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‘Arlecchino servitore di due padroni’ di Goldoni da giovedì allo Storchi

A distanza di un anno dalle celebrazioni del Trecentesimo goldoniano, dei sessant’anni del Piccolo di Milano e per continuare a festeggiare il passato, il Teatro Storchi di Modena ospita da giovedì 17 a domenica 20 aprile (feriali ore 20:30, domenica ore 15:30) l’Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, la storica produzione del Piccolo Teatro di Milano firmata da Giorgio Strehler con Ferruccio Soleri nel ruolo di Arlecchino.

L’Arlecchino rappresenta uno straordinario caso di longevità: lo spettacolo infatti è stato ripensato e restaurato undici volte, mantenendo però sempre una continuità con l’originale. L’Arlecchino di oggi è lo spettacolo di gran lunga più rappresentato, il più rielaborato e pensato, il più amato dal pubblico per la sua innata capacità di conquistare, per la sua simpatia senza nessun ricatto storico o sentimentale. Ferruccio Soleri, Arlecchino da oltre quarant’anni, è un signore di una certa età che sotto la maschera perde i suoi anni, mostro di bravura quanto a tempi comici e divagazioni mimiche.

La commedia di Goldoni è diventata simbolo della vittoria del teatro sul tempo, le sue scene sono rappresentate da semplici siparietti dipinti che definiscono i diversi spazi (la locanda, la strada veneziana, la casa di Pantalone). Fra battute, intrighi e travisamenti di parole, patrimonio della Commedia dell’Arte, le prodezze e i pasticci di Arlecchino riescono ancora una volta a far ricongiungere gli amanti: Clarice con Silvio, Beatrice con Florindo e Arlecchino con Smeraldina. La mossa ingenua e ricca di magia che consiste nell’indossare una maschera e fingere, unita alla vitalità dell’acrobazia, l’allegria della beffa, la forza dell’intreccio, conducono a un lieto fine attraverso romanzesche ma credibili peripezie. La vitalità un pò selvaggia della maschera viene distillata fino a farne una forma così nitida da poter valicare il carattere effimero dello spettacolo. Quello che conquista è la figura di Arlecchino, adulto naїf con spirito da bambino che fa tenerezza anche alla società di oggi, rappresenta una delle più grandi metafore del teatro, per questo Strehler non si stancava mai di proporlo. E il pubblico di guardarlo.
















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