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La percezione della sicurezza urbana a Carpi

Vittorio Martinelli, responsabile Ufficio ricerche del Comune di Modena, ha presentato ieri, giovedì 15 maggio, in Consiglio comunale a Carpi, i risultati dell’indagine sulla percezione da parte dei cittadini della sicurezza urbana: la ricerca è stata compiuta per il terzo anno attraverso 507 interviste telefoniche a cittadini maggiorenni nel dicembre del 2007 (e al contempo anche a Modena e a Sassuolo).

“Per il 44,2% del campione sicurezza significa soprattutto garantire il controllo della criminalità, con un aumento di questo dato tra il 2005 e il 2007. Il 79% degli intervistati – ha detto Martinelli – rispetto al pericolo microcriminalità afferma poi che Carpi è molto o abbastanza sicura, e solo il 20% poco o per niente: un dato quest’ultimo in leggero aumento anno dopo anno: per il 57.4% poi il livello di criminalità comune è rimasto lo stesso dell’anno precedente. Rispetto al 2006 si è scesi di uno 0.2%, un dato dunque di sostanziale conferma, mentre il 34.7% del campione dice che è aumentata, il 3.5% in più dell’anno precedente. Utilizzando un indice sulla percezione della sicurezza nel 2007 questo era a Carpi di 60.7, in leggero calo: nell’area Modena-Carpi-Sassuolo il dato è al 51,1”.

L’85% degli intervistati definisce inoltre poco o per niente grave il fenomeno nella zona in cui abita, contro l’87% del 2006. Il cittadino percepisce maggiore sicurezza se gli si chiede di rispondere a domande relative alla sua zona di residenza piuttosto che alla realtà urbana o nazionale.

“L’insicurezza è quindi un fenomeno incombente, sempre più grave però – ha detto Martinelli – un poco più in là della zona di residenza di chi risponde”.

I più insicuri risultano essere i 45-54 enni e gli over 65, chi ha una bassa scolarità e chi vive nelle frazioni. Al primo posto tra i fenomeni di degrado urbano vengono segnalati atti vandalici, rifiuti abbandonati, presenza di mendicanti, di gruppi che disturbano, di tossicodipendenti e spacciatori, mentre tra le cose che danno invece più fastidio troviamo siringhe e rifiuti abbandonati, atti vandalici e spaccio. Il 20,3% degli intervistati ha risposto poi di essere rimasto vittima negli ultimi tre anni di reati come i furti di oggetti personali, in appartamento o su auto, i borseggi o tentati furti in casa (era il 18,2% nel 2006). Il 47.6% di questi lo è stato nell’ultimo anno. In aumento risultano borseggi e furti in casa o di oggetti personali; in calo furti su auto e vandalismi. Rimane alto, ha spiegato Martinelli in Consiglio, il dato che indica la propensione alla denuncia dei reati, a dimostrazione della fiducia (maggiore che in altre realtà) nell’operato delle forze dell’ordine e del sistema della giustizia, che raggiunge il 70% circa del campione: più alta per la classe d’età 35-44 e le casalinghe, più bassa per giovani, anziani e lavoratori autonomi. Ai cittadini intervistati è stato anche chiesto di indicare le zone meno sicure: centro storico, parchi, stazione, dove ci sono nomadi ed extracomunitari in genere quelle maggiormente segnalate.

Rispetto all’immigrazione invece i carpigiani intervistati mostrano un sentimento contrapposto: il 77% dice che tra gli stranieri c’è molta gente onesta che ha voglia di lavorare ma il 66% mette in discussione il fatto che non rispettano le regole dello stare assieme e il 64% afferma che l’aumento dell’immigrazione favorisce l’aumento della criminalità.

L’indagine comprendeva anche alcune domande sulla presenza di nomadi in città: Il 36% segnala come la presenza di un’area sosta a Carpi sia uno dei primissimi problemi mentre il 53% spiega invece che questo sia un problema “ma non così urgente”. Il 72% degli intervistati è comunque d’accordo con l’idea del Comune di spostarla in altra sede più comoda e funzionale. Nei confronti degli abitanti del campo si chiedono comunque più controlli delle forze di polizia, sulle condizioni igieniche e sul rispetto dell’obbligo scolastico.

“Se rispettano le regole possono rimanere”: con questa affermazione si è detto molto d’accordo il 46% degli intervistati ma per il 28% i nomadi creano solo problemi di sicurezza e per il 22% che devono essere mandati via.
In conclusione gli intervistati hanno dato un voto anche ad alcuni servizi pubblici cittadini. Le Biblioteche comunali ottengono un lusinghiero 8.4, seguono scuole e qualità di asili nido, servizi d’informazione e relazione con i cittadini, raccolta rifiuti e case protette, via via fino alla disponibilità di posti nei nidi (6.7) e al servizio di Polizia municipale che ottiene comunque un 6.4.

Gli interventi dei rappresentanti dei gruppi consiliari
Dopo la presentazione dell’indagine è stato aperto ieri sera da Lorena Borsari (Gruppo consiliare indipendente) che ha avuto modo di elevare alcune critiche alla metodologia usata da chi ha condotto la ricerca (definita “limitata ed imprecisa”), sottolineare alcuni dati in essa contenuti mettendo in evidenza le critiche della cittadinanza nei confronti di nomadi ed immigrati e di come la richiesta di sicurezza avanzata dai carpigiani “emerge evidente e forte, mai come prima d’ora: la filiera della legalità dopo oltre mezzo secolo si è sfilacciata, viviamo quotidianamente in un illegalità diffusa e tollerata anche a Carpi, pur con le dovute proporzioni”.

