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Istat: continua a crescere la popolazione italiana

A fine 2007 la popolazione in Italia nel complesso potrebbe superare i 59 milioni e mezzo di residenti
contro i 59 milioni e 131mila di fine 2006 (un incremento del 6,7 per mille). A spingere la crescita, oltre a un saldo migratorio molto solido grazie al quale la popolazione residente di
stranieri aumenta di 390mila unità, c’è anche una dinamica naturale (cioè la differenza tra nascite e morti) positiva, che contribuisce all’aumento della popolazione con 6.500 unità.


E’ la fotografia scattata dall’Istat nel suo rapporto sugli andamenti demografici. Si tratta però, specifica l’Istituto, ancora di stime: i dati definitivi saranno resi noti a luglio dopo la pubblicazione del bilancio demografico nazionale 2007.
L’andamento positivo della dinamica naturale, aggiunge l’Istat, è frutto del progressivo aumento della durata media della vita e dalla stabilità della propensione ad avere figli (sostenuta in
maniera sempre più significativa da madri residenti al Centro-Nord e sempre meno da madri residenti nel Mezzogiorno).
La durata media della vita nel 2007 è infatti di 78,6 anni per gli uomini e 84,1 per le donne, in crescita rispetto all’anno precedente rispettivamente di 0,3 e 0,2 anni. Tra i sessi,
sottolinea l’Istat, si assottiglia la differenza: mentre nel 1979 era di 6,9 anni, nel 2007 è pari a 5,5. Per speranza di vita gli italiani sono tra i primi in Europa: gli uomini vengono secondi
solo agli svedesi (78,9) e le donne solo alle francesi (84,4).

La fecondità è stabile, anche se inferiore al resto d’Europa, il numero di figli per ciascuna donna: nel 2007 è pari a 1,34, contro una media europea di 1,51. Il dato risulta in linea con i tre anni precedenti e superiore al minimo storico nazionale di 1,19 del 1995, ma molto lontano dal livello francese (1,98), irlandese (1,93) e svedese (1,85). La fecondità italiana è più o meno uguale a quella tedesca (1,34), spagnola e portoghese (1,36).

L’incremento della fecondità tra il 1995 e il 2007, sottolinea l’Istituto, è tutto concentrato nel Centro-Nord. Si va dal +0,44 dell’Emilia-Romagna al +0,17 del Trentino-Alto Adige. Nel
Mezzogiorno, a parte l’Abruzzo che registra un incremento di 0,04 figli per donna e la Sardegna che non segna alcuna variazione, si evidenzia una riduzione della fecondità: dal -0,10 del Molise al
-0,17 della Basilicata.
Decisamente più solida rispetto a quella naturale si presenta la dinamica migratoria. La stima provvisoria del saldo per il 2007 sfiora infatti le 390 mila unità, per un tasso migratorio pari a
6,6 per mille abitanti, il più elevato negli ultimi quattro anni (rispettivamente 6,5, 4,4 e 3,7 per mille nel triennio 2004-2006). Questo risultato si determina considerando che a una stima di circa 64 mila cancellazioni per l’estero se ne
contrappone una di 454 mila iscrizioni. La portata considerevole delle iscrizioni è dovuta, spiega l’Istituto, all’effetto dei due decreti 2006 che prevedevano 470 mila nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari non stagionali, e dell`allargamento dell`Unione europea a Romania e Bulgaria a partire dal primo gennaio 2007.
















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