Inaugura sabato 5 dicembre dalle ore 17,30 presso i Magazzini Criminali in Piazzale Gazzadi, 4 a Sassuolo “Il muro del reato” installazione di Dado&Stefy a cura di Luiza Samanda Turrini. L’orario di apertura fino al 6 gennaio 2010: sabato e domenica dalle 16 alle 19. Per appuntamento: 392 4811485.
DADO E STEFY sono nati a Bologna, quartiere Mazzini nel 1975.
Vivono e lavorano insieme dal 2003. La loro ricerca artistica è cominciata alla fine degli anni 80. Punti di partenza sono stati per Dado la disciplina del writing e per Stefy la ricerca sulla moda e le sue contaminazioni con la pop art e l’arte concettuale.
Dagli anni della frequentazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (DADO E STEFY) e della facoltà di lettere moderne (STEFY) hanno cominciato a lavorare su un concetto di ” arte totale” e onnivora che, inglobando le diverse tecniche del disegno, della grafica, della scultura e del design, si è rivolta alle potenzialità progettuali e ambientali dell’arte contemporanea, realizzando non solo wall painting, ma anche interni, arredi, pezzi unici di design, non tralasciando numerose incursioni nel settore della moda di ricerca.
Luiza Samanda Turrini ha scritto:
“Dado e Stefy fanno sculture insieme da dieci anni. Per un writer storico come Dado staccarsi dalla dimensione familiare del muro è stato un passo non indifferente. Paragonabile forse al gesto di Fontana che taglia la tela, per indagare quello che c’è dall’altra parte. È stata Stefy a spingere in questa direzione. Stefy fa sculture da sempre, perché l’arte non può rimanere arroccata sui suoi supporti, ma deve muoversi ed operare nel mondo. La perizia tecnica di un maestro del writing è paragonabile a quella di un architetto. Dado padroneggia quella techne che è l’eredità dell’arte moderna, e di cui la stragrande maggioranza delle superstar della contemporaneità è priva. Stefy invece possiede il software del postmoderno, ovvero un’estrema raffinatezza concettuale. Stefy è quella che si butta in avanti. Quella che apre le porte. La meravigliosa sinergia di Dado e Stefy li ha portati ad elaborare un concetto di arte pandemica, virale, che contamina e trasforma in sé tutto ciò che tocca. Muri, pattern per vestiti, capannoni industriali, stazioni ferroviarie, complementi d’arredo, interni, esercizi pubblici, collezioni di moda. Oltre al canone delle sculture, delle installazioni, dei bassorilievi, delle tele, delle foto, delle performance. Dado e Stefy sono sempre alla ricerca delle zone interstiziali, di ciò che non è mai stato arte, ma che, proprio perché non lo è mai stato, potrebbe diventarlo.
Nuovi campi d’azione, nuovi lidi. Nuove frontiere.
Da valicare e scavalcare, per poter trovare quelle successive.
Ironica e tragica, decorativa ed essenziale, fashion e raw, superficiale e profonda. Tecnicista, concettuale, commerciale, underground, barocca, minimal, d’elite, per tutti. Proprio per essere il frutto di un matrimonio fra opposti, l’arte di Dado e Stefy concilia in sé tutte le contraddizioni, ed è libera di muoversi in avanti, senza soluzione di continuità“.