Borsari ha chiuso il suo intervento raccontando una giornata tipo vissuta tra accattoni, strani furgoni, badanti e immigrati in genere. “Le prossime amministrative si giocheranno sulle risposte della Giunta ai temi della sicurezza – ha spiegato – bisogna investire maggiormente sui controlli”.

Dopo alcune precisazioni di Martinelli sulla metodologia usata per l’indagine e dell’assessore alle Politiche scolastiche Maria Filippi sulla presenza di figli di immigrati negli asili nido (“27 su 548 in tutto, alla scuola di via Marchiona 21 su 60”) è intervenuta la consigliera Francesca Cocozza (Pd), che ha sottolineato positivamente l’immagine che scaturisce dalla ricerca e il fatto che dei cittadini extracomunitari ne abbiamo bisogno. Giuseppe Donatiello (Udeur) ha spiegato che le cose sono meno rosee di quelle che la relazione ha presentato, elencando alcune proposte per intervenire sul campo (vigile di quartiere, assessorato alla Sicurezza, un Comitato per l’ordine pubblico cittadino, pacchetto d’interventi ad hoc con un emendamento al Bilancio preventivo, collaborazione con imprese di vigilanza).

Roberto Andreoli (capogruppo di Forza Italia) si è poi chiesto come mai questa indagine fatta a dicembre sia stata presentata a maggio, un mese dopo le elezioni. “Mi sembra uno spottone elettorale: il 97% dei 1400 cittadini che sono passati nei nostri gazebo ci ha detto che la sicurezza è la priorità. E ben uno su cinque degli intervistati ci dice che è stato vittima di un reato. Intanto per la videosorveglianza l’assessore D’Addese ci ha appena spiegato che ci vorranno ancora alcuni mesi per avviarla definitivamente…”.

Luca Ghelfi (Popolari Liberali verso il Popolo delle Libertà) ha ribadito che tutti devono rispettare regole e leggi, che l’inserimento dei cittadini extracomunitari deve avvenire in un quadro normativo che dia garanzie e che “non bisogna cullarsi sugli allori confrontandoci solo con Modena e Sassuolo, che non capisco perché siano state messe assieme a Carpi in questa indagine. Dobbiamo rafforzare la Polizia municipale spostando in essa altri dipendenti delle Terre d’argine e non farci prendere dalla polemica politica quando si discute di organici delle forze dell’ordine”.br>
Davide Dalle Ave (Pd) ha dal canto suo sottolineato che a Carpi non c’è una emergenza criminalità, che le politiche di integrazione danno risultati solo nel medio-lungo periodo accompagnate dal rispetto delle regole da parte di tutti, e che la riqualificazione di parti di città aiuta anche a migliorare la percezione della sicurezza. “Dobbiamo insistere però perché il Governo adegui gli organici della Polizia di Stato”.

Massimo Valentini (Rc) ha esordito in aula citando alcuni dati apparentemente contraddittori presentati dall’indagine e spiegando che “la pancia della nazione può essere eterodiretta. La sicurezza non è di destra o sinistra ma le risposte sì. E ricordiamo che il 90% dell’emigrazione è fuga da regimi, da fame, da guerre, da speculazioni economiche. Il problema è strutturale e inaffrontabile, come svuotare il mare con un bicchiere: vanno bloccati i criminali che tirano le fila, non i poveracci che vanno regolarizzati con la solidarietà e l’integrazione, che può essere pagata con i soldi degli evasori fiscali”.

Argio Alboresi (Leganord) ha tenuto a ribadire poi che più del 50% non vuole gli stranieri e che ci vuole un segnale di discontinuità. “Il 10% è il livello di guardia, ce ne sono già abbastanza”.

Simone Tosi (Pd) ha messo in evidenza la necessità di aggiornare il sistema giudiziario italiano, per dare certezza della pena e permettere processi più veloci. “Il Comune dà risposte concrete, ma stiamo attenti alla diffusione della criminalità organizzata, contro la quale la coesione sociale serve. Anche io come Valentini condanno atti di violenza come quelli contro i rom a Napoli ma la politica non deve fare tutta un erba un fascio, a Roma come qui”.

E se Leda Tirelli ha sottolineato i problemi arrecati dai nomadi e la necessità che le forze dell’ordine abbiano più poteri Claudio Boccaletti (LtC) ha ribadito anch’egli come tra i dati della percezione e quello che si vede in giro ci sia una certa differenza, chiedendo anch’egli il potenziamento delle forze dell’ordine e più illuminazione in certe zone.

L’assessore alla Polizia municipale Carmelo Alberto D’Addese ha chiuso il dibattito spiegando come a suo parere l’indagine, costata 5mila euro, fosse invece uno strumento di approfondimento utile per l’agire della Giunta comunale. “Da essa emerge una richiesta di maggiore sicurezza e di una maggiore presenza sul territorio. La videosorveglianza, la riqualificazione di aree urbane, l’intervento che stiamo facendo su via Lago di Bolsena e la prossima formazione di volontari per la sicurezza in collaborazione con la Protezione civile sono tutti passi che vanno in questa direzione”.

Il Sindaco Enrico Campedelli ha infine richiamato alcuni elementi dell’indagine affermando che le politiche sociali, del territorio e della sicurezza devono andare di pari passo per affrontare le problematiche emerse anche dalla ricerca “e con le quali sbaglieremmo a non confrontarci. Il Comune non può sopperire alle carenze dello Stato, ad esempio nel caso degli organici della Pubblica sicurezza o della legislazione sui phone center. Ma instillare il germe dell’insicurezza e dell’incertezza è comunque negativo – ha concluso – per la coesione sociale, che ancora a Carpi è forte”.

















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