L’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ospita un meeting internazionale che farà il punto sull’avanzamento lavori del Progetto LIGHTS: una ricerca condotta attorno alla scoperta di nuovi e validi farmaci contro il carcinoma ovarico. Incoraggianti i risultati finora raggiunti. Appuntamento a Modena martedì 25 e mercoledì 26 marzo 2008. Presenti tutti i ricercatori impegnati nel progetto ed il responsabile della Commissione Europea dott. Jan Van de Loo.
Si accendono le “luci” sulla ricerca. Il Progetto LIGHTS, un programma pluriennale finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del sesto programma quadro (FP6) per la ricerca di nuovi farmaci contro il carcinoma ovario, è a metà del suo percorso ed in tale occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento delle ricerche, affidate ai diversi gruppi impegnati attorno a questo progetto, l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ospiterà un meeting di respiro internazionale che vedrà presenti numerosi studiosi.
Il Progetto LIGHTS, nato nell’ottobre del 2006 e coordinato dalla prof. Maria Paola Costi del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, ha il proprio fulcro a Modena e vi collaborano una trentina di ricercatori di 6 diverse istituzioni accademiche e centri di ricerca: oltre all’Ateneo emiliano partecipano l’European Media Laboratory di Heidelberg, Naxospharma di Novate Milanese, l’Università di Parigi Sud, il Molecular Discovery di Londra e l’Università della California di San Francisco (USA).
Il meeting si terrà martedì 25 e mercoledì 26 marzo 2008 presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche (via Campi 183) a Modena e riunirà 35 ricercatori, tra cui il responsabile della Commissione Europea, il dott. Jan Van de Loo.
“In Italia il tumore dell’ovaio – afferma la prof.ssa Maria Paola Costi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e coordinatrice del Progetto LIGHTS – colpisce circa 4.000 donne ogni anno, e in Europa rappresenta il 5% di tutti i tumori femminili. Si tratta di un tipo di tumore subdolo, che all’inizio non dà sintomi. Solo in seguito, quando le dimensioni sono già critiche, esso si manifesta con senso di pesantezza e dolore all’addome, gonfiore, modifiche della motilità intestinale. Data la difficoltà di una diagnosi, e dunque di un intervento medico precoce, l’utilizzo di farmaci potenti ed efficaci diventa ancor più determinante, ma, come è generalmente noto, l’uso prolungato di un farmaco crea un fenomeno chiamato resistenza in cui il farmaco attenua o perde la propria capacità di azione”.
Il progetto è finalizzato a scoprire il modo di inibire una proteina, la Timidilato Sintasi, coinvolta nel processo di crescita dei tumori: bloccare questa proteina consentirebbe di bloccare lo sviluppo del tumore stesso.
Sono già molti anni, dal 1990, che il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia si dedica allo studio di questa proteina e con diversi risultati significativi, ma soltanto adesso è stato individuato un modo nuovo di inibirne l’azione, un’idea veramente innovativa e inedita, che ha richiamato l’interesse della Commissione Europea.
“E’ un progetto ad alto rischio, con molte incognite – continua la prof. Maria Paola Costi – se si pensa che per scoprire un nuovo farmaco e portarlo in terapia occorrono mediamente 12-15 anni di lavoro con costi elevatissimi, si comprende bene come la natura stessa della ricerca sia molto complessa. Questa ricerca è una scommessa ad alto rischio su cui l’Europa ha deciso di puntare.
I risultati ottenuti fino ad ora sono molto incoraggianti, gli obiettivi intermedi del progetto sono stati pienamente raggiunti e le prospettive sono molto buone. E’possibile prevedere di arrivare al termine del progetto con una o due molecole che saranno pronte per la valutazione in fase pre-clinica.