Importante appuntamento scientifico a Modena, domani – venerdì 27 novembre 2009 – promosso dalla Struttura Complessa di Chirurgia della Mano dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dal dottor Antonio Landi. A partire dalle ore 8,30, infatti, al Centro Congressi dell’Hotel Fini (via Emilia Est 441) si terrà il II° Convegno di aggiornamento della patologia del polso: Il Morbo di Kienböck, organizzato da Policlinico e Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, col patrocinio della Società Italiana di Chirurgia della Mano.
Il Morbo di Kienböck è una patologia scoperta da Robert Kienböck nel 1910 e caratterizzata dalla necrosi di una delle ossa del polso, l’osso semilunare, posto tra il radio e il capitato. Tale affezione comporta una progressiva deformazione della morfologia dell’osso con conseguente frammentazione ed inevitabile collasso del polso con successiva evoluzione artrosica. Si tratta di una patologia rara, tanto che presso la Struttura Complessa di Chirurgia della mano del Policlinico, su 3000 pazienti trattati ogni anno solamente 15, pari circa allo 0,5%, è curato per tale morbo.
Il Policlinico è all’avanguardia nella cura di questa patologia. Il dottor Antonio Landi e il dottor Augusto Marcuzzi, Responsabile del Modulo di Urgenze della Mano, infatti, sono tra i pochi microchirurghi ad eseguire la rivitalizzazione del semilunare innestando un’arteria oppure un frammento di osso del radio vascolarizzato. “Il nostro centro al Policlinico è tra i pochi ad eseguire o associare innesti ossei vascolarizzati o rivascolarizzazione del semilunare che dà buoni risultati anche negli stadi avanzati, dove però non è ancora presente l’artrosi, e permette di salvare l’osso”. Ha spiegato il dottor Augusto Marcuzzi.
Il Convegno modenese sul morbo di Kienböck rappresenta il secondo appuntamento sulla Patologia del polso che la Struttura Complessa di Chirurgia della Mano dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria del Policlinico di Modena organizza per offrire un aggiornamento scientifico su un argomento specifico della patologia del polso rivolto a Medici specialisti in Chirurgia della mano ed a Medici specialisti in altre discipline quali Ortopedia, Chirurgia Plastica, Radiologia, Medicina Fisica e Rieducazione Funzionale etc. che si interessano in particolare della patologia del polso.
“Le cause di questa patologia – spiega il dottor Augusto Marcuzzi, Responsabile del Modulo di Urgenze della Mano e Responsabile dell’Ambulatorio della Patologia Complessa del Polso – sono tutt’ora dibattute e vanno dal trauma del polso, ai microtraumi ripetuti da lavoro, al sovraccarico del semilunare dovuto ad una differente lunghezza tra il radio e l’ulna (generalmente l’ulna si presenta più corta del radio), ad un problema arterioso dovuto al trauma stesso o ad una tromboarterite conseguente ad uno spasmo arterioso, o ad una sofferenza del nervo mediano al polso. Clinicamente la patologia si manifesta in modo subdolo con dolore localizzato al polso in assenza di un trauma riconosciuto. Successivamente il polso diviene tumefatto ed il dolore si accentua con limitazione funzionale. La diagnosi viene eseguita attraverso una radiografia del polso e confermata da una RMN”.
L’obiettivo del Convegno è proprio fare il punto sulle diverse teorie relative alle cause e riportare l’esperienza di autorevoli specialisti stranieri quali: il dott. Philippe Saffar, chirurgo esperto nel trattamento chirurgico del polso e responsabile dell’Istituto Francese di Chirurgia della mano a Parigi, il dott. Carlos Irisarri, chirurgo spagnolo esperto mondiale sul morbo di Kienböck ed il dott Jacky Laulan, chirurgo francese esperto nel trattamento chirurgico delle artrodesi totale del polso affetto da tale patologia. Presenti anche autorevoli chirurghi italiani esperti sui vari trattamenti, chirurgici e non, utilizzati nella cura di tale patologia. Scopo finale è delineare una procedura terapeutica in rapporto allo stadio evolutivo della patologia, all’età ed al tipo di occupazione del paziente allo scopo di ottenere i risultati migliori.
“Le terapie a nostra disposizione – ha spiegato il dottor Marcuzzi – variano a seconda dello stadio radiografico della patologia. Nelle fasi iniziali, ad esempio, può essere utile l’ossigenoterapia iperbarica o l’utilizzo delle onde d’urto per prevenire il danno infiammatorio e la necrosi dell’osso. La terapia più utilizzata è comunque quella chirurgica”.
La Struttura Complessa di Chirurgia della Mano del Policlinico, soprattutto, è all’avanguardia nei trattamenti chirurgici di accorciamento del radio, quando l’ulna è più corta, associati alla rivascolarizzazione del semilunare con lo spirito di rispettare l’anatomia normale del polso. “Questa tecnica di rivascolarizzazione mediante innesti ossei o peduncoli artero-venosi introdotti all’interno del semilunare viene eseguita da 10 anni soltanto e nel mondo viene utilizzata da pochi chirurghi della mano esperti. – commenta il dottor Antonio Landi – Al Policlinico non viene eseguito il blocco definitivo del polso che è eccessivamente invalidante. Preferiamo, quindi, tentare altre strade, magari più complesse, per salvare per quanto possibile la mobilità del polso del paziente”. A Modena vengono così svolte con successo procedure biomeccaniche che comportano l’accorciamento del radio o l’allungamento dell’ulna o l’accorciamento del capitato per ridurre il carico sul semilunare. “Negli stadi evoluti è possibile eseguire la resezione della prima filiera asportando in tal modo anche il semilunare. Tale procedura di salvataggio offre buoni risultati clinici. Ancora, negli stadi avanzati il semilunare viene sostituito da impianti biologici o da impianti protesici. Negli stadi avanzati complicati dalla artrosi intercapica viene eseguita l’artrodesi o blocco totale del polso”. Ha concluso il dottor Marcuzzi.