sabato, 11 Maggio 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeModenaModena: al Teatro delle Passioni 'Sterminio' del Teatro delle Albe





Modena: al Teatro delle Passioni ‘Sterminio’ del Teatro delle Albe

Il Teatro delle Albe, ospite al Teatro delle Passioni durante la passata stagione, aveva presentato Scherzo, satira, ironia e significato profondo di Christian Dietrich Grabbe il cui pessimismo, condito da sapiente satira e tagliente ironia aveva divertito il pubblico per freddezza e preveggenza. Il dittico sul male continua quest’anno con la visione di Sterminio testo di Werner Schwab, feroce e commovente, tragicamente attuale in scena al Teatro delle Passioni da oggi al 9 febbraio ore 21.

Nella loro diversità entrambi gli spettacoli sono annodati da una ragnatela di echi interni e, se visti entrambi, anche a distanza di un anno, possono svelare uno sguardo che si è ramificato. Rinchiuso in una stanzetta, il pubblico entra a stretto contatto con gli attori spiandone la loro disperazione. Nel bunker di Sterminio lo spettatore è dentro lo spazio, testimone e in qualche modo complice. Lo spettacolo, di recente ha fatto incetta dei prestigiosi premi Ubu, omaggiando il regista Marco Martinelli, Ermanna Montanari come miglior attrice protagonista, il testo ha vinto come migliore novità straniera rappresentata in Italia, e infine ha premiato Vincent Longuemare per aver segnato da anni con le sue luci gli spettacoli delle Albe con uno spirito da scenografo che integra il lavoro registico.

Marco Martinelli parla così dell’incontro con questo testo agghiacciante per ferocia, divertente e grottesco per la follia quotidiana che dipinge: Il testo di Schwab, che fin dalla prima lettura ci aveva attratto e imbarazzato, una volta arrivati alle prime prove sul palco, si sbriciolava davanti ai nostri occhi. Quelle battute, astratte e materiche allo stesso tempo, perdevano completamente di senso. Il testo feroce e commovente di Schwab ci sfuggiva, richiedendo un altro spazio. Da qui l’idea di chiuderci in una saletta dove lo spettatore avrebbe potuto spiare quelle figure disperate, prossimo a quei prossimi che si sterminano (…).

Le pile che gli attori impugnano nel primo e nel terzo atto costruiscono l’immagine come una sequenza di fotogrammi: i primi piani diventano cinema, e il corpo è lì, a un metro, ne puoi percepire l’odore, la carne. Nel bunker di Sterminio lo spettatore è dentro lo spazio, in un qualche modo complice. Se il primo e il terzo atto sono un montaggio di contrasti luce-ombra, spettri generati dal movimento e dalla lotta, il secondo e il quarto sono congelati in una stasi da museo delle cere.
















Ultime notizie