Ogni tentativo, ogni gesto, ogni occasione per chiedere scusa per quel che ho fatto è linfa vitale per il mio stato d’animo perchè anche se ora posso definirmi sereno, ci sono delle cose, dei fatti, delle tragedie che non si possono e non si devono in alcun modo cancellare”. E’ quanto ha affermato Marino Occhipinti, 45 anni, ex membro della banda della Uno Bianca, in carcere dal 1994, in una lettera inviata ad una giornalista del ‘Quotidiano Nazionale’.
“Quando sono stato arrestato per un paio di anni sono entrato nella cappella del carcere quasi tutti i giorni – ha continuato Occhipinti – Pregavo e chiedevo a Dio di aiutarmi. ad un certo punto mi sono sentito talmente inadeguato, talmente sporco che non ci sono neanche più entrato. Adesso a Dio confido le mie debolezze, non mi vergogno più a chiedergli aiuto, solo che adesso, a differenza di prima, non lo faccio solo per me, ma quasi solo perchi, a causa mia, ancora soffre”.
Ricordando l’incontro avuto in carcere di recente con la giornalista ed il fatto di averle chiesto scusa, Occhipinti ha spiegato che: “con quel gesto avrei voluto, anche se in forma simbolica, che tu ‘portassi’ le mie scuse alla città di Bologna, e quindi anche a chi ho fatto del male… Il male che ho fatto pesa come un macigno nel cuore”.
Fonte: Adnkronos