L’Emilia-Romagna è pronta a dare attuazione alla bozza di accordo tra Governo, Regioni e Province autonome, che raccoglie le modifiche al Titolo V della Costituzione previste dalla legge 3 del 2001 e che assegna alle regioni l’organizzazione scolastica. Lo ha annunciato questa mattina l’assessore regionale alla Scuola Patrizio Bianchi, incontrando la stampa in occasione della chiusura dell’anno scolastico.La Regione Emilia-Romagna intende rilanciare la propria iniziativa legislativa nell’ottica di un federalismo attivo e solidale, mettendo in cima all’agenda politica il tema della formazione con l’obiettivo di valorizzare e di salvaguardare la qualità del proprio sistema educativo. In un momento di grande sofferenza della scuola pubblica, la Regione intende ripensare le modalità organizzative della rete formativa e avviare il percorso che porterà ad una nuova legge regionale sulle autonomie scolastiche e formative.
“Il mondo della scuola ha un bisogno assoluto di riprendere ad avere fiducia e speranza in sé stesso – ha detto l’assessore Bianchi – C’è una via, e passa attraverso la bozza di accordo tra Governo e Regioni che passa alle Regioni la capacità di investire sulla propria scuola. La Regione Emilia-Romagna vuole dare stabilità e solidità alla scuola, che è la base stessa di un Paese: quando un Paese taglia sul proprio sistema formativo significa che ha una idea molto scarsa di futuro”.
La nuova proposta di legge ha due obiettivi prioritari. Da un lato offrire uno strumento aggiornato alle esigenze del sistema educativo dell’Emilia-Romagna, che individui i criteri appropriati per ottimizzare le risorse pesantemente decurtate dai tagli lineari praticati dal Governo negli ultimi due anni. Dall’altro recepire le nuove competenze in materia scolastica che vengono assegnate alle Regioni dalla bozza di accordo tra Governo, Regioni e Province autonome, che raccoglie le modifiche al Titolo V della Costituzione previste dalla legge 3 del 2001.
Per l’Emilia-Romagna le risorse per la funzionalità della scuola, gli organici e il concorso per l’accesso degli insegnanti e la loro mobilità, così come la definizione delle competenze, devono rimanere di livello nazionale, ma la gestione deve passare alla Regione, che considera il sistema scolastico come l’architrave dell’unità nazionale. Un sistema unitario di istruzione e formazione dove lo Stato detta le norme generali sull’istruzione, i principi fondamentali a cui si deve ispirare la legislazione concorrente e definisce i livelli essenziali, mentre le Regioni adottano le leggi nelle materie concorrenti e insieme agli enti locali assolvono alla funzione organizzativa, e dove le istituzioni scolastiche autonome provvedono a fornire il servizio formativo.
In continuità con la legge regionale 12 del 2003, la Regione intende valorizzare il sistema delle autonomie scolastiche. Anche nella elaborazione del nuovo testo di legge la Regione intende coinvolgere nel dibattito tutti gli attori del mondo della scuola, per costruire un progetto condiviso.
La visione regionale parte dalla convinzione che un Paese che vuole crescere ha necessità di investire in conoscenza e di mettere in relazione la ricerca e il lavoro. E per questo la Regione guarda alla ricerca come ampliamento della conoscenza, alla scuola come luogo di diffusione della conoscenza e come porta di accesso al lavoro, al lavoro come esercizio del diritto di cittadinanza.
Il modello che si vuole impostare evidenzia il forte elemento di continuità esistente dalla scuola materna all’università, con uno stretto rapporto di integrazione tra diversi livelli educativi e incentivando l’accesso alla formazione e al sapere lungo tutto il corso della vita.