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Ricercatori Unimore, Bancarotta dell’Università? I ricercatori respingono le accuse

Si è tenuta ieri a Modena l’assemblea di Ateneo erano presenti oltre al Rettore Prof. Aldo Tomasi, sindacati e i Ricercatori dell’Ateneo aderenti alla protesta.

I Ricercatori UNIMORE dichiarano il permanere del loro stato di agitazione e chiedono con urgenza alla cittadinanza ed a tutte le componenti dell’Ateneo un sostegno nella loro protesta, finalizzata esclusivamente ad avere un’Università trasparente e meritocratica.

Il Rettore Prof. Aldo Tomasi è tornato ad insistere sulla criticità del momento, sui tagli che il ministro sta imponendo che quest’anno costringeranno l’Ateneo modenese ad un aumento rilevante delle tasse universitarie, che il DDL è tutt’ora in fase di discussione e che a suo avviso il ruolo del ricercatore universitario è stato meglio chiarito.

I Ricercatori respingono le accuse di causare la bancarotta dell’Ateneo e confermano lo stato di agitazione. Di seguito sintetizzate le richieste e le motivazioni dei Ricercatori:

1. Noi ricercatori respingiamo l’accusa di essere, qualora si sospenda l’attività didattica che teniamo a titolo volontario e gratuito, la causa della bancarotta dell’Ateneo, anzi chiediamo che si combattano gli sprechi e i mali dell’Ateneo in maniera seria e decisa, perché noi teniamo al buon nome dell’Ateneo e siamo consci che finché certe situazioni perdureranno l’opinione pubblica si farà un’idea sbagliata di come vanno le cose all’Università.

2. Chiediamo di avere una forte rappresentanza nei prossimi organi di governo d’Ateneo, perché siamo gli unici cui non si può imputare la gestione dell’Ateneo fino ad oggi.

3. Chiediamo al rettore, ai professori ordinari, ai professori associati, ai tecnici, ai sindacati, alla cittadinanza di supportarci nella protesta, anzi di organizzare altre forme di protesta, per far capire a chi ci governa che uccidere l’Università è uccidere il paese.

4. Chiediamo alle istituzioni locali (sindaci, province, regione, imprenditori, enti di categoria, fondazioni) l’apertura di un tavolo di confronto per trovare quei fondi di cui l’Ateneo ha bisogno (fatta salva la riduzione sprechi e la meritocrazia, ma quella vera) per evitare che a pagare siano gli studenti e i più deboli.

(I ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia)
















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