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L’Atelier dell’Errore partecipa al concorso della rivista ‘Abitare’

L’Atelier dell’Errore, progetto per l’attività espressiva realizzato dall’artista visivo Luca Santiago Mora, in collaborazione con il Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda USL di Reggio Emilia, è stato selezionato fra più di 400 progetti dai più svariati campi della ricerca innovativa in Italia, per la fase finale del concorso della rivista ABITARE, Ossigeno Italiano, l’innovazione in Italia attraverso 45+1 progetti, con votazione via Internet dal link (Atelier dell’Errore-Abitare.


E’ possibile esprimere il proprio voto dal sito di Abitare, fino alla fine di febbraio 2009, cliccando sulle stelline sotto l’articolo. E’ possibile votare una sola volta per ciascuno dei 45 casi.

L’Atelier dell’Errore, in collaborazione con Il Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda USL di Reggio Emilia e l’Indaco Onlus, è un atelier di pittura per ragazzi dai 6-12 anni con diversi disturbi clinici, sia nella sfera della disabilità che della psicopatologia.
Da quattro anni, in atelier si disegnano solo animali, da una ultra-zoologia a noi sconosciuta: “I nostri animali – dicono i ragazzini – nessuno li ha mai visti prima, perché qualche millennio fa non hanno dato retta a Noè e non ci sono saliti su quell’arca in mezzo al deserto, o sono arrivati in ritardo, come a scuola, e allora sono morti tutti, estinti”.
Luca Santiago Mora, ribaltando lo sguardo su questi bambini e i loro disturbi, riesce a fare affiorare – fogli potenti e coloratissimi – un immaginario sepolto sotto stratificazioni di quotidiane sconfitte. Da soccombenti a meravigliosi archeologi dell’immaginario intenti nell’esercizio del saper-vedere, ri-conoscere, negli errori dei primi segni abbandonati sui fogli, le tracce per ri-costruire un mondo nuovo, inatteso.
Le loro opere viaggiano sole, approdano a un’importante fiera (Art Verona 2007), ispirano una lectio magistralis di zoologia fantastica tenuta dagli stessi piccoli maestri, danno corpo e forma a un libro prezioso (“Bestiario”, Campanotto, 2007) e oggi si preparano a essere ancora in mostra. Nessun peso, nessuna retorica, né insistenza nel ricordare i singoli artefici.
Piuttosto un esercizio d’ammirazione, per il sapere di una visione altra, quasi ultra-mondana e un po’ magica.
















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