Con la collaborazione di un consulente tecnico nominato dalla procura della Repubblica di Verona, i finanzieri hanno ricostruito un articolato sistema di irregolare certificazione “CE”. Partendo proprio da un documento sequestrato, e’ stata individuata una società con sede in Sarzana (La Spezia) e unita’ operativa in Fiorano Modenese che, attraverso numerosi siti internet, pubblicizzava la possibilita’ di regolarizzare merce di provenienza extra comunitaria in modo veloce ed economico.
Presso le societa’ perquisite gli uomini della tenenza di Villafranca di Verona hanno acquisito gli elementi probatori relativi ai reati di “frode contro l’industria nazionale”, “frode nell’esercizio del commercio” e “vendita di prodotti industriali con segni mendaci”. Inoltre, nella sede della società, sono stati sottoposti a sequestro 23.123 prodotti di elettronica di origine cinese (telecamere per circuiti di sicurezza, monitor per circuiti interni e altro materiale tecnologico per la sicurezza), pronti per essere immessi sul mercato nazionale con falsa marchiatura “CE”, ovvero muniti della sigla CE riferita all’acronimo “China Export”.
E’ stato, in definitiva, sgominato un gigantesco giro di sola carta, certificati e/o documenti redatti ciclostilati e denominati “fascicoli tecnici”, con i quali e’ stata giustificata l’introduzione illecita nel mercato nazionale di migliaia di prodotti di origine cinese. In questa prima fase sono state denunciate 5 persone, responsabili del reato di “frode nell’esercizio del commercio” e ” vendita di prodotti industriali con segni mendaci”. Tre dei cinque sono stati denunciati anche per i reati di “associazione per delinquere”, “adulterazione o contraffazione in danno della pubblica salute” e “frode contro l’industria nazionale”.
Il valore commerciale in acquisto delle apparecchiature per l’estetica dalla Cina era di poco piu’ di 700 euro, mentre la corrispondente vendita in Italia avveniva con una media di 12.000 euro. In alcuni casi, gli strumenti venivano concessi a noleggio al prezzo di 10.000 euro ogni sei mesi. Le indagini sono tuttora in corso per accertare quante imprese in Italia si sono servite di tale metodo per importare prodotti non conformi dalla Cina.