Tra preziose tracce di vita quotidiana dell’antica Mutina e l’enigma del ritrovamento di otto teschi, aprirà il 19 dicembre al Lapidario romano (Palazzo dei musei, largo Porta Sant’Agostino) la mostra “Parco Novi Sad: archeologia di uno spazio urbano”, dedicata ai reperti emersi dai recenti scavi per il parcheggio sotterraneo Novi Park.
Secondo i primi studi degli archeologi, l’area dell’attuale parco faceva parte dell’immediata periferia della città romana. Numerose tombe affiancavano una strada in ciottoli, ottimamente conservata, che si staccava dal centro urbano in direzione di Mantova. Dagli scavi sono emersi ornamenti, lucerne, oggetti in bronzo e alcuni crani, forse appartenenti a condannati a morte per decapitazione. Oltre alle testimonianze di epoca romana, la realizzazione del parcheggio ha riportato alla luce tracce di età protostorica, un monastero e un sepolcreto di età medievale e un cimitero riferibile all’epidemia di peste che colpì la città nel 1630.
“Sappiamo che il sottosuolo di Modena custodisce la memoria di una storia secolare e che quasi ogni scavo porta alla luce nuovi reperti – afferma il sindaco Giorgio Pighi. – Nel caso del parco Novi Sad, considerati il rilievo e l’ampiezza dei ritrovamenti, l’Amministrazione Comunale ha deciso di avviare un percorso di valorizzazione archeologica dell’area, per restituire ai cittadini una porzione dell’antica Mutina. Il progetto è quello di un vero e proprio museo all’aperto, una modalità molto gradita dal pubblico come dimostra l’esperienza di successo avviata con il parco archeologico della Terramara di Montale. Per questo – prosegue il primo cittadino – abbiamo siglato un protocollo d’intesa che vede coinvolte, accanto al Comune di Modena, la società Modena Parcheggi, impresa concessionaria del nuovo parcheggio Novi Park, e le competenti autorità statali: Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna, Soprintendenza per i Beni architettonici e per il paesaggio”.
Come sottolinea il direttore generale per le Antichità del Ministero per i beni culturali Luigi Malnati, che continuerà anche in questo suo nuovo ruolo a mantenere la direzione dello scavo del Novi Sad, la mostra che inaugura al Lapidario romano è frutto della collaborazione tra Soprintendenza archeologica e Museo civico archeologico etnologico. “Le indagini archeologiche ancora in corso – spiega Malnati – stanno fornendo numerosi dati di grande interesse per comprendere l’evoluzione di un’area suburbana della città romana e medievale nel corso dei secoli. Per questo, insieme alla direttrice del Museo, Ilaria Pulini, abbiamo voluto proporre un’anteprima su i primi risultati del cantiere di scavo che aprono scenari inediti per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico e culturale della città.”
L’esposizione “Parco Novi Sad: archeologia di uno spazio urbano”, con ingresso gratuito, presenterà alcuni dei reperti più significativi emersi nel corso dello scavo e sarà accompagnata da pannelli e videoproiezioni. È organizzata oltre che da Soprintendenza archeologica e Museo civico archeologico, dagli assessorati alla Cultura e Urbanistica del Comune di Modena e da Modena Parcheggi, con la collaborazione degli Amici dei musei e dei monumenti modenesi e delle cooperative Archeologia e Archeosistemi. Resterà aperta fino al 17 maggio, tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 (ad eccezione del 25 dicembre e dell’1 gennaio in cui l’apertura sarà soltanto pomeridiana, dalle 15 alle 18). L’inaugurazione è in programma alle 11 di domenica 19 dicembre e i partecipanti riceveranno in omaggio il calendario 2011 del Museo civico archeologico etnologico, che come ogni anno propone una selezione dei reperti più significativi emersi dagli scavi archeologici. La mostra sarà accompagnata da una guida di 48 pagine a cura di Ilaria Pulini, Silvia Pellegrini, Donato Labate e Mauro Librenti.
SOTTO IL PARCO NOVI SAD VILLAGGIO ARTIGIANALE E NECROPOLI
Era utilizzata come zona artigianale e produttiva e come necropoli, con decine di tombe che affiancavano una grande strada in ciottoli diretta a nord ovest: così appariva, in età romana, la zona del parco Novi Sad di Modena. I recenti scavi per la costruzione del parcheggio sotterraneo “Novi Park” hanno fatto emergere testimonianze preziose per gli archeologi: collane, ornamenti, oggetti in bronzo, teschi e ossa che da sabato 19 dicembre saranno visibili a tutti i modenesi nella mostra “Parco Novi Sad: archeologia di uno spazio urbano”, allestita al Lapidario romano (Palazzo dei musei, largo Porta Sant’Agostino). Tra reperti, pannelli e audiovisivi, il percorso della mostra metterà in luce, in una sorta di viaggio nel tempo, i cambiamenti di questa porzione di paesaggio urbano dell’antica Mutina.
In età romana ci sono testimonianze dei molteplici usi di quest’area, che faceva parte dell’immediato suburbio della città. A una funzione produttiva artigianale, indicata dalla presenza di pozzi, di una grande vasca e di un probabile edificio rustico, si accompagna, già forse dalla fine dell’età repubblicana, una destinazione prevalentemente funeraria, testimoniata dalla presenza di numerose tombe che affiancano la grande strada in ciottoli che si staccava dal centro urbano in direzione nord-ovest. Quest’ultima, attualmente ancora in corso di indagine per le fasi più antiche, sembra essere stata in uso per secoli, quasi sicuramente dalla fine dell’età repubblicana fino al V secolo dopo Cristo, come documenta il tracciato eccezionalmente conservato che verrà riproposto al pubblico nell’ambito del progetto di valorizzazione archeologica del parco Novi Sad. La rarefazione della frequentazione del sito in età tardo-antica e altomedievale è testimoniata dalla presenza di radure boschive fino a quando, in piena età medievale, viene costruito un monastero con annesso cimitero, sovrapposto in parte all’antica arteria stradale romana.
Una ricchissima fonte di informazioni si sono rivelate le discariche individuate in varie zone dello scavo. In questa zona periferica della città venivano ammassati veri e propri immondezzai che per l’archeologo sono una miniera preziosa di informazioni: da queste grandi buche provengono frammenti di vita quotidiana, ma anche oggetti rari e preziosi: collane, ornamenti, lucerne figurate, vari oggetti in bronzo, fra cui uno strigile, strumento usato dai gladiatori per detergere il corpo, decorato con rappresentazione di lotte gladiatorie.
La mostra, che sarà accompagnata da una guida di 48 pagine a cura di Ilaria Pulini, Silvia Pellegrini, Donato Labate e Mauro Librenti, è organizzata da Soprintendenza Archeologica e Museo Civico Archeologico, dagli Assessorati alla Cultura e Urbanistica, da Modena Parcheggi, con la collaborazione degli Amici dei Musei e dei monumenti modenesi e delle cooperative Archeologia e Archeosistemi. Resterà aperta fino al 17 maggio, tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 (ad eccezione del 25 dicembre e dell’1 gennaio in cui l’apertura sarà soltanto pomeridiana, dalle 15 alle 18).
L’inaugurazione è in programma alle 11 di domenica 19 dicembre e i partecipanti riceveranno in omaggio il calendario 2011 del Museo civico archeologico etnologico, che come ogni anno propone una selezione dei reperti più significativi emersi dagli scavi archeologici.