L’integrazione è una sfida importante, e certamente vanno incoraggiati i casi positivi: i negozi etnici che rispettano le regole, che hanno prodotti controllati, è giusto che ricevano attenzione, e siano valorizzati nel loro ruolo di esempio positivo.
Vorrei però su questa faccenda fosse fatta la massima chiarezza: si è parlato in questi giorni di tracciabilità del prodotto, di chiarezza della filiera, in merito ad esempio ai prodotti israeliani che possono arrivare dalle cosiddette zone occupate. Ebbene ho letto oggi in un articolo che il Sindaco ha assaggiato prodotti in una macelleria dove probabilmente si vendono carni macellate secondo il rito islamico. Un rito legale in Italia, in virtù del rispetto della pluralità religiosa, ma che prevede il dissanguamento dell’animale, e nella maggioranza dei casi, senza lo stordimento preventivo, come avviene invece per la normale macellazione.
Sarebbe corretto, senza polemica, invitare chi espone questi prodotti, a spiegare e dire chiaramente da dove arrivano queste carni, e con quale sistema di macellazione sono state ottenute. Anche questo aiuta a fare chiarezza. Nel rispetto delle tradizioni di tutti, ma anche della sensibilità di chi forse non acquisterebbe carne così ottenuta.
La mia osservazione è semplicemente orientata a chiarire che il problema del rapporto fra culture diverse non si misura solo in pulizia del locale, o bontà del prodotto.
(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale – PDL)
