Nei giorni scorsi quattro ciclisti si sono sottoposti ad una serie di test clinici per studiare la risposta del corpo allo sforzo fisico. Sviluppata in collaborazione con la UISP di Modena si tratta di un’ esperienza pilota – di cui tutti gli sportivi amatoriali possono usufruire – a tutela della salute.
Si sono sottoposti ad una serie di controlli – in particolare prelievo del sangue e analisi delle urine – e poi sono montati in sella per un paio d’ore di pedalata. Successivamente, al termine dello sforzo, sono stati di nuovo analizzati sangue e urine. E’ successo qualche giorno fa presso il nuovo Ospedale S. Agostino Estense di Baggiovara: quattro ciclisti che partecipano alle gare amatoriali della UISP, si sono messi a disposizione per avviare un’iniziativa pilota condotto dai medici del Servizio di Medicina dello Sport dell’Azienda USL di Modena, Ferdinando Tripi, responsabile del servizio di medicina dello sport, e Gustavo Savino, esperto farmacologo. Un progetto innovativo che – partendo da valutazioni cliniche effettuate prima e dopo lo sforzo fisico – si prefigge come obiettivi la tutela della salute degli atleti e la creazione di parametri scientifici di valutazione del reale stato di salute di uno sportivo nelle diverse discipline. Uno studio importante che mira prima di tutto a tutelare gli atleti non professionisti, normalmente sottoposti a minori controlli rispetto al loro stato di salute.
“Questo studio sul campo, reso possibile grazie alla piena disponibilità dei dirigenti Uisp – spiega Savino del Centro di Medicina dello sport dell’Azienda USL di Modena – è molto importante perché ci aiuterà a comprendere meglio quali siano le risposte fisiologiche all’allenamento e quando invece ci troviamo di fronte a risultati da monitorare e quindi da correggere in quanto evidenziano controindicazioni per la salute. Per essere chiari fino in fondo, a noi interessa mettere a disposizione degli atleti la nostra esperienza per garantire la loro salute: la prestazione non può essere mai l’obiettivo da raggiungere a qualunque costo. E’ importante, inoltre, evidenziare che la possibilità di fruire di questo tipo di esami è offerta a chiunque abbia a cuore la propria salute“.
Per ottenere risultati scientificamente ottimali gli sportivi che stanno collaborando dovranno essere monitorati per almeno un anno, ogni tre, quattro mesi. “Questi esami sugli atleti – prosegue il Dottor Savino – aprono anche nuovi orizzonti rispetto ad un innovativo approccio alla lotta al doping. La nostra attenzione si sposta sulla salute e sulla normalità dei parametri. Paradossalmente la caccia alla sostanza illecita passa in secondo piano, o meglio, la si individua proprio partendo dal cattivo stato di salute. Il risultato finale di questo profondo cambiamento è l’adozione del ‘Passaporto per la salute dell’atleta’, vale a dire un documento che, nel tempo, certifica il buono stato di salute dell’atleta stesso.
È un cambiamento profondo che ci auguriamo possa incidere positivamente sulla cultura degli atleti oltre a rafforzare il concetto che controllore e controllato devono stare dalla stessa parte con l’obiettivo primario di tutelare la salute”.