Sono diverse le ragioni che mi portano ad esprimere il mio sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori che aderiscono allo sciopero provinciale indetto dalla Fiom.
La prima, è che il nostro Paese ha drammaticamente bisogno di una vera politica industriale capace di invertire l’impoverimento generale che colpisce la società quale conseguenza della crescente disoccupazione.
La seconda ragione fondamentale è data dalla necessità di contrastare il disegno del Governo che, puntando a dividere i sindacati, vuole accelerare il processo di ridefinizione al ribasso dei diritti dei lavoratori.
Cercare di uscire dalla crisi con ulteriori politiche di riduzione dei salari e di compressione dei diritti del lavoro porterà, al contrario, a prolungare ed intensificare la portata della crisi stessa. L’aumento della produttività del lavoro è un obiettivo che il nostro Paese deve darsi, ma a partire da investimenti strategici in ricerca e tecnologia, di cui tuttavia non si vede l’ombra né in ambito pubblico né in quello privato. Il contratto collettivo nazionale, disdetto in modo unilaterale ed irresponsabile da Federmeccanica, deve continuare a rappresentare un architrave dei diritti fondamentali della società italiana. Chi difende il valore del contratto collettivo e della democrazia nei luoghi di lavoro oggi parla a tutto il Paese, non solo ad una sua parte.
Credo, in conclusione, che se è vero che l’unità sindacale è un obiettivo cruciale per la tenuta della coesione sociale e la stessa competitività del Paese, è altresì vero che questa non può essere raggiunta ad ogni costo.
La bussola, anche nelle relazioni sindacali ed industriali, è sempre data dalla Costituzione che, non a caso, individua nella dignità del lavoro, e nei suoi diritti fondamentali ed irrinunciabili quali lo sciopero, il fondamento stesso della Repubblica.
(Matteo Sassi, Assessore Politiche sociali, Lavoro e Salute)
