‘L’amara sorte del servo Gigi‘ è l’inedita operazione che vede il ritorno di Claudio Morganti a Modena al Teatro delle Passioni (da giovedì 24 a sabato 26 gennaio ore 21).
Morganti rappresenta sicuramente uno dei teatranti più geniali della scena contemporanea, attore-autore di grande intensità e rigore stilistico, che ha raggiunto la giusta maturità per affrontare questo atto unico nel quale è condensata con stupefacente economia di parole e gesti una dimensione tragicomica cara all’autore unita a una più matura indagine sul rapporto Uomo – Tempo e tra Artista e fallimento dell’Arte.
L’amara sorte del servo Gigi rappresenta il più compiuto approdo di un appassionante percorso artistico e di ricerca, iniziato prima a Genova alla scuola di Carlo Cecchi e poi, dal 1980, con Alfonso Santagata e la compagnia Katzenmacher, con cui Morganti ha dato vita a spettacoli che sono ormai vere e proprie pietre miliari del teatro italiano contemporaneo: Katzenmacher, Büchner mon amour, En passant, Il Calapranzi (regia di Carlo Cecchi), Mucciana city, Hauser Hauser, Dopo, Saavedra, Pa ublié, Omsk, Il Guardiano.
Già in Finale di partita (1990, regia di Alfonso Santagata) Morganti aveva interpretato “la nettezza crudele e astratta di Beckett, la sua stilizzazione bianca e raggelata, il raffinatissimo gioco di sottrazione al limite ultimo del silenzio” del grande drammaturgo irlandese: ed è innegabile che questi sia – insieme a Pinter, Artaud e ad altri capisaldi della tradizione più e meno recente – tra i maggiori riferimenti di Morganti. Sempre all’interno, però, di un atteggiamento critico che ‘utilizza’ la tradizione per portare alla luce le urgenze del presente, sperimentato fin dal proficuo sodalizio con Santagata.