minuto di silenzio per le vittime del terremoto, mentre stava parlando il sindaco di Fiorano.

«Il 150° è una festa solenne – ha affermato Dante Mazzi (Pdl) – che ci unisce nel giusto e doveroso ricordo di coloro che hanno voluto e creato l’unità d’Italia. Purtroppo la sinistra non ha perso l’occasione per l’ennesima strumentalizzazione, trasformando le celebrazioni dell’Unità in un tentativo di dividere gli Italiani e appropriarsi indebitamente di valori che appartengono a tutti». Luca Gozzoli (Pd) ha replicato che «occorre aver avuto una storia, seppure travagliata, per potersi dire nazione. Celebriamo un 150° a cui non manca la polemica e che perfino alcuni ministri definiscono inutile, ma se nonostante questo il Paese nella sua storia recente ha superato crisi e difficoltà e raggiunto grandi traguardi, possiamo sperare di essere un punto di riferimento per quei movimenti che nel bacino del mediterraneo stanno lottando per la democrazia». E rivolto alla Lega, Gozzoli ha criticato l’ingresso dopo l’Inno di Mameli («avete mancato rispetto anche al sindaco e non avete nemmeno partecipato al cordoglio per il Giappone») condannando «chi cerca di minare il momento di unità di uomini e donne che oggi vogliamo ricordare

anche per essere più uniti e forti in un momento difficile ».

Evidenziando i costi economici della festa del 17 marzo, Denis Zavatti (Lega nord) ha sostenuto che «dal Risorgimento sono nate le fratture tra il nord e il sud invaso e depredato, tra i laici e i cattolici, tra una gestione etica e una corrotta della cosa pubblica. La Lega festeggerà l’Unità d’Italia quando le grandi fratture socioeconomiche causate dai Savoia saranno state sanate e quando il centralismo cederà il passo al rispetto e alla valorizzazione delle identità plurali della nazione che solo il federalismo può incarnare». A proposito dell’assenza in occasione dell’inno, Zavatti ha affermato: «Speriamo di non aver offeso nessuno; rispettiamo l’Inno, peraltro scritto da un genovese che certo non immaginava ciò che sarebbe avvenuto con i Savoia, ma nessuno può obbligarci a riconoscerci nel suo significato».

Per Fabio Vicenzi (Udc), che ha definito «triste il fatto che forze politiche non vogliano ascoltare l’inno», il filo conduttore della storia dell’Italia unita sono «l’umanesimo cristiano e liberale e il riformismo solidale. L’Italia di oggi avrebbe bisogno che tutte le correnti politiche che si riconoscono in queste storie, a qualsiasi titolo esse siano collocate nel cattivo bipolarismo di oggi, si unissero in un grande patto comune. Per la ricostruzione dello Stato e la rinascita della Nazione».

Sergio Pederzini (Idv) si è immaginato, proiettato per magia ai giorni nostri, un ragazzo del 1861 «saturo di quegli ideali di patria, libertà, sacrificio e unione che aleggiavano nell’aria in quel periodo. Quale potrebbe essere il suo pensiero? Io credo che direbbe “abbiamo fatto l’Italia ma ci siamo dimenticati di fare gli italiani” e che si chiederebbe dove si sono persi molti dei valori per i quali i patrioti si sono sacrificati allora». Rivolto alla Lega, Pederzini si è dichiarato offeso per l’assenza all’Inno: «Calpestate la memoria di chi si è sacrificato per noi».
















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