Abbiamo letto con preoccupazione la proposta della Giunta dell’ Emilia Romagna che con la legge di bilancio regionale, all’ art. 42, comma 3, equipara la famiglia ad ogni tipo di coabitazione. Viene infatti previsto che i diritti generati dalla legislazione regionale nell’ accesso ai servizi si applicano alla famiglia come definita dal “regolamento anagrafico”, cioè ad OGNI COABITAZIONE avente dimora abituale nello stesso comune.
In pratica la famiglia viene parificata non solo alle convivenze ma ad ogni tipo di coabitazione, (due studenti, due amici, ecc) ed utilizzando un escamotage normativo, si “ABOLISCE NEI FATTI” la definizione di famiglia prevista dalla Costituzione.
Dopo le aspre critiche giunte da più parti, anche autorevoli, la Giunta regionale ha aggiunto alla norma un riferimento a quanto indicato nella Costituzione, che però sembra ancora più una presa in giro in quando nei FATTI si promuove l’esatto contrario.
Anche la previsione di modificare il modo di calcolo dell’ISEE per favorire chi ha più figli, è sicuramente un fattore sacrosanto, necessario e da tempo richiesto, ma è fuorviante e parziale rispetto alla tutela della famiglia prevista dalla Costituzione..
Costituzione che, come ben si vede, viene difesa quando piace e gabbata quando fa comodo.
La Giunta Errani purtroppo fa finta di non capire che la norma in oggetto non modifica un aspetto secondario, ma inserisce nella normativa regionale un principio generale che estende automaticamente a tutte le persone non solo sposate o conviventi ma anche solo coabitanti, i benefici di ogni legge regionale in materia, quindi: casa, assistenza, sanità, prestiti, ecc.
Ci sia adatta così a favorire una ideologia individualista ed egoista, oggi di moda. (come peraltro si nota anche nel sito web della Regione, dove si liquida la famiglia “tradizionale” per esaltare tutte le NUOVE FORME di convivenza quasi fossero la modernità ed il futuro necessario.)
Molti in effetti e da tempo tendono a rendere INDIFFERENTE la famiglia rispetto alle altre forme di coabitazione, finendo per discriminare e svilire proprio la famiglia fondata sul matrimonio.
Questa invece dove essere tutelata e sostenuta, non per motivi dogmatici ma, laicamente, in quanto si fa carico pubblicamente e stabilmente di importanti ed evidenti DOVERI SOCIALI, oggi purtroppo fin troppo pesanti e per questo spesso rifiutati.
Non viene in mente ai fautori di tale “ideologia” che proprio la famiglia fondata sul matrimonio, invece che una specie di retaggio ancestrale, non possa essere quello che è in verità, cioè un concentrato della saggezza della storia dell’umanità in tema di rapporti tra i sessi, l’educazione dei figli, ed il bene sociale ?
Non possiamo accettare che si continui a cedere su questi temi fondanti, per poi lamentarci di una civiltà vuota, diseducativa, senza ideali e senza futuro.
Facciamo perciò appello a tutte le forze politiche presenti in Regione per modificare tale norma anche per evitare che rappresenti un modello e un grimaldello da imitare ed estendere.
(Lista civica Per Cambiare, Consigliere Comunale Paolo Bigliardi)