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Annata agraria modenese: torna nel 2007 il segno positivo

Annata agraria in chiaro scuro. Il 2007 si è infatti chiuso con un piccolo segno positivo (più 1 per cento) che interrompe la lunga serie negativa che durava dal 2000. Nello stesso tempo però sono emerse alcune criticità relative alle produzioni zootecniche (in particolare la suinicoltura) e all’andamento climatico (siccità) che ha portato a delle rese per ettaro inferiori rispetto agli anni precedenti. «Sul terreno – sottolinea Graziano Poggioli, assessore provinciale all’Agricoltura – restano tutte le difficoltà del comparto».


In termini di valore la produzione lorda vendibile (Plv) nel 2007 si è attestata sui 462 milioni e 498 mila euro (nel 2006 era stata di poco superiore ai 462 milioni) con un incremento, appunto, dell’1 per cento. Scorporando il dato si nota che la crescita è nel comparto delle produzioni vegetali che vale 230 milioni (nel 2006 il fatturato era stato di 221 milioni), mentre nel settore zootecnico si registra un calo: dai 240 milioni del 2006 ai 232 milioni del 2007.
Buoni i segnali di ripresa per il comparto cerealicolo in quanto a Plv (più 32 per cento) che segnala un aumento delle remunerazione alla produzione in presenza di una riduzione delle rese per ettaro a causa della siccità; segno positivo anche per le industriali (più 5 per cento).
Si riscontrano incrementi in alcuni settori come il vitivinicolo e il settore lattiero-caseario, che segnano rispettivamente un più 6 per cento e un più 12 per cento; il settore viticolo vede aumentare la Plv come conseguenza dell’aumento di produzione, mentre il lattiero caseario incrementa il prezzo alla produzione del latte alimentare, ma la situazione rimane molto critica, molto spesso al di sotto dei costi di produzione per il latte destinato alla produzione di Parmigiano-Reggiano che è il 98 per cento. La corresponsione di 40 euro al quintale contro i 36 dello scorso anno non compensa pienamente gli aumenti dei costi di produzione dovuti in particolar modo al rincaro delle farine di cereali.

Per avere un’idea di ciò che sta accadendo in agricoltura basta guardare all’andamento nel tempo della produzione lorda vendibile: nel 2000 raggiungeva i 650 milioni di euro contro i 462 milioni del 2007. In questi sette anni si è perciò avuta una perdita secca di 188 milioni di euro, quasi un terzo dell’intero valore.

Comparto zootenico ancora giù
La zootecnia scivola ancora in basso. Il settore della carne bovina registra una diminuzione di circa il 2 per cento rispetto alla precedente annata; in complesso i bovini rappresentano il 68 per cento della Plv zootecnica totale. Una crisi pesante, invece, ha interessato il comparto della carne suina che nel 2007 rappresenta il 31 per cento della Plv zootecnica totale contro il 39 per cento dello scorso anno; la diminuzione della consistenza e il netto calo dei prezzi alla produzione ha fatto segnare un crollo del 30 per cento della Plv rispetto allo scorso anno.
Per i vitelli a carne bianca aumenta la quantità di peso vivo disponibile per la macellazione, essendo presente sul territorio una nuova stalla di dimensioni rilevanti, e i prezzi sono stati migliori rispetto al precedente anno (334 €/ql per il 2007 contro i 331,5 €/ql del 2006). Per i vitelloni di razze da latte il prezzo scende da 138 a 115 €/ql, per le vacche da latte si passa da 100 a 82,3 euro, il prezzo medio della carne bovina passa, quindi dai 182 euro del 2006 ai 155 del 2007.
Si registra un andamento negativo per la zootecnia minore che vede una diminuzione della Plv del 20 per cento rispetto al 2006, dovuto in particolare alla crisi del settore avi-cunicolo che vede una riduzione della Plv del 19 per cento per i cunicoli, del 27 per cento per le uova e del due per cento per i polli da carne. L’aumento dei prezzi per gli avicoli non compensa il calo produttivo. Solo gli struzzi registrano un aumento della Plv di circa l’otto per cento restano, però una produzione di nicchia e non incidono sull’andamento complessivo del mercato.
Per quanto riguarda gli ovicaprini si registra una tenuta della consistenza zootecnica, ma un calo del prodotto macellato dell’otto per cento circa che, nonostante i prezzi favorevoli, registrano una flessione della Plv di quasi il 12 per cento rispetto allo scorso anno. I prezzi, anche se in leggero rialzo, non riescono a soddisfare le aspettative dei produttori che ad oggi non vedono ripagati gli sforzi effettuati sia come investimenti che come forza lavoro; i margini di guadagno restano ridotti considerando l’inesorabile aumento dei costi di produzione.

