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Emilia-Romagna, Toscana e Liguria assieme per regole trasparenti in materia di Outlet

“Si è svolto oggi a Bologna, presso la sede regionale della Confesercenti, un confronto fra le Confesercenti dell’Emilia-Romagna, Toscana e Liguria, a cui hanno partecipato anche Paola Castellini, Responsabile Servizio Programmazione della Distribuzione Commerciale della Regione Emilia-Romagna e Caterina Bini, Presidente III° Commissione Sviluppo Economico Regione Toscana, sul tema dei Factory Outlet.

 Obiettivo dell’incontro era quello di verificare la possibilità di introdurre nelle normative regionali alcune prescrizioni a tutela del consumatore: ‘le piccole e medie imprese del commercio al dettaglio nel settore abbigliamento, tessile, calzaturiero e intimo (cosiddetto «settore moda») – dice Roberto Manzoni, Presidente Confesercenti Emilia-Romagna – subiscono ormai da tempo la concorrenza talora anomala di una tipologia di esercizi, i cosiddetti «factory outlet center», nuova tipologia commerciale non previsto da nessuna normativa, che rappresentano veri e propri centri commerciali costituiti da molteplici punti vendita al dettaglio, gestiti spesso direttamente dai produttori di beni di marca, o comunque caratterizzati dalla vendita di merci ormai fuori catalogo o difettate, offerte a prezzi ovviamente più bassi di quelli correnti sul mercato.

La mancanza di una opportuna programmazione, in particolar modo su un piano urbanistico ed edilizio, ha ingenerato la proliferazione di questi centri proponendo di fatto una attività di vendita «a saldo» o in promozione lungo l’intero arco dell’anno, in sostanziale elusione delle vigenti normative regionali. Posto che in questi centri dovrebbero essere commercializzati soltanto prodotti derivanti da scorte accumulate per eccessi di produzione, resi di merci, stock di fine stagione, prodotti «fallati», articoli di campionario e simili, si verifica una gestione alquanto particolare dei cartellini prezzi, inducendo in errore il consumatore e non è inoltre adeguatamente disciplinata la pubblicizzazione delle riduzioni di prezzo su un «fantomatico» prezzo consigliato. In pratica il consumatore si reca in questi luoghi con l’illusione di risparmiare e si trova invece ad acquistare merce fuori moda e molto spesso articoli d’importazione invenduti nel mercato europeo e che arrivano nel nostro sistema distributivo a prezzi che, anche se apparentemente scontati, restano ancora alquanto elevati.”

Da qui parte la richiesta di Confesercenti di introdurre nelle normative nazionali (è già stata predisposta dalla federazione di settore, la FISMO un’apposita proposta di legge) e regionali norme che regolamentino lo sviluppo sul territorio di tali strutture, diano certezze al consumatore e pari dignità alla rete commerciale tradizionale, in materia di definizione della tipologia distributiva, vendite ‘a saldo’ e ‘promozionali’, informazione sui prezzi, pratiche commerciali scorrette.

Su questi punti i partecipanti all’incontro hanno assunto l’impegno di approfondire la materia e verificare le condizioni per la proposizione ai vari livelli istituzionali di adeguati provvedimenti.”
















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