Era l’8 febbraio 1558 quando soldati spagnoli incendiarono il borgo che era cresciuto sui ruderi del castello di Fiorano, nel luogo ove ore sorge la basilica. Le fiamme, giunte all’altezza di una immagine della Madonna con Bambino, probabilmente una medievale maestà dipinta su un muro del castello, si dividevano e non le recarono danno. I soldati prima attizzarono il fuoco, poi caddero in preghiera ai suoi piedi e iniziò così la devozione dei Fioranesi per la Beata Vergine del Castello. Il soldato genuflesso che oggi completa il quadro fu aggiunto in memoria dell’evento.
La costruzione del Santuario fu decisa nel 1630 quando i Fioranesi furono preservati dalla peste e il suo completamento avvenne dopo il colera del 1855, che non fece vittime in paese.
Ma altri due miracoli del fuoco annoverano le cronache.
Uno avvenne nel 1670, causato dall’usanza di adornare le pareti con festoni di ginepro e pino. Inavvertitamente un chierico appiccò il fuoco a quelli dell’altare del Crocifisso e in breve tempo il Santuario fu un immenso rogo. “Quando le travi del tetto della cupola (provvisoriamente costruita di stuoie e gesso) furono abbruciate, tutta la soprastruttura del tetto cadde all’interno con grande fragore”. Il fuoco divorò molte cose, ma non toccò il dipinto miracoloso.
Il terzo miracolo del fuoco avvenne nel 1855, durante la terribile epidemia di colera. Nella casa dei Borghini era stato eretto un alterino con una immagine della Beata Vergine del Castello. Un cero incendiò gli addobbi e tutto l’altarino bruciò, ma il fuoco lambì i contorni della Vergine senza offenderla in modo alcuno.
Ancora oggi, ai lati dell’altare, fra altri ex voto, si trova un quadro contenente l’Immagine con evidenti i segni della bruciatura e sotto la seguente scritta: “Poiché le fiamme… non osarono offender la parte precipua di essa che qui vedi, il popolo fioranese ne traeva conforto e fiducia pensando come in mezzo ai pericoli di morbo pestilenziale la celeste protettrice si appalesi ministra di grazie e di prodigi a lui che da tre secoli onorava di culto e di santuario l’originale dipinto onde questa effigie fu ritratta, rimasto incolume pur esso dal fuoco devastatore negli anni 1558 e 1670”.