Il lattiero caseario cresce ma aumentano i costi
Dopo alcuni anni di trend negativo, nel 2007 il settore lattiero caseario registra un incremento del 12 per cento. Il latte alimentare segna un aumento del prezzo alla stalla del 10 per cento rispetto al 2006.
Attraverso la razionalizzazione delle strutture di trasformazione, nonostante una diminuzione del numero dei caseifici (si passa dai 98 caseifici del 2006 ai 93 del 2007 in provincia di Modena mentre se si riconsidera l’intero comprensorio, secondo i dati del Consorzio del Parmigiano Reggiano, si passa da 461 del 2006 a 445 nel 2007) la produzione di Parmigiano-Reggiano non risulta in netta diminuzione, ma registra un leggero calo che si attesta attorno all’1 per cento. Il prezzo del latte alla produzione, pur non essendo ancora pienamente soddisfacente per i produttori, segna un aumento: nel 2007 il prezzo medio alla stalla per il latte destinato alla trasformazione è di 40 €/q.
Altro dato da segnalare è la tendenza dei caseifici a non trasformare totalmente le produzioni di latte in formaggio Parmigiano Reggiano e destinare una parte della produzione ad uso alimentare. C’è una forte richiesta di latte alimentare da parte delle industrie lattiere, questo può invogliare i produttori stessi a variare la destinazione d’uso del prodotto anche perché il commercio del latte alimentare assicura pagamenti a breve-medio termine diversamente dalla trasformazione e spesso anche maggiore come prezzo.
«Va comunque ricordato – osserva Graziano Poggioli, assessore provinciale all’Agricoltura – che la maggior parte di latte è destinata alla produzione di Parmigiano Reggiano per il quale continua una crisi sul prezzo di commercializzazione ai produttori che molto spesso non garantisce i costi».
Infatti, c’è stato un incremento dei costi di produzione dovuto al rincaro delle farine cereali che ha fortemente penalizzato le aziende ad indirizzo zootecnico come quelle per la produzione di latte alimentare o destinato alla trasformazione.

Segnali di ripresa dal comparto cerealicolo
Nel settore delle produzioni vegetali buoni segnali di ripresa arrivano dal comparto cerealicolo (+32 per cento) e anche dalle coltivazioni industriali (+ 5 per cento), mentre la produzione lorda vendibile del comparto delle arboree cala dell’11 per cento.
In provincia di Modena nell’autunno del 2006 la sottoscrizione di un contratto di filiera della Barilla, multinazionale della pasta, con una parte considerevole di aziende agricole ha determinato un aumento delle terre coltivate a grano duro di oltre tre volte.
Accanto al grano duro cresce molto anche la produzione lorda vendibile del frumento tenero (23 milioni di euro nel 2006, 29 milioni di euro nel 2007), del granoturco (dai 22 milioni del 2006 ai 30 milioni di euro nel 2007). In valore la produzione lorda vendibile dei cereali passa dai 52 milioni del 2006 ai 69 milioni del 2007.
Per le coltivazioni arboree (frutta e vite) la produzione lorda vendibile si attesta sui 138 milioni (contro i 141 milioni del 2006): la quota più consistente arriva dal pero (64 milioni di euro; era di 68 milioni nel 2006) e dalla vite (36 milioni contro i 34 del 2006).
Per le coltivazioni industriali (barbabietola, girasole e soia) spicca in particolare la barbabietola che registra un aumento del 33 per cento rispetto al 2006 dovuto al raddoppio della superficie a bietola che ha visto un buon andamento produttivo e di mercato. Di diverso segno, invece, l’andamento del comparto orticolo che vede una diminuzione del 25 per cento (scende a 16 milioni contro i 22 milioni del 2006). Fra le orticole sono comprese cocomero, melone, patate (tutte in calo) che sono produzioni locali tipiche per alcune aree del territorio provinciale.
















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