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In Emilia Romagna il 77% dei Comuni ha adeguato i propri strumenti di pianificazione territoriale

E’ quanto emerge dal Rapporto dal Territorio 2010 realizzato dalla Regione Emilia Romagna e dall’Istituto nazionale di urbanistica, presentato oggi a Bologna.

Numerosi gli interventi, tra cui quello di Giuseppe Campos Venuti, presidente onorario Inu. “Nuove tecnologie e green economy, oltre a rappresentare le risposte per uscire dalla crisi, potranno essere efficaci soprattutto se si inseriscono in un rinnovato modello di governo del territorio – ha ribadito in apertura del convegno l´assessore alle attività produttive e piano energetico Gian Carlo Muzzarelli. Governo del territorio che per noi rappresenta una sfida. In quest’ottica, serve un’urbanistica moderna ed efficace, con città vivibili, sostenibili e inclusive, in grado di aiutarci a risolvere i conflitti, a partire da quelli culturali”.

Nella precedente legislatura è stato fatto un lavoro “robusto”, ha sottolineato in chiusura dei lavori l´assessore l’assessore alla programmazione territoriale e urbanistica Alfredo Peri. Un lavoro la cui sintesi è il Ptr, “che dimostra la capacità della Regione di elaborare una visione prospettica e strategica”. Peri ha ricordato inoltre una serie di scadenze ravvicinate: l’approdo in Assemblea legislativa del nuovo Prit (il Piano regionale integrato dei trasporti), il tema del Piano paesaggistico, il Codice unico del territorio, “che ci aiuterà a dare risposte puntuali”, e la questione della riqualificazione urbana “su cui occorre una regia complessiva con una gerarchia delle funzioni e delle competenze”.

Temi del Rapporto: la sfida della limitazione del “consumo” di suolo, al centro del Ptr; l’urgenza di arginare la rapida e disordinata crescita delle aree metropolitane (il cosiddetto sprawl); il quadro normativo aggiornato, che garantisce regole e strumenti per indirizzare la pianificazione; il contributo della riqualificazione, i nuovi contratti di quartiere, il monitoraggio degli appalti.

Il percorso di rinnovamento degli strumenti urbanistici comunali in Emilia-Romagna ha completato la prima fase: dei 341 Comuni (esclusi i 7 ‘nuovi’ dell’Alta Valmarecchia recentemente aggregati) il 77% (e cioe’ 264) ha provveduto ad adeguare i propri strumenti di pianificazione alla legge regionale 20 del 2000, o ha avviato le procedure per farlo. Nello specifico il 33% (112 Comuni) ha approvato un Psc, e il 15% (51 Comuni) lo ha adottato. L’11% (39 Comuni) ha in corso – oppure ha concluso – la Conferenza di pianificazione, mentre il 18% (62 comuni) e’ in fase avanzata di predisposizione dei documenti di pianificazione per la Conferenza. Estendendo l’analisi ai Regolamenti urbanistico edilizi e ai Piani operativi comunali, un totale di 108 Comuni sono dotati di Rue e 66 di Poc.

La formazione del Psc in forma associata riguarda ben 153 Comuni, quasi la meta’ di quelli dell’Emilia-Romagna, e interessa una popolazione di 1.233.194 abitanti (poco meno di un terzo della popolazione). Si tratta di 33 forme associative, che coincidono in alcuni casi con Associazioni intercomunali o Unioni di Comuni, in altri casi con parte di questi enti o parti di Comunita’ Montane. Il numero di Comuni associati varia da un minimo di 2 fino ad un massimo di 9-10 (e’ il caso rispettivamente della Bassa Romagna e del Nuovo Circondario Imolese). Il fenomeno dei Piani associati in Emilia-Romagna e’ piuttosto articolato e interessa attualmente il 58% dei Comuni che hanno predisposto o stanno predisponendo l’adeguamento del proprio strumento urbanistico alla legge regionale 20 del 2000.

Molte forme associate sono state incentivate anche dai programmi di finanziamento regionali, che dal 2001 al 2007 hanno riguardato complessivamente 139 Comuni con un investimento totale di oltre 2 milioni di euro.

















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