Il Consiglio comunale ha approvato stasera il Programma di rigenerazione urbana del quartiere Mirabello. La delibera ha ottenuto 22 voti favorevoli (Pd, Idv, Sinistra e Verdi) e 12 voti contrari (Lega nord, Città attiva, Pdl, Udc).
“L’obiettivo che ci prefiggiamo attraverso l’avvio del Programma di rigenerazione urbana che presentiamo è l’estensione dell’effetto città, in termini di qualità urbana e dell’estensione dell’effetto comunità in termini di qualità delle relazioni, ad una porzione significativa di Reggio Emilia città”.
Così gli assessori ai Progetti speciali, Mimmo Spadoni e alle Risorse del territorio Ugo Ferrari presentano il Documento di indirizzo del Programma di rigenerazione urbana, discusso oggi in Consiglio comunale, dopo l’approvazione in Giunta. Si tratta di un documento strategico, di orientamento, che individua l’area di intervento, la struttura e i luoghi di rilievo pubblico, ne ricostruisce la storia, l’identità e consente di condividere, attraverso il Percorso partecipativo che verrà attivato, scelte e sviluppo degli interventi, alla scala di quartiere e urbana. Seguiranno altre due fasi, legate alla concreta realizzazione delle azioni messe in campo: la redazione del masterplan e dei singoli progetti, con indicazione dei tempi e delle fonti di finanziamento, siano queste pubbliche, private o pubblico-private. Seguiranno quindi altri atti amministrativi: Atti di accordo e Piano di riqualificazione, Manifestazione di interesse (Bando pubblico), Patto di cittadinanza e Progetto di valorizzazione commerciale.
Si avvia dunque a riqualificazione e riconnessione degli spazi (all’interno del quartiere e tra il quartiere e la città) una parte importante di Reggio Emilia, situata fuori dal perimetro delle antiche mura, un quartiere della città novecentesca di 3.202 residenti, con una superficie complessiva di 447.616 metri quadrati (157.600 metri quadrati di città pubblica, pari al 35 per cento) compreso tra viale Matteotti e viale del Partigiano, via Emilia Ospizio-via Olimpia e via Terrachini a forte vocazione sportiva con impianti di rilievo territoriale, ma anche residenziale e commerciale.
Quattro le polarità del quartiere: il parco Matteotti, lo stadio Mirabello, la Polveriera e l’area sportiva di via Melato (piscine, centro sportivo Tricolore, campo d’atletica e campo da calcio.
“L’espansione edilizia – proseguono gli assessori nell’introduzione al Programma – ha generato opportunità di riscatto sociale e progresso economico ma raramente, se si eccettuano gli ambiti urbani del centro storico e della prima espansione novecentesca e altri rari episodi, ha generato qualità urbana e qualità delle relazioni sociali. Anzi con l’affievolirsi delle spinte generative di ampie porzioni di città e con i mutamenti, più o meno repentini della stratificazione sociale, si è assistito a un fenomeno di progressiva marginalizzazione di ambiti anche molto centrali del tessuto cittadino. In questi ambiti spesso densamente popolati, rimangono depositi di capitale sociale ‘quell’insieme di relazioni sociali di cui un soggetto individuale o collettivo (pubblico o privato) dispone’; rimane un patrimonio di segni, sedimenti storici di un luogo a cui le persone che lo abitano attribuiscono significati e nei quali intessono relazioni. Questa eredità è una forte e necessaria speranza”.
“Il quartiere Mirabello – proseguono Spadoni e Ferrari – ha tutte queste potenzialità. Ma non possiamo fermarci qui: dobbiamo porci il problema di come un quartiere rigenerato non sia solo una risposta ai cittadini residenti, obiettivo importante e per certi versi generatore, ma anche come si inserisca in una visione strategica di città, come ne costituisca un pezzo di sistema. La visione strategica di città delle persone, che trova il suo centro dell’eccellenza mondiale del sistema educativo, deve respirarsi in ogni brano di città. Le città oggi devono essere riconoscibili per i propri cittadini (locale) e per il mondo (globale) perché sempre più la solidarietà competitiva si gioca su questi piani ed è su questi piani che si attraggono intelligenze e capitali. Tutto il sistema città nel momento che si trasforma deve concorrere a questo obiettivo, per questo occorre identificare funzioni alle diverse scale”.
Il quartiere Mirabello è uno dei 57 ambiti territoriali indicati dal Piano strutturale comunale e in particolare dal Piano dei servizi e rientra a pieno titolo all’interno di quella città diffusa, densa, ormai definita sia a livello spaziale che a livello funzionale, formatasi attorno ai borghi storici divenuti quartieri, da ammodernare attraverso azioni leggere di gestione e manutenzione qualitativa dei tessuti esistenti che il Psc individua come la città da rigenerare.
OBIETTIVI – Vocazione, nel caso specifico del quartiere Mirabello, significa dare nuovo e maggiore impulso alle attuali e storicamente consolidate competenze territoriali in ambito sportivo (dagli anni ’20 stadio calcistico Mirabello e dagli anni ’60 zona sportiva comunale con campo di atletica, campi da tennis e impianto natatorio) perseguendo una visione che individua nella componente pubblica, nella città pubblica così fortemente presente all’interno dell’area (parco Matteotti, stadio Mirabello, Polveriera, area sportiva), il motore per creare:
1) una centralità fisica e relazionale per il quartiere, che sia il cardine da cui partire per riqualificare una struttura urbana disordinata e generica e l’occasione per invertire i fenomeni di crisi e degrado in atto e rigenerare quel senso di comunità che si manifesta quando i cittadini si riconoscono nei luoghi in cui vivono.;
2) una specializzazione d’eccellenza del territorio capace di produrre economia nuova qualità urbana e nuova qualità della vita, investendo sul buon vivere come componente fondamentale della società contemporanea legato alla dimensione tempo libero, con particolare riferimento allo sport, alla salute, al benessere intesi nelle loro valenze relazionali.
Gli obiettivi sono: riqualificazione dello spazio pubblico; implementare, razionalizzare e diffondere la mobilità sostenibile, favorire la compatibilità ambientale (anche in edilizia), rafforzare la specializzazione sportiva, favorire l’attrattività di investimenti privati, connettere meglio sul piano relazionale e fisico il quartiere alla città e al suo interno, rafforzare i servizi, valorizzare il commercio e potenziare i servizi di cura della città.