Il segretario del Pd di Castelfranco Andrea Casagrande e il capogruppo in Consiglio Comunale Devid Ghermandi replicano alle accuse lanciate dal Pdl alla giunta dopo la presentazione di un ordine del giorno sul testamento biologico.
“Era prevedibile che da parte del Pdl ci sarebbe stato il tentativo di stravolgere il senso e i contenuti dell’ordine del giorno, presentato dalla Giunta, in materia di “Istituzione del registro delle dichiarazioni di avvenuta redazione del testamento/dichiarazione anticipata di volontà relativa a trattamenti sanitari”.
Affermare che ” bisogna fermare chi sta tentando di introdurre l’eutanasia attraverso scorciatoie” dimostra la spudoratezza con cui i rappresentanti locali del Pdl non esitino ad attribuire significati del tutto inesistenti a quanto viene discusso e deciso in Consiglio Comunale. Ci troviamo di fronte a un caso preoccupante di “eutanasia valoriale, culturale e intellettiva” dei consiglieri del Pdl, supportati dai rappresentanti della Lega Nord e della lista Progetto Civico.
Di fronte a una proposta che permette, a chi è incapace di esprimere la propria volontà, di dare indicazioni rispetto ai trattamenti sanitari cui essere sottoposto, si argomenta che in questo modo si apre la strada alla eutanasia. Niente di più falso. L’obiettivo, al contrario, è quello di mettere a disposizione dei cittadini uno strumento che permetta di esprimere anticipatamente lo propria volontà, nel caso in cui il paziente si trovi in una situazione di assoluta impossibilità di farlo.
Con le nuove possibilità terapeutiche in materia di respirazione, idratazione e alimentazioni artificiali ed indotte si è enormemente estesa l’area di discrezionalità attribuita nei fatti al personale sanitario, spesso in condizioni di solitudine. Si è creata un “zona grigia” nel fine vita in cui decisioni fondamentali di vita e di morte vengono affidate, soprattutto in caso di incidenti, a medici e/o famigliari in modo spesso casuale. In casi come questi è forse improprio che ognuno possa dare indicazioni preventive su come gestire la sua situazione, sempre mantenendo ben saldo il principio del rifiuto di ogni forma di eutanasia?
Come intendono affrontare problemi di tale complessità i rappresentanti del Pdl? Con slogan falsi e fuorvianti o con argomenti legati alle esperienze di dolore, di sofferenza, di difficoltà di decidere che tanti cittadini, le loro famiglie e il personale sanitario devono affrontare? Cosa rispondono alla domanda posta loro in Consiglio Comunale (silenzio totale!!!!) sulla soppressione del Comitato di Bioetica decisa dal Ministro Brunetta nel maggio scorso, il cui compito era proprio quello di supportare, con propri pareri, le decisioni da prendere a livello normativo?
Cosa rispondono sul fatto che è necessaria una regolamentazione di questa materia e che questa non dev’essere il frutto di una decisione della maggioranza, ma di una vera e seria discussione che porti ad una decisione condivisa da tutti in Parlamento e che raccolga il sentire più profondo della nostra cittadinanza?
Concludiamo con le parole di un uomo certo non sospetto di “laicismo”, Papa Paolo VI”.
‘Il carattere sacro della vita – scriveva il Pontefice rivolgendosi ai medici cattolici – è ciò che impedisce al medico di uccidere e che lo obbliga nello stesso tempo a dedicarsi con tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa tuttavia obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza instancabilmente creatrice. In molti casi non sarebbe forse una inutile tortura imporre una rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso il dovere del medico è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece di voler prolungare il più a lungo possibile, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo: l’ora ineluttabile e sacra dell’incontro dell’anima con il suo Creatore’.