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‘Come usciremo dalla crisi’: oggi conferenza del Circolo Gramsci di Spilamberto

Gli ospiti ed i ralatori della conferenza sul tema: “Come usciremo dalla crisi”, organizzato dal Circolo Gramsci di Spilamberto, hanno concordato su un punto: “davvero, usciremo diversi dalla attuale cirsi”.

L’introduzione, realizzata da Vittorio Molinari a nome del Gramsci, ha sottolineato i temi fondamentali della cirsi, dovuta all’eccesso nei finanziamenti e nei prodotti derivati a debitori insolventi, di produzione superiore alla domanda, di utilizzo delle materie prime superiore alla capacità rigenerativa del pianeta, di vero e proprio vilipendio del lavoro a causa del sommerso e dell’eccessivo ricorso al precariato. Molinari ha ricordato le palle al piede dell’economia italiana: eccessivo debito pubblico, criminalità e illegalità pervasiva, burocrazia che scarica sul privato le proprie inefficienze, una fiscalità iniqua; mentre i punti di forza sono il risparmio privato, nuova volontà di fare impresa, unicità di molti prodotti italiani e una Costituzione forte che alimenta una buona coesione sociale.

Maurizio Torreggiani, presidente della Camera di Commercio di Modena, dopo aver tratteggiato senza ipocrisia il grave stato dell’economia reale modenese, si è detto convinto, con le parole del Presidente Napolitano, che i modenesi hanno “passione, lungimiranza e responsabilità” per riconquistare competitività nel mondo, ha detto che occorrono “coraggio, coesione, competenza e un po’ di fortuna” per delineare quel sogno sul quale chiamare tutti all’impegno. Infine ha affermato che occorre cambiare le regole fra imprese e banche, rendere più elastico il patto di stabilità degli enti locali che gli impedisce di investire il denaro che possiedono, semplificare la vita ai cittadini ed alle imprese ed, infine, ha ribadito la necessità di infrastrutture pur nel rispetto dell’ambiente.

Donato Pivanti, Segretario Confederale Cgil di Modena, ha ricordato che lo sviluppo non può essere costruito sulle spalle dei diritti dei lavoratori, dunque, “gli imprenditori devono decidere se essere la Cina dell’Europa”, cioè bassi salari e sindacato emarginato; ha ricordato come il Governo abbia prima negato la crisi, per poi usarla per dividere il sindacato ed il Paese. Ha elencato le decine di migliaia di lavoratoti modenesi in CIG, in mobilità, già disoccupati; situazione che potrebbe portare, senza interventi di sostegno, ad un grave disagio sociale ed a pesanti conflitti. Si è poi detto convinto che nel corso degli ultimi anni gli industriali modenesi hanno realizzato alcuni miliardi di profitto attraverso operazioni non industriali, risorse che egli ritiene siano andate su interventi speculativi. Infine, ha elencato le proposte della Cgil a favore del lavoro e delle famiglie, per la tassazione delle rendite, per la regolarizzazione dei clandestini.

Giuseppe Marotta, docente di economia politica all’Università di Modena, ha svolto un’aggiornatissima analisi, il suo intervento è riuscito a spiegare anche ai profani gli elementi essenziali della situazione economica e finanziaria mondiale ed italiana; ha elencato e spiegato i numerosi punti di debolezza ed i rischi che corriamo: un debito pubblico in espansione che potrebbe portare al default, la svalutazione del dollaro che ostacola le nostre esportazioni, l’esaurimento nel secondo semestre 2010 delle politiche espansive della finanzia pubblica, la contrazione dei consumi privati a favore di un maggiore risparmio, un prossimo accordo “Basilea 3” che porterà all’aumento del costo del denaro, ma la sua preoccupazione più forte è stata rivolta alle giovani generazioni, cui viene proposto lavoro precario, sottopagato, con versamenti di contributi irrisori e conseguente misera aspettativa pensionistica: il tutto porterebbe a consigliare i giovani di rivolgere il proprio futuro guardando all’estero! Ha poi elencato punti di forza e debolezza dell’economia italiana, indicando possibili vie di sviluppo. Infine, ha formulato una proposta forte: “è necessario uno sforzo nazionale di consapevolezza, di coesione, perchè si accettino imposte patrimoniali sui grandi redditi per creare risorse da investire sui giovani.”

Il numeroso pubblico accorso, fatto di artigiani ed imprenditori, oltre che operai e cassaintegrati, da impiegati e pensionati, ha sottolineato con applausi convinti i diversi interventi, unici assenti sono stati i politici ed amministratori locali.

















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