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Risarcimento ingente chiesto ai Servizi sociali di Modena

Proprio in questi giorni sarà presentata una citazione nei confronti del Comune di Modena e specificatamente nei confronti di un’assistente sociale referente di un caso già noto all’opinione pubblica: “Mi hanno rapito il figlio” madre denuncia un’assistente sociale del Comune (Gazzetta di Modena, maggio 2007).

Questa vicenda è stata ed è seguita dall’avv. Francesco Miraglia del Foro di Modena.

Come migliaia di casi, purtroppo, anche questo riguarda una decisione del servizio sociale avallata dal Tribunale dei Minori nel caso specifico di quello di Bologna, di allontanare un bambino dalla sua famiglia collocandolo per più di 2 anni presso una struttura gestita da una “cooperativa sociale di Forlì”.

Le traversie di questa famiglia e di questo bambino iniziano una domenica del 2000 quando la mamma allarmata perché il figlio non tornava a casa avvertiva una pattuglia della Polizia. Il bambino presto veniva ritrovato nel parco giochi. Ma dopo circa un mese dall’accaduto un’assistente sociale del Servizio di Modena, invitava la famiglia con il bambino a presentarsi per comunicazioni urgenti. Qui inizia un percorso Kafkiano che lentamente ma inesorabilmente si deteriora fino all’allontanamento del bambino dalla sua famiglia.

Per più di due anni i genitori di questo bambino per paura di perderlo definitivamente, hanno ”subito” di tutto dall’assistente sociale referente del caso, fino al maggio 2007 quando hanno deciso di denunciarlo.

Ed è qui che la vicenda si fa ancora più assurda.

A seguito di un rientro del bambino in famiglia, lo stesso avvocato Miraglia che seguiva il caso, dopo aver depositato il ricorso al Tribunale per i Minori, concordava con i genitori di non riportare più il bambino in struttura.

Da quel punto i servizi e il Tribunale per i Minorenni di Bologna non si sono più interessati del minore, “omettendo” non solo di chiedere il rientro nella casa famiglia ma anche di disporre qualsiasi provvedimento che lo riguardasse.

Che fine ha fatto la necessità di allontanare questo bambino dalla sua famiglia?

Perché nessuno ha contestato la decisione dell’avvocato?

Fortunatamente dal mese di giugno 2007 questo bambino vive tranquillamente con la sua famiglia, frequenta regolarmente la scuola, raggiungendo gradualmente e progressivamente un proprio equilibrio psico-fisico e uno stato di tranquillità.

Oggi è un bambino sereno che vive la sua quotidianità come qualsiasi altro bambino della sua età, se pur con le difficoltà di un bambino che sta superando pian piano le sue paure di essere allontanato un’altra volta dalla sua famiglia. Un bambino con un sogno nel cassetto: diventare un avvocato per aiutare i bambini che come lui sono stati allontanati dalla propria famiglia.

Intanto il Tribunale per i Minorenni di Bologna, ancora, sollecitato dall’avv. Francesco Miraglia il 17 febbraio 2009 scriveva testualmente: “Nel procedimento in oggetto, pendente presso questo ufficio da oltre tre anni non sono pervenuti al Tribunale da parte dei servizi sociali aggiornamenti sulle condizioni del minore che si può perciò presumere si sia in qualche modo stabilizzata sulla base di precedenti provvedimenti. Alla luce di quanto esposto si chiede, solo nel caso in cui la situazione si sia modificata, una relazione di aggiornamento entro 60 giorni dal ricevimento della presente. In mancanza si riterrà si riterrà avvenuta la stabilizzazione del caso relativo al minore…”.

Una domanda, però, nasce spontanea che lavoro faranno oggi l’assistente sociale e il giudice che hanno deciso l’allontanamento di questo bambino?

Un dubbio inquietante ci attraversa… l’assistente sociale e il citato giudice continueranno ad occuparsi di minori…?

Ed è giusto che sia fatta giustizia per chi ha subito tutte queste sofferenze. Chi ha sbagliato deve pagare per evitare queste tragedie ai nostri bambini. Come ripetutamente denunciato dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani che fa parte del movimento Cresco a Casa ( www.crescoincasa.it ) e recentemente anche da un articolo di panorama, la famiglia italiana è in pericolo. Si devono sensibilizzare i legislatori sulla drammatica situazione esistente. Per quanto possa sembrare incredibile, oggi a una famiglia qualsiasi possono essere sottratti i loro figli, tramite una decisione del tribunale dei minori, sulla base di rapporti scritti degli psicologi, assistenti e psichiatri che valutano l’operato dei genitori secondo il loro capriccio e opinioni. Quando le opinioni diventano la “verità” su cui i giudici basano le loro decisioni la possibilità di violazioni e abusi è drammaticamente alta, come confermato dai numeri. In Italia sono circa 35.000 (anche se il numero non è definitivo) i bambini sottratti alle famiglie con costi sociali per la comunità che superano i 4 miliardi di euro.

L’obiettivo del CCDU è quello di formulare una proposta di legge nazionale che tuteli le famiglie e che sancisca che i rapporti degli psichiatri, assistenti e psicologi (essendo opinioni) non abbiano più il potere di determinare e motivare, senza ulteriore verifica, i provvedimenti dei giudici minorili, garantendo quindi alla famiglia il diritto alla difesa.

Fonte:  Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (www.ccdu.org)

















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